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sabato 2 aprile 2011

Kennst du das Land wo die Zitronen blühen….


Kennst du das Land wo die Zitronen blühen….

Vedi amico caro, questo è il paese gentile dove fioriscono i limoni, dove il premier ti promette accoglienza degna e, mentre si compra una villa dove tu fortunosamente approdi, ti lascia a dormire sotto le stelle.

Quale incanto il mare blu ed il cielo stellato sopra di te, peccato il vento, la mancanza di cibo, acqua, toilette.

Però il Governo illuminato pensa a te: ti deporta, su pullman e navi in centri lontani da ogni possibilità di inserimento, dove non troverai lavoro, ma la complice pietà di qualcuno che si girerà da un’altra parte mentre tu scappi.

Ti schederanno, vaglieranno le tue ragioni e dovranno essere valide al contrario di ogni normale logica.

Se non rischi di essere ucciso al tuo Paese, ti rimpatrieranno, perché loro hanno deciso che è un delitto da parte tua cercare di migliorare la vita tua e dei tuoi cari, offrire i tuoi studi, le tue braccia.


Vedi, la nostra è una società strutturata in modo che pochi possano avere il tanto che i più non hanno.

Non è sostanzialmente diversa da quella che ti sei lasciato alle spalle con una rivoluzione.

Qui, quei pochi fomentano le paure di chi poco ha, gli fanno credere che tu finirai per sottrargli anche quel poco che gli è rimasto, lasciano soli coloro che vi hanno accolto per anni dividendo con voi tutto ciò che avevano.


Per te forse è veramente meglio stare o tornare nel tuo Paese che ha riscoperto la dignità, che qui s’è persa nelle stanze del potere.

È molto probabile che tu abbia un futuro migliore nel tuo rinato Paese, piuttosto che in questo di persone rassegnate alle peggiori manifestazioni della sua classe dirigente.


Forse dovremmo venire noi nel tuo Paese per imparare come si fa a far cadere un dittatore ed il suo entourage.

Ma ho la sensazione che il nano bugiardo sia molto simile al suo caro amico libico… non mollerà la presa fino al tanto invocato giudizio super partes.

Allora io continuo a sperare in un grandioso: zooot!

Che incenerisca lui e faccia sciogliere i suoi prezzolati come neve al sole.

sabato 27 novembre 2010

Adolescenti disorientati ed abbattuti ?!?





Questa mattina ascoltavo una giovane madre preoccupata per sua figlia, studentessa liceale, lavoratrice, intelligente, apparentemente senza problemi, ma perennemente “abbattuta”. Ci si domandava come mai, poi, proprio riflettendo sull’intelligenza del soggetto, mi è venuto in mente che se sono tempi difficili per tanti adulti, ancor più debbono esserlo per tanti adolescenti che non trovano riscontro nei cosiddetti fatti-maestri di vita.
I fatti sociali che dovrebbero portare all’osservazione, alla meditazione e di conseguenza a scelte di crescita, vengono strumentalizzati, usati e gettati senza il più piccolo commento sulla loro conclusione aberrante, sul comportamento aberrante delle persone a cui è demandata la soluzione. Come se, gli attori e anche chi ne è messo a parte non contasse assolutamente niente, come se tutti fossero solo astrazioni di fronte all’importanza dell’audience.




Per esempio, uno dei fatti più ponderosi, successi ultimamente e seguiti con clamore dai media:




l’occupazione della gru a Brescia.



Questo fatto aveva puntato il dito su:



- la disfunzione e la totale illogicità, nonché mancanza di umanità
della Legge sugli immigrati-lavoratori:
- la confusione dei significati immigrato, rifugiato politico, clandestino
usati tutti come sinonimi.
- Il lavoro nero.
- La distinzione dei lavori riconosciuti solo in base ad una funzionalità di comodo nostro.
- Lo sciacallaggio perpetrato dai soliti trafficanti ed imbroglioni.
- Il non controllo degli stessi da parte delle autorità preposte.
- L’assurdità ed ambiguità di certe legiferazioni.
- La loro incoerente applicabilità.
- La farraginosità ed inaffidabilità del sistema burocratico italiano.
- La mancanza di coraggio, coerenza e di affidabilità delle autorità e rappresentanze civili
e sindacali, in prima battuta e il non intervento sanatorio delle autorità che,
in seconda battuta, dovrebbero contemplare la revisione di una Legge tanto iniqua.



Dopo aver tanto parlato e mostrato le immagini degli occupanti,


quanti telegiornali hanno divulgato la notizia che due di loro sono stati arrestati?


E che tutti saranno espulsi?




Questo è parte del mondo degli adulti a cui guardano gli adolescenti.





Cercare di porre rimedio a tanto sfacelo può sembrare quasi utopico, e scoraggiare, ma potrebbe non essere impossibile, secondo me le vie percorribili sono tante, per esempio, partire da due concetti base:



1° ogni uomo è responsabile dei propri atti in prima persona. E questa responsabilità deve essere spontaneamente perseguita, deve diventare un’abitudine come il respirare
2° si deve perseguire la costruzione di una coscienza etica. Ci si può arrivare in tanti modi, ognuno deve trovare quello che gli è più congeniale per cultura, vocazione, attitudine … ma sempre in osservanza del 1° punto.




Inutile, in questo momento parlare di atti politici, sarebbe estremamente imbarazzante, vista la situazione e gli attori sulla scena; parlare di atti di fede religiosa è relativo e fuorviante. Per cui mi stanno molto simpatici dei movimenti, a prima vista lontani e pragmatici, ma abbastanza adatti per instaurare un, momentaneamente accettabile, impegno di costruzione della propria coscienza e, di conseguenza, vita spicciola.



Ho trovato ottimi allo scopo alcuni brani tratti da un manuale di Permacoltura, cosa che tutti pensano legata solo all’agricoltura, ma che va ben oltre.




La permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.
Allo stesso modo, la permacoltura, si può applicare a strategie economiche e strutture sociali.



Vale a dire:


- pensare, sentire, inventare, progettare il proprio essere integrati nel mondo.
- disegnare il proprio sistema di vita, la propria casa, il territorio che la circonda,
in modo armonico, in modo consapevole.
- Consentire al proprio essere nella vita di pensarsi da sé, non di essere pensato da altri:
sostituendo l'ascolto al dominio, la curiosità alla violenza,
la speranza costruttiva alla fretta di ottenere tutto e subito.






Altri passaggi li ho trovati nel Manifesto del Voluntary semplicity movement





Curare le relazioni, a partire dai rapporti affettivi fondamentali, aprendosi però anche alla comunità ed ai cosiddetti “emarginati”.


Allontanare il calcolo economico e utilitaristico dalle relazioni affettive e dalle relazioni con gli altri, badando più al rapporto sereno e aperto che alle gelosie ed all’orgoglio.


Instaurare relazioni di collaborazione, di reciproco aiuto, di conoscenza e di dialogo in modo da disinnescare le eventuali tensioni e da garantirne la risoluzione nonviolenta.




Tutte queste relazioni, se vissute con calore, immediatezza, schiettezza, fiducia, coraggio, portano a forme costruttive sociali ed individuali che, seppur diverse ed in modo diverso, hanno un ritorno funzionale su entrambi i fronti: quello personale e quello sociale.





Tutelare il bene comune. Riscoprire la dimensione comunitaria e conviviale, creando ecosistemi armonici con chi ci sta vicino escludendo o limitando le relazioni economiche. Preservare quel poco veramente necessario alla vita serena di tutti.


Bandire le leggi dell’utile, dell’egoismo e del mercato, nella ferma convinzione che un ambiente composto da individui sereni ha conseguenze benefiche per tutti.


Ricercare la stima, la riconoscenza, il lustro, nelle interazioni reali con gli altri e non nel potere o nella disuguaglianza materiale.




lunedì 9 marzo 2009

Giornata difficile!

L’8 marzo è stato sempre, nella mia storia di donna, e nella storia di tutte le donne una giornata difficile.
Una di quelle giornate fraintese, dove quasi quasi più che al sistema maschilista ne voglio a quelle donne che festeggiano la loro pretesa indipendenza in pizzeria, adorne di mimosa a guardare un coglionazzo che fa lo strip tease .
Passati gli anni dei collettivi, dove le donne si mettevano a nudo per crescere insieme ed insieme portavano in piazza il loro dolore, i loro diritti e le loro rivendicazioni di parità, pur nella specificità del loro femminino.
Quest’anno
ho deciso di dedicarlo ad una persona che ha sempre disapprovato questo mio essere donna consapevole:
sono andata al cinema con mia madre.
Speravo che capisse, attraverso un mezzo da lei più amato del colloquio con altre donne, quanto poco c’era per tutti della felicità da lei tanto sbandierata nella società ante ’68. Speravo che potesse fare una serena (vista l’età) analisi dei suoi tempi di giovane madre, giovane sposa piccolo borghese e
provasse finalmente una scintilla di perplessità verso quel tipo di società che annullava le donne.
Speravo potesse provare un briciolo di empatia per una donna che, non da sola, si badi bene, ma insieme al suo uomo, progettava una vita “viva”.

L’ho portata a vedere Revolutionary Road.

La visione del film la deve aver turbata molto, perché incurante degli sguardi biechi degli altri spettatori, non ha finito un momento di stropicciare un giornale che aveva in mano.
Quando è finita la proiezione, il suo commento è stata veramente l’ultima drammatica scena del film:
“oh, ma che matta, non era mai contenta di niente, non sapeva nemmeno lei quel che voleva! L’attrice è brava ma mi è antipatica ”.

Da quel momento, ho pensato che veramente noi donne abbiamo un bel fermarci a pensare al nostro essere donne in questa società.

Ogni anno, una cadenza fissa di riflessione, riflessione sulla prevaricazione, la disparità di trattamento, i diritti negati, ma fino a che ci rifiuteremo di “guardare” alla nostra imbecillità, consentiremo ad una società maschilista e guerra-fondaia di plagiarci, di prevaricarci, di abusarci.
Fino a che non avremo occhi per guardarci, orecchie per ascoltarci, bocche per parlarci e cuore per amarci,
riempiremo le pizzerie e basta, con buona pace dei cosiddetti “benpensanti”.

mercoledì 21 gennaio 2009

venerdì 12 dicembre 2008

Sua Santità permette?!


Quell'onestuomo fatto Santo, indossava quest'abito prima di certi discorsi.
Posso pensare che lei non miri così in alto,
ma almeno ad un po' di coerenza, sì!

venerdì 28 novembre 2008

allora?


e la sinistra?
finalmente ho trovato una risposta chiara e sintetica in una intervista ad Erri De Luca
"non è un'opposizione, ma una concorrente: cerca di vendere lo stesso prodotto ma con meno efficacia"
wow, colpiti ed affondati!

martedì 7 ottobre 2008

Biŏun o del vivere

Simbiosi = forma di vita associata fra individui di specie diversa, con beneficio reciproco.

Ci sono persone che non conoscono il meraviglioso significato della parola simbiosi.

Sono persone spesso dai modi molto gradevoli, ma che hanno il potere di vivere degli altri invece che con.
Assomigliano un po’ ai parassiti, organismi che vivono a spese di altri organismi, spesso riducendone la qualità, fino a sopprimerla del tutto.
In genere queste persone non agiscono con malignità, ma instancabili succhiano, assorbono idee, energie, pensieri. Arrivano ad appropriarsi anche delle esperienze di vita, dei ricordi, delle amicizie, nella illusione di avere una vita propria.
Si insinuano in qualsiasi tessuto degli organismi-ospitanti e spesso questi lasciano fare, per quieto vivere, forti del fatto che ciò che è veramente proprio è facilmente condivisibile.
Ma alcune specie di parassiti non sono proprio così inoffensive!
Primo: viene a mancare lo scambio cellulare. Vengono tolte sostanze cellulari, ma mai rimpiazzate o affiancate da altre che ridiano vita all’organismo. Il rinnovo cellulare è conditio sine qua non per la vita. Secondo:i parassiti possono allargare la loro sfera d’azione. Come fossero simbionti, agiscono all’esterno, col materiale degli organismi ospitanti. Azione che sarebbe anche sopportabile, se la loro struttura non gli avesse impedito di recepirlo nel modo giusto e se non lo spacciassero per proprio. Per cui, fuori, si avrà un vago e deformato riflesso del materiale originale che andrà ad inquinare i rapporti tra gli organismi-ospitanti e l’ambiente e, di conseguenza, brucerà loro ogni possibile forma di sviluppo compensativo all’esterno.
Se poi i parassiti hanno, una ancorché vaga coscienza del loro stato larvale come individui, ecco che ci sono le complicanze date dai vari sensi di inadeguatezza e di rivalsa. E così, quello che poteva essere un modo, un po’ infantile ma costruttivo, di incamminarsi sulla strada della simbiosi, si trasforma in una lotta alla distruzione subdola, continua, totale.

Mi sorge una domanda: ma che faranno alla morte degli organismi-ospitanti, si trasformeranno in saprofiti?
Non sarebbe più facile, formativo e gratificante, sviluppare una propria personalità e procedere ad una vita in simbiosi, partendo dalla coppia preferenziale alla società in senso più lato?

lunedì 6 ottobre 2008

feste di ringraziamento



In tre giorni sono stata a due feste di ringraziamento. Denominatore comune: il servizio e la differenza.

La prima festa era per ritrovarsi tutti insieme in nome della fraternità francescana. Praticamente, in un bello spazio, messo a disposizione dai frati francescani, un certo numero di persone si è ritrovato per, cristianamente, parlare del “servizio francescano”.
Sono stati premiati i personaggi che a vario titolo e in varia misura “servono” gli emarginati. Premi a chi, nella sua meravigliosa “pochezza”, diventa magnifico donando tutto sé stesso e premi a chi, mette a disposizione il suo sapere, il suo potere, i suoi soldi.
Presenza pressoché nulla dei cosiddetti “altri” a cui è rivolta l’opera.
I premiati erano stati avvertiti, con lettera, del conferimento ed erano presenti, quasi tutti in tiro e con famigliari. Introduzione, conferimento, consegna e ringraziamento da parte della massima autorità. Discorsetto di alcuni premiati. Foto di rito, battimani. Mi è sembrato un filino fariseo, ma sono venuti alla luce anche operatori il cui lavoro, quasi mai menzionato, è veramente francescano e servizi ingegnosi, a largo spettro.
Un modo di occuparsi del prossimo tra il francescano ed il berlusconiano. Qualità illustrate magnificamente dal buffet, che, allestito francescanamente, è sparito in un fiat berlusconiano.

Due giorni dopo, la seconda festa di ringraziamento: per il raccolto coi suoi frutti, per l’opportunità di vivere “comunque”.
Dentro e tutt’intorno ad una cascina e nei suoi campi si sono ritrovate centinaia di persone.
C’erano visi sereni, gente che si sorrideva, gente che offriva i frutti del raccolto e quelli del suo lavoro, gente che aveva cucinato per giorni, mangiare buono ed abbondante, e più gente arrivava e più cibo e affabilità comparivano. La gente condivideva il pane, il posto, la gaiezza. Fiori dappertutto che nessuno calpestava o strappava.
C’erano il sole, i campi coltivati, le favole, la casa tutta aperta per chi aveva bisogno di riposo, chi voleva curiosare, fare musica. In mezzo, sorridenti, felici c’erano loro “i differenti”.