sabato 14 novembre 2009

Ma vogliamo proprio che tornino tempi cupi?


Apro il giornale e leggo sulla proposta di legge per abbreviare i processi.

Ho sempre pensato che i processi durassero troppo e auspicato uno snellimento dell’iter,
ma così no! Così non si può!

Le persone per bene, danneggiate da malfattori, le persone che per anni hanno dovuto pazientare prima di veder riconosciuti i propri diritti (molte volte senza alcun risarcimento per il danno materiale e morale), quelle che hanno creduto nella Giustizia, ora sono beffate due volte, irrise e schiacciate dalla grande Sopraffazione di un Potere becero, ignorante e prepotente.

Che brutta sensazione!

Tempi lunghi sono certo scoranti e disarmanti e non oso pensare a chi ha subito torti gravi o a chi è detenuto in attesa di giudizio.

Penso a quanto sarebbe più semplice promuovere delle Leggi che non riempiano le carceri di disperati.
Penso a Leggi che obblighino i detenuti a partecipare a lavori sociali, insegnando loro un mestiere e costruendo l’orgoglio di contribuire alla gestione dello Stato, quello Stato Sociale che, mentre scontano la loro pena e recuperano il diritto al rispetto, gli cura i famigliari.
Penso a Leggi che non mettano in gattabuia un migrante per necessità, bensì un malfattore per scelta.

Ma dove va a finire la Giustizia, se si permette a malfattori in doppio petto assetati di potere e di soldi di invocare Leggi , condoni, decadimenti e quant’altro pur di continuare a male-fare impunemente?

Perché stiamo lasciando che questo Stato Sociale, così penato, ma ottenuto dai nostri padri con tanta sofferenza, se ne vada soppiantato da uno Stato di prepotenti sfrontati?

Ma chi abbiamo messo in Parlamento e al Senato?
Ladri, puttane, marchettari, drogati, confusi …
mi scusino gli onesti presenti, ma la loro voce si sente troppo poco o sono troppo pochi perché si possano ancora identificare Camera e Senato come i luoghi dove si esprimono i migliori, i giusti, gli onesti.

Mi si risponde spesso:
in Parlamento e al Senato abbiamo l’esatta rappresentanza del popolo che siamo!

Un corno, non ci credo!

Io così tanti truffatori, speculatori, mentitori, pervertiti, venduti e drogati come lì non ne conosco.
Conosco tanta gente onesta, che fa del proprio meglio in privato ed in pubblico, a casa come sul lavoro, che rispetta tutti: individui, società, Stato, famiglia, lavora onestamente, studia. Tanta gente che, pur potendo, non spreca né il suo né quello degli altri: per scelta, per equità. Gente che riflette, ascolta, parla, legge, comunica senza mistificare, tende una mano per aiutare non per tenere indietro. Gente che accoglie, non respinge.

Credo siano minoranze quelle che si sbomballano, che mercificano l’amore, che truffano, mentono, corrompono e mi domandoperché debbano rappresentarci?
Perché debbano legiferare a nome di tutti e a favore solo dei loro interessi?

Se non bastano buon senso, decoro, Leggi a fermarli: cosa rimane?

lunedì 5 ottobre 2009

Arché



"Non firmare non significa niente"


Credevo che crescere in una Italia del dopoguerra, lacerata da conflitti di appartenenza, di schieramento, di aderenza a degli ideali, di compromissione e compromessi, di scelte dolorose, valorose, di comodo, non fosse facile.
Invece mi sbagliavo.

Io sono figlia di una generazione anteguerra, che mi ha trasmesso tanti valori, da me spietatamente analizzati, ma in gran parte non rigettati, tanto erano fondamentali per il vivere nel consorzio umano.
E, per paradossale che possa sembrare, come risultato, io, figlia di un repubblichino, allevata all’ombra di Sant’Ambrogio, sono anarchica.

Ohibo! Non nel senso di bombarola refrattaria a qualsiasi regola, ma nell’accezione vera e profonda dell’utopia anarchica, quella che vorrebbe
ogni uomo responsabile delle sue azioni.
Ogni uomo coerente con il suo stato di “uomo tra gli uomini”.

Il nostro Stato clericale ci ha imbevuti di un’ideologia cristiana che vorrebbe osservassimo precetti come: ama il prossimo tuo come te stesso, non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te, non uccidere, non rubare, non tradire, ecc.

Lo studiare la dottrina cattolica, mi ha portato non pochi problemi di coerenza e non parlo dei dogmi (alcuni dei quali per altro sconfessati nel giro degli ultimi lustri dalla stessa Chiesa), ma proprio per il doppio binario tenuto dai cosiddetti cittadini (cattolici) comuni o benpensanti italiani, i quali non accettavano di rimettersi in discussione quando i fatti da loro stessi agiti contraddicevano quanto andavano proclamando a gran voce o addirittura esigendo da altri.

Ora sono molto sconcertata,
dopo un’ondata, un conato, un rigurgito di coscienza che ha aleggiato sul cosiddetto mondo civile negli anni 60-70, la mistificazione ha preso il sopravvento.

Alle manifestazioni in favore dei valori famigliari presenziano persone che di famiglie ne hanno due o tre,
a quelle contro il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto etero e omosessuali prendono parte con foga omofobica, pervertiti tout court.
Si sostiene che senza le badanti straniere i nostri vecchi non potrebbero campare, poi ci si rifiuta di metterle in regola per risparmiare quattro lire, e per trombarle senza che possano reagire!
Si fanno guerre mascherati da pacificatori per cercare di ottenere anche quel poco che Paesi poveri hanno, ma non riescono a sfruttare.
Si creano ONG per aiutare i diseredati, i più deboli e ci si specula su sfruttando volontari e destinatari degli aiuti. Ci si arricchisce rubando fondi e materiali, o si smaltisce la merda a caro prezzo.
Si chiudono le chiese, come botteghe, in modo che i derelitti non vi possano trovare rifugio, e se qualcuno osa invocarne l’inviolabilità e la vocazione al soccorso, il prete chiama le Forze dell’Ordine per sgombrare il sacro suolo!
In montagna, sul mare, nei deserti l’uomo ha sempre aiutato gli altri esseri viventi in difficoltà, anche se nemici. Sono regole antiche tra gli Uomini. Ora, attaccandosi a cavilli, si scarica la responsabilità del mancato soccorso, sui limiti territoriali e sull’effettiva capienza dei centri di accoglienza. E il mare, meraviglioso territorio che dovrebbe sanare, già trasformato in discarica, ora diventa anche calvario e cimitero di uomini che credono esista ancora la pietà.
Uomini sfrontati, che dovrebbero rappresentare il popolo si sono dimenticati che dovrebbero legiferare per il benessere di tutti e non solo il loro. Così non si promulgano leggi per combattere la corruzione dei funzionari pubblici che danno i permessi di edificabilità in posti pericolosi, costruiscono ponti, strade o dighe che crollano. Non si promulgano leggi che controllino veramente la sicurezza nelle fabbriche, nei cantieri. Leggi che tutelino le persone da chi tarocca tutto: cemento, acciaio, carte bollate…
Non si fanno leggi che proibiscano alle Banche di proliferare come funghi, usare i soldi per affari sporchi, pulire i soldi sporchi. Non si impone alle banche di anticipare i soldi a chi ha già commesse di lavoro invece di stampare nuovi pezzi di carta senza valore.
No, si preferisce creare disoccupati e discutere su a chi spetti la cassa integrazione, facendo finta di ignorare che gran parte dei lavoratori nel nostro Paese non potrà beneficiarne perchè sono irregolari, in nero o con contratti anomali, tutti rigorosamente senza diritti, sfruttati, umiliati e ricattati.
No, si fa credere agli italiani che per sanare i deficit in svariati campi di intervento sociale è necessario svendere la propria dignità e accettare che i malfattori ripuliscano il loro denaro. Si premiano i delinquenti che hanno accumulato all’estero denaro sporco e che ora lo puliranno facendolo rientrare col beneplacito dello Stato. Si fa finta di non sapere che gli evasori veri, quelli col denaro pulito, ma che non credono nella giustezza del sistema di tassazione, non lo riporteranno comunque il loro denaro.
Cos’è questa protervia che nega pure il diritto di essere poveri conservando la dignità. Perché non si riconosce alla gente il diritto davanti alle bugie, alle corruttele, di dire: non ci sto!

Arché, arché che tutto hai corrotto!

Ho guardato esterrefatta la reazione stizzita di un Presidente, che credevo abbastanza saggio da rispondere pacatamente ad un onesto cittadino che lo implorava di non avallare quest’ultimo vergognoso regalo ai malfattori (veri!). Perché tanta insofferenza? Perché umiliarlo con un: taccia se non sa!. Perché?
Forse lui sa qualcosa che non può essere reso pubblico? Altrimenti perche non ce lo spiega? O perché non ci spiega come mai lui, messo come ultimo baluardo garante la democrazia, ascolta le ragioni di coloro che corrompono e si fan corrompere invece di quelle del popolo che rappresenta?
Forse perché le lotte della sua giovinezza sono lontane e ora i politici si propongono come rappresentanti del popolo senza avere la minima intenzione di ascoltarlo, né prima, né dopo. Attirati solo dai lauti stipendi che riescono ad avere senza alcuna richiesta di corrispettivo merito. Ora, questi politici, se smascherati come esempi fallaci o nell’abuso della professione, fanno finta di non sentire la vergogna e restano pervicacemente attaccati alla poltrona, abbarbicati ad uno scranno sul quale si legge il giornale, si dorme, si telefona, si fanno gazzarra e combine, quando addirittura non ci si esime dall’assentarsi oltre il lecito o in momenti cruciali.

Arché, arché quando tornerai ad essere compagna di saggi, impugnata da probi?

Ora sempre più sviliti, ci viene indicata solo la strada dell’appiattimento verso il basso, verso il peggio.
Non si accetta la verità dei fatti, si tacciono, si mistificano e se qualcuno osa raccontarli pubblicamente si manda un fariseo, cui la sorte ha regalato il ghigno di un nano di corte, e che crudele come tutti i nani e asservito al suo padrone, fustiga, deride e umilia i più deboli: signorina come si guadagna da vivere? Ripetuto all’infinito al fine di coprire anche quelle poche scuse pietose ….

Ma quant’è difficile vivere ora vivere onestamente e coerentemente, altro che il dopo-guerra!

martedì 15 settembre 2009

Spazi


Spazi. Spazi disordinati in testa.
Cuore di vetro, troppo solo e fragile per rimanere esposto.
Chiusura come risposta a chiusura.
Silenzi.

giovedì 13 agosto 2009

la notte di San Lorenzo



La notte di San Lorenzo cade il 10 di agosto
come tutti gli scolari di una volta ben sanno
(chissà se a scuola si usa ancora imparare le poesie a memoria?)

Comunque, quest’anno la caduta massima di stelle visibili era il 12.

Come tutti gli anni sono rimasta a naso in su per tre sere e, come tutti i bastian cûntrari,
l’unica stella cadente l’ho potuta vedere l’11.

Certo che è sempre un’emozione scrutare il cielo!

Qui a Col d’Antico è particolare,
non solo perché quando cala il sole hai solo la luna e le stelle come luci nel panorama,
ma anche per altre ragioni che io non conosco.

Già prima,
di diventare punto di sosta sul cammino dei Templari verso Federico e la Terra Santa,
era un punto di osservazione del cielo per gli arabi.
Mi sono sempre domandata secondo quali calcoli abbiano scovato questo punto nel cuore di un Umbria così lontana dalla loro terra.
Comunque, poco distante, c’è ancora un Osservatorio operante.

Anni fa, con figli ed amici, ci sdraiavamo sul prato e passavamo la notte a scrutare il cielo insieme, a contare le stelle cadenti,
ridevamo quando qualche bimbo cedeva alla tentazione di barare,
cantavamo alle stelle,
qualcuno raccontava le leggende che conosceva sulle varie costellazioni (anche se poi non le sapeva distinguere!).

Erano notti che finivamo tutti intirizziti ed esausti, ma felici
perché ci eravamo sentiti nient’affatto dissimili dai nostri progenitori,
anche noi stupefatti di fronte al cielo ed in contatto con l’Universo,
anche noi a porci mille domande e
sentirci picciol-cosa parte di tanta meraviglia!

martedì 23 giugno 2009

Il Re è nudo!

Una volta i Capi diventavano capi in quanto simboli di saggezza, di qualità positive, perché la gente amava identificare in loro le migliori aspirazioni, amava rispecchiarvisi.
La gente ha sempre amato avere dei Capi.
La gente comune non ama il rischio, la lotta, l'assunzione di responsabilità pesanti, cose che peraltro è costretta a fare tutti i giorni, ma che pensa siano picciol cosa per il solo fatto che sono alla portata di persone comuni, come loro appunto.
Invece le cose importanti, quelle relative alla Nazione, quelle hanno un immenso valore, vanno gestite dai Grandi!
Allora la gente, in tempi di Democrazia, si guarda intorno e dice:
"chi è il più bravo tra noi, chi ci rappresenta?"
e poi:
"chi è il più bravo tra i bravi, chi ci rappresenta?"
Gli italiani studiano poco la Storia e le storie in generale, è un dato accertato.
Ma non fosse anche accertato, i fatti dimostrano che è così: confondono ancora Storia e storie.
Il signore qui a fianco è stato scelto da una larga parte degli italiani per rappresentarli.
La nudità non è un peccato, per cui non è per quello che ho cercato e messo a confronto queste due foto, ma è per dimostrare una volta di più che le bugie hanno le "gambe" corte.
Il signore è ripreso in condizioni di normale relax nella prima, e mentre si appresta a discutere di politica nella seconda.
Sì, perché lui sostiene che in quelle occasioni intratteneva ospiti politici coi quali doveva parlare di cose importanti, affari internazionali, candidature o semplici affari di Casa Nostra e si vedeva costretto dai suoi doveri di anfitrione ad offrire, beninteso di tasca sua, qualche "svago": danzatrici, musici, ecc.
Infatti questo personale da "ricreazione" viaggiava sul suo elicottero personale, o no?
La seconda foto documenta che il signore, che è un tipico "uccello da spiaggia", si arrazza parlando di politica, come si può ben vedere.
Tragico è che il signore, una volta che ha finito di parlare di politica in privato, ha la tendenza a trasformarsi in "uccello padulo" per tutti gli altri.
meditate, gente, meditate,
voi che l'avete votato,
le bugie hanno le gambe corte
e il re
prima o poi è nudo!

sabato 13 giugno 2009

L'attenzione nel dire, fare ....


Questa foto è tratta dall’archivio di ricerca delle persone scomparse nei vari campi di concentramento durante il regime nazista.

Guardarli mi ha profondamente commosso. Hanno volti datati dall’epoca, ma sono i nostri volti, potrebbero essere quelli dei nostri padri, mariti, figli. Qui sono solo uomini, ma ci sono volti di donne, di bambini ….. gente ignara che, quando ci sono stati i prodromi dello sfacelo che li ha portati a perdersi, ha pensato che non valeva la pena di fare un can can per delle piccole cose:

“… in fondo che cambiava? Sostanzialmente tutti agivano per il bene dell’Umanità, chi in un modo, chi in un altro, perché qualcuno avrebbe dovuto essere così cattivo da volere il Male?”

Poi si sono trovati in una storia più grande di loro, non la capivano più, si discostava troppo dalla loro piccola vita quotidiana e le azioni per riprendere in mano la Società chiedevano un impegno troppo grande, superiore alle loro piccole forze di uomini soli. Lo sgomento li bloccava, intorno sembrava non esserci nessuno che la pensava come loro, tutti comprati o zittiti dalla paura.

Un atto eroico, ma anche solo un bisbiglio o il semplice fato ha portato uomini , donne e bambini nelle pagine di questo archivio.
Che fossero scienti, succubi o innocenti, non importa, ora sono nel nulla, perché?

L’unica colpa che hanno avuto gli adulti qui ritratti e tutti gli altri scampati o ritrovati è stata di rendersi ciechi per ignoranza, sottostima della realtà o pavidità.

Ora stiamo vivendo tempi simili, abbiamo permesso una lenta colonizzazione dei posti di comando politici a persone con pochissimi valori, se non quelli riferiti ad un concetto di benessere personale esagerato.
Stiamo assistendo ad un sistematico svilimento e smantellamento dello Stato, dei valori sociali, della comunicazione libera delle idee. Quello Stato sociale sofferto e pagato con la sofferenza di milioni di persone non più tardi di 65 anni fa!

Insomma ci stiamo comportando come le tre scimmiette, che non danno fastidio al momento, ma portano lutto e rovina.

Abbiamo ancora strumenti leciti per ribellarci all’instaurarsi di un regime dittatoriale,
spero tanto che qualcuno riesca ad agglutinare il buon senso e a gestirlo coi mezzi che abbiamo ora, ma spero ancora di più che ogni persona che in questo momento ha coscienza di quanto sta accadendo non stia zitta, non lasci correre né in casa, né con gli amici, né al lavoro, né al seggio elettorale.

Essere conservatori, avere dei valori forse un po’ superati nei modi di espressione, non vuol dire dovervi abdicare. Né tanto meno giustifica il fatto di consegnarsi nelle mani di kapataz, senza valori e senza storia, che credono solo nei soldi, nella sopraffazione e nel culto di sé stessi.

Mi piacerebbe tanto, che partendo dall’impegno di rispondere a questo piccolo post, ognuno dicesse come la pensa, cercasse altri amici con cui parlare di questi tristi e bui momenti dei quali non dobbiamo solo essere inani testimoni, ma che dobbiamo contrastare per tornare ad un vivere più civile.

sabato 23 maggio 2009

parole


Parole

Parole di disprezzo buttate in mezzo alla folla, sulla testa della gente come macigni.
Parole raccolte dagli sgherri e nascoste.
Parole per smentire.
Parole immortalate da registrazioni. Parole testimoni.
Parole di autocompiacimento, di autocommiserazione, parole di minaccia, parole di apprezzamento boccaccesche ….
Ma quante parole fuori posto riesce a dire un nano-malefico!

venerdì 22 maggio 2009

Europa


basterà un voto?
I nostri media sono presi solo dalle burlesques del nano delirante, non c'è opposizione valida, la comunità europea è esaminata in relazione alle reazioni che ha nei confronti delle suddette sceneggiate, non c'è una vera informazione su di un disegno politico unitario ...
i nani si moltiplicano sulla scena internazionale,
(che siano loro il vero partito emergente?)
Mi ricordo, come lapidata, le parole di uno che anche se ha fatto delle mega-cazzate, ha detto una cosa giusta:
"... i posti più caldi dell'inferno dovrebbero essere riservati a quelli che, di fronte ai nostri momenti di dolorosa transizione, hanno mantenuto una neutralità ..."
JFK
e mi domando se basterà un voto a costruire un Europa dove manca uno Stato così importante come il nostro

giovedì 23 aprile 2009

Entrare in relazione con gli altri è sempre un lavoro!

Ogni volta me ne stupisco.
Nel mio mondo, nel quale ciò che conta è quel che realmente sei come persona
e non quanto vali in soldoni, capita spesso di essere bistrattati da coloro che credono che i valori possano essere sostituiti dal conto in Banca o dalla notorietà.
Sono perplessa

Mi sembra che sul fronte sociale stia cedendo anche l’ ultimo baluardo:
la dignità,
ovvero la nobiltà morale che dovrebbe derivare all’uomo dalla sua natura.

Quale garbo vi è nel porsi delle Persone con un’intelligente dignità.

In loro non trovi mai l’arroganza egocentrica di chi ti fa capire: io sono io, faccio solo ciò che mi aggrada; contatto le persone, solo e se, ne ho voglia io, diversamente ciccia …!

Povere persone, che si nutrono dell’altrui protervia messa in vetrina dai media, che plaudono alla stupidità di governanti che foraggiano gentarella, senza scrupoli e saperi, o viceversa.
Persone, che incuranti del loro Essere, si fanno travolgere dallo Status Symbol System e spesso si lamentano e soffrono della loro solitudine e dell’indifferenza altrui.
Ma che si può fare con gente così? Ogni pretesto offerto loro per recuperare una capacità di “vedere o di agire” che li riporti in un contesto sociale più umano, più sociale, viene scartato. Ogni invito extra-moenia declinato, ogni contatto diretto con chi non è più che certamente “suddito”, accuratamente evitato.

Io continuo a vivere con gioia, anche quando ho preoccupazioni finanziarie,
ma mi dispiace per queste persone, perché mi domando:
non sarà paura?

lunedì 9 marzo 2009

Giornata difficile!

L’8 marzo è stato sempre, nella mia storia di donna, e nella storia di tutte le donne una giornata difficile.
Una di quelle giornate fraintese, dove quasi quasi più che al sistema maschilista ne voglio a quelle donne che festeggiano la loro pretesa indipendenza in pizzeria, adorne di mimosa a guardare un coglionazzo che fa lo strip tease .
Passati gli anni dei collettivi, dove le donne si mettevano a nudo per crescere insieme ed insieme portavano in piazza il loro dolore, i loro diritti e le loro rivendicazioni di parità, pur nella specificità del loro femminino.
Quest’anno
ho deciso di dedicarlo ad una persona che ha sempre disapprovato questo mio essere donna consapevole:
sono andata al cinema con mia madre.
Speravo che capisse, attraverso un mezzo da lei più amato del colloquio con altre donne, quanto poco c’era per tutti della felicità da lei tanto sbandierata nella società ante ’68. Speravo che potesse fare una serena (vista l’età) analisi dei suoi tempi di giovane madre, giovane sposa piccolo borghese e
provasse finalmente una scintilla di perplessità verso quel tipo di società che annullava le donne.
Speravo potesse provare un briciolo di empatia per una donna che, non da sola, si badi bene, ma insieme al suo uomo, progettava una vita “viva”.

L’ho portata a vedere Revolutionary Road.

La visione del film la deve aver turbata molto, perché incurante degli sguardi biechi degli altri spettatori, non ha finito un momento di stropicciare un giornale che aveva in mano.
Quando è finita la proiezione, il suo commento è stata veramente l’ultima drammatica scena del film:
“oh, ma che matta, non era mai contenta di niente, non sapeva nemmeno lei quel che voleva! L’attrice è brava ma mi è antipatica ”.

Da quel momento, ho pensato che veramente noi donne abbiamo un bel fermarci a pensare al nostro essere donne in questa società.

Ogni anno, una cadenza fissa di riflessione, riflessione sulla prevaricazione, la disparità di trattamento, i diritti negati, ma fino a che ci rifiuteremo di “guardare” alla nostra imbecillità, consentiremo ad una società maschilista e guerra-fondaia di plagiarci, di prevaricarci, di abusarci.
Fino a che non avremo occhi per guardarci, orecchie per ascoltarci, bocche per parlarci e cuore per amarci,
riempiremo le pizzerie e basta, con buona pace dei cosiddetti “benpensanti”.

venerdì 6 febbraio 2009

il coraggio di dire: no!


Di episodi di malasanità in Italia ce ne sono sempre stati tanti.
Però nel passato, pochi ne venivano a conoscenza.
Nell’ultimo trentennio invece, acquisita la coscienza che il malato andava tutelato maggiormente di un cittadino sano, quasi ogni episodio di malasanità è venuto alla luce e molti sono stati puniti.
Il fatto di constatarne tanti, sapere che non tutti sono scoperti o denunciati e che non tutti gli autori sono puniti, ha fatto scendere il corpo dei medici abbastanza in basso, tanto che di loro si parla solo nell'eccellenza di virtù o di peccati. Il restante considerevole numero dei medici operanti sul territorio italiano gode di scarsa stima.

La gente vorrebbe ancora il medico di famiglia, quello che conosce realmente ogni singolo componente, che segue con interesse e partecipazione, quello che cura tutto l’insieme del corpo della persona, la palpigna, la ascolta, gli parla.

Invece si scontra con un mezzobusto, che difficilmente visita, che spesso non spegne il cellulare e visita continuamente interrotto dal trillo del marchingegno. Quello che ti rimanda ad uno specialista senza neanche cercare di capire cosa hai, che prescrive analisi, che poi non si prende la briga di osservare attentamente e tanto meno di spiegarti. Quello che fa clonare le ricette dalla segretaria senza adeguarle al reale stato del paziente. Quello che esce per andare di corsa col SUV in palestra, al mare, in montagna, alle Seychelles, al ristorante, dall’amante … quello che non incontri mai fuori studio perché non abita nel tuo quartiere. Quello che ha altri due studi da seguire. Quello che esercita “intramoenia” in ospedale, dove si fa pagare, anche se l’unica cosa sua è il sapere, tutto il resto, macchinari compresi, è pagato dalla comunità. Quello che opera presso una clinica dove le sue prestazioni sono profumatamente pagate, la sala operatoria è in affitto (comprensiva di personale paramedico, anestesisti a parte), e paghi la stanza, come in un albergo di lusso, nonostante paghi pure lo Stato. Quello degli ambulatori ASL, perennemente annoiato e distratto, con l’aria dello sfigato.

Insomma tutti questi, quelli che, in genere debbono screditare i medici in prima linea, per sentirsi normali nel numero e nell’apparente impegno, bene, oggi si sono riscattati.

Qualche marpione doppio-giochista, qualche imbecille, qualche pavido, qualche esoso arrivista resterà in circolazione, ma la massa, quella che conta, quella che dà il servizio vero, quella che connota il nostro Paese, quella che incarna la Pietas, si è riscoperta ed ha il coraggio di dire no ad un progetto di legge aberrante, lesivo della dignità umana.

Denunciare un essere umano in fuga da miseria, guerre, che già soffre e spesso, proprio per questa ragione, si ammala, è quanto di più cattivo si possa pensare. Togliergli la speranza di ogni cura nel momento nel quale è più debole è un abominio, che non trova nessuna giustificazione.

Wow, oggi i medici italiani hanno detto: no!
Che Dio li abbia in gloria e renda loro merito!

sabato 31 gennaio 2009

Come nasce un progetto?



Nasce da un’idea, che si insinua nei pensieri di tutti i giorni.

Prima vagamente, poi, sempre più spesso, ciò che ti accade intorno ti riporta lì a quell’idea di fondo, ma con un’angolazione in più, una tessera che va ad aggiungersi alle altre, per formare un’idea più complessa ed articolata.
Le idee in merito si agglutinano o esplodono a seconda delle circostanze e del momento nelle quali le analizzi o le proietti come soluzione.
Ti sembra che tutto ruoti intorno a quest’idea e allora incominci ad ordinarne le possibilità di sviluppo: in orizzontale, in verticale, in bianco, in nero, in mille modi.
Il pensiero non è mai statico: ha alti e bassi, si allarga e si restringe, prende forme e peso diversi, matura in te, lo senti vivere di vita propria.
E quella, che in partenza, pareva solo un’idea, magari un po’ balzana o utopica, si articola e diventa un progetto:
il tuo progetto.
Il progetto per vivere la vita futura che, dal momento che hai un progetto, sembra tanta, anche se hai sessantanni e più!
È un parto! Mesi di proiezioni, di dubbi, di domande, mesi di cadute sui vari problemi che vengono evidenziandosi, mesi di speranze che rinascono dietro ad un’altra ideuzza nuova, ad un lampo di chiarezza.
E una volta provi a chiederti
“Perche?”
e analizzi le risposte che ti dai da solo, poi le analizzi insieme a qualcuno di fiducia, poi insieme a qualcuno che pensi abbia più sale in zucca.
Ti gasi, ti smontano, fanno ostruzionismo, demordi, poi svicoli e riprendi coraggio perché qualcuno aveva gli occhi sognanti mentre lo esponevi.
Poi passi alla domanda successiva
“con chi?”
Bella domanda, hai una vita di coppia che non vuoi far scoppiare. Quelli della tua età sono smagati, hanno solo una progettualità di tipo redditizio spinto e già collaudato oppure giocano già in rimessa.
“quando?”
Stessa trafila con in più la remora dell’età, dei tempi di realizzazione, la sensazione sconvolgente che devi prendere un treno al volo e non sai se ti basteranno le forze o se finirai sotto le ruote. Sai che più aspetti, più scemeranno forze e possibilità di farcela, per cui devi osare anche se stai giocando al buio e da solo. Tentazione intermittente di lasciar perdere, per quieto vivere, e voglia di provare, costi quel che costi!
“quanto?”
La vita ti ha insegnato che per riuscire, che tu abbia un euro o un milione, che costi zero o una cifra, devi fare bene la prima mossa, sai che devi innescare il volano, che basta partire, poi adagio adagio le cose vengono.
Così torni a lambiccarti il cervello ….. da dove inizio?

Il progetto, appunto, è come un parto, vita che incomincia!
Il mio progetto … non vedo l’ora che si completi!



mercoledì 21 gennaio 2009

lunedì 12 gennaio 2009

Serata magica


Serata dedicata ad un grande, tante canzoni, una per tutte: creuza de ma.
rivedere vecchi amici, cresciuti ma non invecchiati, risentire il sapore della lotta per le cose che valgono, trovare che quando qualcuno è bello dentro, dentro il cuore, dentro la testa, il corpo può cedere, ma lui rimarrà sempre splendido.
questa sera sono anche tornata a due dei libri che mi sono piaciuti di più, a due dei libri che più mi hanno fatto pensare e colpito nelle viscere:
il coraggio del pettirosso e la regina disadorna
di Maurizio Maggiani
la forza della storia ed il sogno
e
mi sono risentita nell'acqua salata a guardare, dietro la spiaggia, le Apuane col loro inganno di neve, la loro forza, la loro anarchia

venerdì 9 gennaio 2009

quanti morti?

Guardo la TV e vedo immagini di civili straziati da bombe, razzi.
a volte portano la kippah, a volte la kefiah, gli abiti sono diversi, lo strazio uguale.
Mi prende alle viscere, é quello che vogliono loro.
Loro chi? Non lo so esattamente,
ma ho individuato un meccanismo perverso che si perpetua da tanti anni.

Me ne sono realmente accorta all’incirca dal ’68. Tutti i giornali ad un certo punto incominciarono ad aprire con le BR: "hanno scritto questo, hanno detto questo, hanno gambizzato quello" e via alle prime pagine, via a sempre più grandi titoli. Sì, lo dico tranquillamente, perché prima di arrivare alle azioni cruente mi ricordo bene che c’erano stati comunicati irriverenti, poi bellicosi, poi minacciosi, ma ancora non erano arrivati a fare azioni di rilievo che già la stampa dava alle loro gesta uno spazio spropositato, in prima pagina. Ho proprio notato che si andava perdendo il contatto con la realtà: morti ammazzati da camorra, mafia, ‘ndrangheta venivano riportati in piccoli trafiletti nelle pagine interne, come se quegli assassinii non fossero importanti, come se il fatto di avere delle organizzazioni criminali che uccidevano ogni giorno un sacco di persone non fosse preoccupante quanto e più delle BR.

Le BR hanno fatto tanti morti. Le stragi nere, parecchi di più.
Mafia, camorra, ‘drangheta quanti ne hanno fatti dal 68 ad oggi?
Non mi ricordo di averli mai visti quantificati tutti insieme dai media come un cancro che minaccia e distrugge l’Italia molto più delle BR.

Ma mi sembra anche, che a parte qualche exploit all’inizio, per il quale usano la stessa enfasi che in questi giorni riservano al conflitto israelo-palestinese, e ogni tanto a qualche ripescaggio in occasioni tipo la liberazione di Ingrid Betancourt,
i media non parlino seriamente ed onestamente del dramma dei conflitti bellici.

Il farlo forse vorrebbe dire analizzare senza ipocrisia come e perché nascono questi conflitti. Vorrebbe dire ammettere che spesso i Paesi, in cui si combatte , sono poverissimi come trend di vita, ma ricchi di qualche materia prima che ingolosisce i potenti.
Serve a non domandarsi quanto guadagna chi va a ricostruire , o quanto guadagna chi vende le armi.
Vorrebbe dire che il giro del fumo delle borse si arricchisce anche sulle guerre.
Serve a non dirsi che l’indotto della guerra tocca e arricchisce quasi tutti i cosiddetti paesi civilizzati.

Nel ’64 la repressione del governo colombiano nei confronti del movimento di autogestione contadina fa nascere le FARC. Il conflitto armato, da allora ha fatto 300.000 morti in Colombia. Per la recente liberazione di Ingrid Betancourt, i media hanno saputo solo parlare di quanto erano stati bravi a sollecitarne la liberazione, nessuno l'ha voluta realmente ascoltare.
Nel ’67 Palestina ed Israele hanno incominciato a fronteggiarsi, da allora, Guerra dei sei giorni, Intifada, Guerra dello Yom Kippur, invasioni varie e ritiri, hanno provocato 108.000 vittime.
Nel '69 nelle Filippine: insurrezione comunista 40.000, insurrezione islamica 120.000. Più Operazione Enduring Freedom. Totale vittime ufficiali 160.000, stimate dalle Ong 200.000.
Nell ’80 guerriglia in Perù. 69.280 vittime
Nell ’83 insurrezione Tamil nello Sri Lanka. 70.000 vittime
Nell ’87 seconda guerra civile in Uganda. 12.000 vittime
Negli anni: ’88 guerra civile in Somalia, ’89 conflitto Indo-Pakistano in Kashmir, ’90 Insurrezione separatista in Senegal, ’92 Conflitto del Delta del Niger, ’93 rivolte autonomiste dell’Assam, Tripura, Nagaland. Sconosciuto il numero delle vittime.
Nel ’99 Seconda Guerra Cecena,. 75.000 vittime civili
Nel 2001 Guerra in Afghanistan, 34.000 vittime
Nel 2003 Guerra in Irak.,151.000 vittime (?); Conflitto nel Darfur, 400.000 vittime.
Nel 2004 Insurrezioni in Belucistan, Thailandia, India e conflitto ideologico in Waziristan, 10.000 vittime (?)
Nel 2005 guerra in Ciad, circa 1.400 vittime
Nel 2006 conflitti in Mexico, circa 2.700 vittime; conflitto Hamas-Fatha. 265 vittime
Nel 2007 rivolte e conflitti in Niger e Mali, in Ogaden, circa 700 vittime
Nel 2008 guerra in Ossezia, oltre 2000 vittime. Conflitti in Congo, Kivu, Ruanda, ancora sconosciuto il numero delle vittime

Tutti questi conflitti sono ancora in corso.
I dati, quando ci sono, vanno dall’inizio del conflitto ad agosto 2008.


Ho preso in analisi solo i dati a partire dal ’64, cioè da quando ho incominciato a rendermi conto che i media parlavano seguendo strategie che non erano di verità ma di opportunità.

E mi domando: visto che i media alla mia portata sono quelli di un regime democratico e visto che i mezzi espressivi sono tanti e la possibilità di dire le cose come veramente stanno è di tutti,
come mai tutti i media seguono l’onda creata da qualche re travicello?
Entrano tutti in fibrillazione allo stesso momento, vibrano tutti allo stesso modo, sono tutti corti di memoria, danno alle vittime importanze diverse: quelle che tirano e quelle che no.

E visto che gridano tutti contro la guerra, forse dovrebbero pensarci tutti i giorni,
perché i figli si educano da piccoli,
- quando non si fa la prepotenza di parcheggiare in seconda fila per lasciarli a scuola,
- quando non si ostruisce il marciapiede col Suv,
- quando non si suona il clacson gridando: muoviti stronzo!
- Quando non si passa avanti alla gente in fila,
- Quando non si denigra il maestro che ha il compito di educarli.
- Quando si dice chiaro e tondo: non si danno soldi alle scuole private, fino a che non ce ne sono abbastanza per le scuole pubbliche.
- Quando non ci si vanta di essere “ammanigliati”,
- Quando non si chiedono sconti.
-Quando si pagano le tasse, i conti, le rate, non si spende più di quel che si ha in tasca.
- Quando non si umilia chi è più povero, straniero o differente.
Ma cavoli, poi ci si indigna se qualcuno fa guerre di sopraffazione, ma questa è una società che gliela dà con il biberon ai suoi figli l’idea di sopraffazione, l’idea di guerra!
Quanti sono i morti sul lavoro, quelli sulle strade?
Possibile che non si sappia più dare valore e dignità alla vita?

martedì 6 gennaio 2009

Befana!


Sta finendo questa strana e nevosa giornata dedicata alla “befana”.

Tutti ne parlano come l’ultima festa del "bengodi", una festa caratterizzata dalla generosità di una vecchia, che per fortuna viene solo una volta l’anno, perché nei secoli si sono ingegnati a rappresentarla sempre più brutta, in modo che nessuno sia tentato di seguirla in cielo sulla sua scopa. Ma questa, per me, questa è sempre stata
una splendida giornata dedicata alle donne,
e finalmente, quest’anno anche la RAI si è ricordata (purtroppo solo nello spazio dedicato alle donne), di parlare di loro come forza di base, forza generatrice, forza che ne custodisce il senso.

Io sono nata alla fine della seconda guerra mondiale, alla fine di un delirio che non ho mai capito, posso solo rifarmi al ’68, grande tentativo di rivoluzione politico-sociale, trasformatosi in tragedia perché gli uomini non sono capaci di dialogare, di ascoltarsi, di costruire insieme.

Le donne del ’68 hanno avuto il coraggio di chiedere, pretendere che gli uomini rimanessero da parte, hanno parlato, si sono ascoltate, hanno cercato di capirsi e loro sì,
loro una rivoluzione l’hanno fatta!
E anche se gli uomini hanno cercato di svilire il lavoro delle donne, prendendole in giro, denigrandole, rinnegandole, cercando di dividerle, le donne nel ’68 hanno fatto l’unica rivoluzione incruenta del ‘900, quella che ha portato ad un cambio di costumi, di mentalità, di leggi e l’unico sangue sparso per questa rivoluzione è stato solo il loro, perché, come sempre, uomini timorosi di perdere un potere qualsiasi hanno ucciso donne, anche solo perché queste avevano un’idea di riappropriazione di sé stesse, della propria dignità, del proprio diritto a vivere secondo loro natura e non solo “per graziosa licenza di un uomo qualunque”.

Gli uomini hanno cercato di cancellare il culto della Dea Madre per le loro religioni di potere e di sangue, ma le donne hanno saputo tenerne vivo lo spirito, hanno continuato la loro silenziosa e proficua opera, ed ogni anno, perpetrando il culto della Befana, perpetrano quello della Terra, della Dea Madre e, anche se tutti i media continuano a cavalcare l’istituzione della Befana per spingere a volere e a comprare sempre di più, rimane il fatto che la Befana è donna e che solo le donne hanno saputo portare avanti un culto nel quale la bellezza e la forza bruta non sono alla base del successo.
La Befana ha sopportato da bellissima di diventare brutta,
da donna-di-sapere di diventare una vecchina curva,
la Befana non brandisce spade,
non cavalca destrieri fumanti,
la Befana cavalca una scopa ed elargisce doni piccoli piccoli.

Ciao Befana, te ne vai dopo avermi ridato forza e speranza per un altro anno di lotte, di gioia, di amore…