sabato 25 ottobre 2008

Del buon uso

Questo è un divano.
Serve per sedersi comodi, riposare, conversare, pensare, schiacciarci anche un pisolino
se gli chiedo un'aspirina, attendo invano,
Se mi ci butto con una rincorsa, mi sfugge, peggio ancora se ci metto i feltrini, non farà più rumore, ma sguisherà più velocemente
Se ho un divanone
inutile metterci un "feltrone"
Per favore ridiamo ad ogni cosa il giusto valore!

sabato 18 ottobre 2008

Come cambiano i tempi!

Una volta si diceva: "chi si fà pecora, lupo se lo mangia"
Ora si deve stare attenti anche alle pecorelle!
dove finiremo di 'sto passo?!

martedì 7 ottobre 2008

Biŏun o del vivere

Simbiosi = forma di vita associata fra individui di specie diversa, con beneficio reciproco.

Ci sono persone che non conoscono il meraviglioso significato della parola simbiosi.

Sono persone spesso dai modi molto gradevoli, ma che hanno il potere di vivere degli altri invece che con.
Assomigliano un po’ ai parassiti, organismi che vivono a spese di altri organismi, spesso riducendone la qualità, fino a sopprimerla del tutto.
In genere queste persone non agiscono con malignità, ma instancabili succhiano, assorbono idee, energie, pensieri. Arrivano ad appropriarsi anche delle esperienze di vita, dei ricordi, delle amicizie, nella illusione di avere una vita propria.
Si insinuano in qualsiasi tessuto degli organismi-ospitanti e spesso questi lasciano fare, per quieto vivere, forti del fatto che ciò che è veramente proprio è facilmente condivisibile.
Ma alcune specie di parassiti non sono proprio così inoffensive!
Primo: viene a mancare lo scambio cellulare. Vengono tolte sostanze cellulari, ma mai rimpiazzate o affiancate da altre che ridiano vita all’organismo. Il rinnovo cellulare è conditio sine qua non per la vita. Secondo:i parassiti possono allargare la loro sfera d’azione. Come fossero simbionti, agiscono all’esterno, col materiale degli organismi ospitanti. Azione che sarebbe anche sopportabile, se la loro struttura non gli avesse impedito di recepirlo nel modo giusto e se non lo spacciassero per proprio. Per cui, fuori, si avrà un vago e deformato riflesso del materiale originale che andrà ad inquinare i rapporti tra gli organismi-ospitanti e l’ambiente e, di conseguenza, brucerà loro ogni possibile forma di sviluppo compensativo all’esterno.
Se poi i parassiti hanno, una ancorché vaga coscienza del loro stato larvale come individui, ecco che ci sono le complicanze date dai vari sensi di inadeguatezza e di rivalsa. E così, quello che poteva essere un modo, un po’ infantile ma costruttivo, di incamminarsi sulla strada della simbiosi, si trasforma in una lotta alla distruzione subdola, continua, totale.

Mi sorge una domanda: ma che faranno alla morte degli organismi-ospitanti, si trasformeranno in saprofiti?
Non sarebbe più facile, formativo e gratificante, sviluppare una propria personalità e procedere ad una vita in simbiosi, partendo dalla coppia preferenziale alla società in senso più lato?

lunedì 6 ottobre 2008

feste di ringraziamento



In tre giorni sono stata a due feste di ringraziamento. Denominatore comune: il servizio e la differenza.

La prima festa era per ritrovarsi tutti insieme in nome della fraternità francescana. Praticamente, in un bello spazio, messo a disposizione dai frati francescani, un certo numero di persone si è ritrovato per, cristianamente, parlare del “servizio francescano”.
Sono stati premiati i personaggi che a vario titolo e in varia misura “servono” gli emarginati. Premi a chi, nella sua meravigliosa “pochezza”, diventa magnifico donando tutto sé stesso e premi a chi, mette a disposizione il suo sapere, il suo potere, i suoi soldi.
Presenza pressoché nulla dei cosiddetti “altri” a cui è rivolta l’opera.
I premiati erano stati avvertiti, con lettera, del conferimento ed erano presenti, quasi tutti in tiro e con famigliari. Introduzione, conferimento, consegna e ringraziamento da parte della massima autorità. Discorsetto di alcuni premiati. Foto di rito, battimani. Mi è sembrato un filino fariseo, ma sono venuti alla luce anche operatori il cui lavoro, quasi mai menzionato, è veramente francescano e servizi ingegnosi, a largo spettro.
Un modo di occuparsi del prossimo tra il francescano ed il berlusconiano. Qualità illustrate magnificamente dal buffet, che, allestito francescanamente, è sparito in un fiat berlusconiano.

Due giorni dopo, la seconda festa di ringraziamento: per il raccolto coi suoi frutti, per l’opportunità di vivere “comunque”.
Dentro e tutt’intorno ad una cascina e nei suoi campi si sono ritrovate centinaia di persone.
C’erano visi sereni, gente che si sorrideva, gente che offriva i frutti del raccolto e quelli del suo lavoro, gente che aveva cucinato per giorni, mangiare buono ed abbondante, e più gente arrivava e più cibo e affabilità comparivano. La gente condivideva il pane, il posto, la gaiezza. Fiori dappertutto che nessuno calpestava o strappava.
C’erano il sole, i campi coltivati, le favole, la casa tutta aperta per chi aveva bisogno di riposo, chi voleva curiosare, fare musica. In mezzo, sorridenti, felici c’erano loro “i differenti”.



giovedì 2 ottobre 2008

last summer fancy


In the first opaque autumnal day, looking to the last luxuriant aubergine, I would like to remember the sunny summer. So I slice it thick, flour and fry the slices into hot sunflower seed oil. I put them to drain on kitchen paper . I wash a little bunch of salvia sclarea leaves (a sage type) and put them to dray at the air,too.
I chope into little cubes a piece of provolone cheese, and make another piece rapé (rough grated).
I grease a cake tin, put half of the fried aubergine slices, a pinch of salt, red pepper powder, some fennel seeds and the provolone cubes. Cover with remaining aubergine, salt, red pepper powder, fennel seeds, adorne with salvia sclarea leaves and, over all, I strew the provolone rapé.
I bake it for 15-20’ into the oven 180°, or in MW 10' m.high.
Don’t forget the fennel seeds (or, if you cannot find them, put a good pinch of oregano), it’s to prevent the aubergine flatulence. An old and famous great Italian cook, Artusi, who wrote the most famous Italian recipe book, called them petonciani instead of melanzane , (that is like farter instead of aubergine, ih, ih!)

Ricettina di fine estate

Guardare l’ultima sconsolata seppur paciocca melanzana di questa estate e pensare a come mangiarla evocando il caldo estivo nonostante la prima grigia giornata di autunno.
La taglio a fette piuttosto spesse, che infarino e friggo in olio di semi di girasole. Le asciugo sulla carta da cucina. Lavo anche un mazzetto di foglie di salvia sclarea e le metto ad asciugare all’aria.
Taglio a cubetti piccoli un pezzetto di provolone, un altro pezzetto lo faccio rapé con una grattugia a buchi grossi .
Imburro ed infarino una teglia. Vi dispongo sopra metà delle fette di melanzana, salo leggermente, poi spargo i cubetti di caciocavallo, dei semini di finocchio e del peperoncino in polvere. Copro con le altre fette di melanzana, che salo leggermente, dispongo sopra a fiore le foglie di salvia, cospargo il tutto con il provolone rapé, si semi di finocchio ed inforno per 15’ a 180°.
Mi raccomando se non si ha del finocchio, mettere dell’origano, perché non a caso l’Artusi chiamava le melanzane petonciani!