sabato 31 gennaio 2009

Come nasce un progetto?



Nasce da un’idea, che si insinua nei pensieri di tutti i giorni.

Prima vagamente, poi, sempre più spesso, ciò che ti accade intorno ti riporta lì a quell’idea di fondo, ma con un’angolazione in più, una tessera che va ad aggiungersi alle altre, per formare un’idea più complessa ed articolata.
Le idee in merito si agglutinano o esplodono a seconda delle circostanze e del momento nelle quali le analizzi o le proietti come soluzione.
Ti sembra che tutto ruoti intorno a quest’idea e allora incominci ad ordinarne le possibilità di sviluppo: in orizzontale, in verticale, in bianco, in nero, in mille modi.
Il pensiero non è mai statico: ha alti e bassi, si allarga e si restringe, prende forme e peso diversi, matura in te, lo senti vivere di vita propria.
E quella, che in partenza, pareva solo un’idea, magari un po’ balzana o utopica, si articola e diventa un progetto:
il tuo progetto.
Il progetto per vivere la vita futura che, dal momento che hai un progetto, sembra tanta, anche se hai sessantanni e più!
È un parto! Mesi di proiezioni, di dubbi, di domande, mesi di cadute sui vari problemi che vengono evidenziandosi, mesi di speranze che rinascono dietro ad un’altra ideuzza nuova, ad un lampo di chiarezza.
E una volta provi a chiederti
“Perche?”
e analizzi le risposte che ti dai da solo, poi le analizzi insieme a qualcuno di fiducia, poi insieme a qualcuno che pensi abbia più sale in zucca.
Ti gasi, ti smontano, fanno ostruzionismo, demordi, poi svicoli e riprendi coraggio perché qualcuno aveva gli occhi sognanti mentre lo esponevi.
Poi passi alla domanda successiva
“con chi?”
Bella domanda, hai una vita di coppia che non vuoi far scoppiare. Quelli della tua età sono smagati, hanno solo una progettualità di tipo redditizio spinto e già collaudato oppure giocano già in rimessa.
“quando?”
Stessa trafila con in più la remora dell’età, dei tempi di realizzazione, la sensazione sconvolgente che devi prendere un treno al volo e non sai se ti basteranno le forze o se finirai sotto le ruote. Sai che più aspetti, più scemeranno forze e possibilità di farcela, per cui devi osare anche se stai giocando al buio e da solo. Tentazione intermittente di lasciar perdere, per quieto vivere, e voglia di provare, costi quel che costi!
“quanto?”
La vita ti ha insegnato che per riuscire, che tu abbia un euro o un milione, che costi zero o una cifra, devi fare bene la prima mossa, sai che devi innescare il volano, che basta partire, poi adagio adagio le cose vengono.
Così torni a lambiccarti il cervello ….. da dove inizio?

Il progetto, appunto, è come un parto, vita che incomincia!
Il mio progetto … non vedo l’ora che si completi!



mercoledì 21 gennaio 2009

lunedì 12 gennaio 2009

Serata magica


Serata dedicata ad un grande, tante canzoni, una per tutte: creuza de ma.
rivedere vecchi amici, cresciuti ma non invecchiati, risentire il sapore della lotta per le cose che valgono, trovare che quando qualcuno è bello dentro, dentro il cuore, dentro la testa, il corpo può cedere, ma lui rimarrà sempre splendido.
questa sera sono anche tornata a due dei libri che mi sono piaciuti di più, a due dei libri che più mi hanno fatto pensare e colpito nelle viscere:
il coraggio del pettirosso e la regina disadorna
di Maurizio Maggiani
la forza della storia ed il sogno
e
mi sono risentita nell'acqua salata a guardare, dietro la spiaggia, le Apuane col loro inganno di neve, la loro forza, la loro anarchia

venerdì 9 gennaio 2009

quanti morti?

Guardo la TV e vedo immagini di civili straziati da bombe, razzi.
a volte portano la kippah, a volte la kefiah, gli abiti sono diversi, lo strazio uguale.
Mi prende alle viscere, é quello che vogliono loro.
Loro chi? Non lo so esattamente,
ma ho individuato un meccanismo perverso che si perpetua da tanti anni.

Me ne sono realmente accorta all’incirca dal ’68. Tutti i giornali ad un certo punto incominciarono ad aprire con le BR: "hanno scritto questo, hanno detto questo, hanno gambizzato quello" e via alle prime pagine, via a sempre più grandi titoli. Sì, lo dico tranquillamente, perché prima di arrivare alle azioni cruente mi ricordo bene che c’erano stati comunicati irriverenti, poi bellicosi, poi minacciosi, ma ancora non erano arrivati a fare azioni di rilievo che già la stampa dava alle loro gesta uno spazio spropositato, in prima pagina. Ho proprio notato che si andava perdendo il contatto con la realtà: morti ammazzati da camorra, mafia, ‘ndrangheta venivano riportati in piccoli trafiletti nelle pagine interne, come se quegli assassinii non fossero importanti, come se il fatto di avere delle organizzazioni criminali che uccidevano ogni giorno un sacco di persone non fosse preoccupante quanto e più delle BR.

Le BR hanno fatto tanti morti. Le stragi nere, parecchi di più.
Mafia, camorra, ‘drangheta quanti ne hanno fatti dal 68 ad oggi?
Non mi ricordo di averli mai visti quantificati tutti insieme dai media come un cancro che minaccia e distrugge l’Italia molto più delle BR.

Ma mi sembra anche, che a parte qualche exploit all’inizio, per il quale usano la stessa enfasi che in questi giorni riservano al conflitto israelo-palestinese, e ogni tanto a qualche ripescaggio in occasioni tipo la liberazione di Ingrid Betancourt,
i media non parlino seriamente ed onestamente del dramma dei conflitti bellici.

Il farlo forse vorrebbe dire analizzare senza ipocrisia come e perché nascono questi conflitti. Vorrebbe dire ammettere che spesso i Paesi, in cui si combatte , sono poverissimi come trend di vita, ma ricchi di qualche materia prima che ingolosisce i potenti.
Serve a non domandarsi quanto guadagna chi va a ricostruire , o quanto guadagna chi vende le armi.
Vorrebbe dire che il giro del fumo delle borse si arricchisce anche sulle guerre.
Serve a non dirsi che l’indotto della guerra tocca e arricchisce quasi tutti i cosiddetti paesi civilizzati.

Nel ’64 la repressione del governo colombiano nei confronti del movimento di autogestione contadina fa nascere le FARC. Il conflitto armato, da allora ha fatto 300.000 morti in Colombia. Per la recente liberazione di Ingrid Betancourt, i media hanno saputo solo parlare di quanto erano stati bravi a sollecitarne la liberazione, nessuno l'ha voluta realmente ascoltare.
Nel ’67 Palestina ed Israele hanno incominciato a fronteggiarsi, da allora, Guerra dei sei giorni, Intifada, Guerra dello Yom Kippur, invasioni varie e ritiri, hanno provocato 108.000 vittime.
Nel '69 nelle Filippine: insurrezione comunista 40.000, insurrezione islamica 120.000. Più Operazione Enduring Freedom. Totale vittime ufficiali 160.000, stimate dalle Ong 200.000.
Nell ’80 guerriglia in Perù. 69.280 vittime
Nell ’83 insurrezione Tamil nello Sri Lanka. 70.000 vittime
Nell ’87 seconda guerra civile in Uganda. 12.000 vittime
Negli anni: ’88 guerra civile in Somalia, ’89 conflitto Indo-Pakistano in Kashmir, ’90 Insurrezione separatista in Senegal, ’92 Conflitto del Delta del Niger, ’93 rivolte autonomiste dell’Assam, Tripura, Nagaland. Sconosciuto il numero delle vittime.
Nel ’99 Seconda Guerra Cecena,. 75.000 vittime civili
Nel 2001 Guerra in Afghanistan, 34.000 vittime
Nel 2003 Guerra in Irak.,151.000 vittime (?); Conflitto nel Darfur, 400.000 vittime.
Nel 2004 Insurrezioni in Belucistan, Thailandia, India e conflitto ideologico in Waziristan, 10.000 vittime (?)
Nel 2005 guerra in Ciad, circa 1.400 vittime
Nel 2006 conflitti in Mexico, circa 2.700 vittime; conflitto Hamas-Fatha. 265 vittime
Nel 2007 rivolte e conflitti in Niger e Mali, in Ogaden, circa 700 vittime
Nel 2008 guerra in Ossezia, oltre 2000 vittime. Conflitti in Congo, Kivu, Ruanda, ancora sconosciuto il numero delle vittime

Tutti questi conflitti sono ancora in corso.
I dati, quando ci sono, vanno dall’inizio del conflitto ad agosto 2008.


Ho preso in analisi solo i dati a partire dal ’64, cioè da quando ho incominciato a rendermi conto che i media parlavano seguendo strategie che non erano di verità ma di opportunità.

E mi domando: visto che i media alla mia portata sono quelli di un regime democratico e visto che i mezzi espressivi sono tanti e la possibilità di dire le cose come veramente stanno è di tutti,
come mai tutti i media seguono l’onda creata da qualche re travicello?
Entrano tutti in fibrillazione allo stesso momento, vibrano tutti allo stesso modo, sono tutti corti di memoria, danno alle vittime importanze diverse: quelle che tirano e quelle che no.

E visto che gridano tutti contro la guerra, forse dovrebbero pensarci tutti i giorni,
perché i figli si educano da piccoli,
- quando non si fa la prepotenza di parcheggiare in seconda fila per lasciarli a scuola,
- quando non si ostruisce il marciapiede col Suv,
- quando non si suona il clacson gridando: muoviti stronzo!
- Quando non si passa avanti alla gente in fila,
- Quando non si denigra il maestro che ha il compito di educarli.
- Quando si dice chiaro e tondo: non si danno soldi alle scuole private, fino a che non ce ne sono abbastanza per le scuole pubbliche.
- Quando non ci si vanta di essere “ammanigliati”,
- Quando non si chiedono sconti.
-Quando si pagano le tasse, i conti, le rate, non si spende più di quel che si ha in tasca.
- Quando non si umilia chi è più povero, straniero o differente.
Ma cavoli, poi ci si indigna se qualcuno fa guerre di sopraffazione, ma questa è una società che gliela dà con il biberon ai suoi figli l’idea di sopraffazione, l’idea di guerra!
Quanti sono i morti sul lavoro, quelli sulle strade?
Possibile che non si sappia più dare valore e dignità alla vita?

martedì 6 gennaio 2009

Befana!


Sta finendo questa strana e nevosa giornata dedicata alla “befana”.

Tutti ne parlano come l’ultima festa del "bengodi", una festa caratterizzata dalla generosità di una vecchia, che per fortuna viene solo una volta l’anno, perché nei secoli si sono ingegnati a rappresentarla sempre più brutta, in modo che nessuno sia tentato di seguirla in cielo sulla sua scopa. Ma questa, per me, questa è sempre stata
una splendida giornata dedicata alle donne,
e finalmente, quest’anno anche la RAI si è ricordata (purtroppo solo nello spazio dedicato alle donne), di parlare di loro come forza di base, forza generatrice, forza che ne custodisce il senso.

Io sono nata alla fine della seconda guerra mondiale, alla fine di un delirio che non ho mai capito, posso solo rifarmi al ’68, grande tentativo di rivoluzione politico-sociale, trasformatosi in tragedia perché gli uomini non sono capaci di dialogare, di ascoltarsi, di costruire insieme.

Le donne del ’68 hanno avuto il coraggio di chiedere, pretendere che gli uomini rimanessero da parte, hanno parlato, si sono ascoltate, hanno cercato di capirsi e loro sì,
loro una rivoluzione l’hanno fatta!
E anche se gli uomini hanno cercato di svilire il lavoro delle donne, prendendole in giro, denigrandole, rinnegandole, cercando di dividerle, le donne nel ’68 hanno fatto l’unica rivoluzione incruenta del ‘900, quella che ha portato ad un cambio di costumi, di mentalità, di leggi e l’unico sangue sparso per questa rivoluzione è stato solo il loro, perché, come sempre, uomini timorosi di perdere un potere qualsiasi hanno ucciso donne, anche solo perché queste avevano un’idea di riappropriazione di sé stesse, della propria dignità, del proprio diritto a vivere secondo loro natura e non solo “per graziosa licenza di un uomo qualunque”.

Gli uomini hanno cercato di cancellare il culto della Dea Madre per le loro religioni di potere e di sangue, ma le donne hanno saputo tenerne vivo lo spirito, hanno continuato la loro silenziosa e proficua opera, ed ogni anno, perpetrando il culto della Befana, perpetrano quello della Terra, della Dea Madre e, anche se tutti i media continuano a cavalcare l’istituzione della Befana per spingere a volere e a comprare sempre di più, rimane il fatto che la Befana è donna e che solo le donne hanno saputo portare avanti un culto nel quale la bellezza e la forza bruta non sono alla base del successo.
La Befana ha sopportato da bellissima di diventare brutta,
da donna-di-sapere di diventare una vecchina curva,
la Befana non brandisce spade,
non cavalca destrieri fumanti,
la Befana cavalca una scopa ed elargisce doni piccoli piccoli.

Ciao Befana, te ne vai dopo avermi ridato forza e speranza per un altro anno di lotte, di gioia, di amore…