mercoledì 26 gennaio 2011

27 gennaio 2011




Mattina, freddo cane. Mi lavo rabbrividendo e mi vesto in tutta fretta. Giorgio accende la stufa. Mangiamo la nostra tazza di yogurt, un caffè. Neve, freddo. Si rimanda tutto a tempi migliori. Attesa, freddo.
Sera, freddo. Si cena presto: una zuppa calda. Ci si infila cappello, giacca e sciarpa e si va in biblioteca a vedere il telegiornale. Freddo.
Si va a letto, il bicchiere d’acqua sul comodino. Qualche volta ghiaccia e si rompe il bicchiere.
Siamo fortunati la nostra è una scelta, masochista in questo periodo dell’anno, ma una scelta.

Nei lager loro non sceglievano.

Questa notte,
memore delle fiabe nelle quali chi,
fuggendo l’orco,
si perde nel bosco
ma trova il coraggio di camminare nel buio guidato da un lumino lontano,
terrò acceso un cero alla finestra.
Terrò acceso il cero che non ho potuto accendere 66 anni fa.

Per non dimenticare,
per chiedere scusa,
per non ripetere,
perché come scrisse Shakespeare:

tutti possono dominare il dolore, tranne chi lo prova

venerdì 14 gennaio 2011

O me la dai o scendi!


Come è andata è andata, anzi visto come l’ha messa a ricatto Marchionne, spero che i lavoratori della FIAT di Torino abbiano votato il sì. Non che sia una garanzia per il futuro, ma almeno possono usare quel po’ di ossigeno che gli rimane per cercare di fargli il c. prima che lui finisca di farlo a loro.
In questo momento in Italia, loro, per quanto disagiati e ricattati, possono reputarsi fortunati di avere un lavoro. Ci sono tante, troppe persone che non l’hanno, l’hanno perso o non l’hanno mai trovato, ce l’hanno mal pagato e senza nessun diritto, precario, c’è chi è in cassa integrazione, chi non sa più se vivere o morire, insomma c’è gente che sta infinitamente più disperata di loro.

Quando, acquisite certe sicurezze, si è cercato di passare ad un discorso di dignità del lavoratore, di equità:
meno lavoro, lavoro per tutti,
la gran parte di quelli che si erano affrancati ha pensato solo a sé stessa. La chimera del sentirsi qualcuno, finalmente; il poter consumare liberamente senza accorgersi di diventare limoni da spremere.
La bulimia del consumo senza fine:
un televisore, due televisori, una casa, due case, una macchina, due macchine, un telefonino, due telefonini. Finita l’epoca “dell’uno addosso l’altro al fosso”, ci vuole l’armadio a 8 stagioni, la mega scarpiera, il frullino, il grattì, il mixer, la ginnastica per tonificare, sembrare giovani, essere o farsi la mignotta/o, la vacanza al mare d’estate, quella in montagna d’inverno, il Club Mediterranée, Sharm el Sheik, Cuba, e così via….. senza fine, sempre più consumatori di tutto,
sempre più lontani dalla soddisfazione e dall’equità!

Basta battersi per l’edilizia popolare, così il mercato degli affitti sale alle stelle e conviene fare un mutuo.
Basta battersi per i mezzi sociali, così tutti possiamo avere due o tre macchine in famiglia, ci possiamo svegliare quando ci pare, scaccolarci comodamente, fumare, andare a prendere i figli a scuola in macchina.
Peccato che poi dobbiamo alzarci prima perché le strade sono intasate, dobbiamo litigare per fermarci in terza fila in attesa dei figli.
Peccato che i figli si schiantino il sabato sera.
Le creature crescono auto-centrate , rimbalzate tra corsi di ogni tipo, debbono avere tutto ciò che è status symbol.
Son così devastati che si convincono veramente di essere solo se appaiono, se consumano.
Sono spesso disorientati, insicuri, incapaci di prestare attenzione a ciò che stanno facendo per più di cinque minuti .
Sono sociali solo quando giocano a calcetto, non si dividono più niente, non dico la merendina, ma nemmeno una canna, preferiscono calarsi qualche pasticca.
Peccato che siano soli.

Dopo le guerre la gente scioccata trova il coraggio di riprendersi, di reinventarsi una vita partendo dai bisogni primari, dai valori di base: condividendo, ricostituisce la società…

Il ricatto di Marchionne, dovrebbe farci l’effetto di una guerra e farci riconsiderare che
il futuro non è nella delocalizzazione vista semplicemente come sfruttamento di altri,
ma nella redistribuzione globale del lavoro.
Dovrebbe ricordarci l’importanza di stabilire nel proprio singolo animo quello che è
lo stato dei diritti e dei doveri di ogni essere umano sia esso lavoratore o datore di lavoro.

Dove erano i sindacalisti delle fabbriche quando in occasione di partite di calcio c’era un assenteismo del 70%?
Come hanno potuto accettare i lavoratori che i sindacalisti si spartissero le quote di assunzione nelle fabbriche?
Come hanno permesso i titolari delle piccole imprese artigiane a cui era rivolta la Legge Biagi, che questa venisse impugnata dai soliti furbetti e trasformata in una forma di sfruttamento e di ingiustizia sociale?
Come possono permettere i lavoratori a tempo indeterminato che loro compagni vengano fatti lavorare con contratti fasulli a tempo determinato?
Come si è permesso che una cronicità dello straordinario non fosse letta come esigenza di altri lavoratori?
Come ha potuto essere reintrodotto il caporalato sotto veste di agenzie di lavoro interinale?

Forse domani, che abbiano votato sì o no, alla FIAT, ci conviene, riconsiderare il nostro modo di vivere e recuperare la dignità come esseri umani, come lavoratori o datori di lavoro.

Perché questi sono i guai che prima o poi capitano quando, per pigrizia o per non apparire dei proletari, si accetta un passaggio in canna, senza verificare se la bicicletta è da uomo o da donna.


lunedì 10 gennaio 2011

Non siamo riusciti a farci capire …



Parole sagge per i più, ma a me viene voglia di urlare:
chi non è riuscito a farsi capire?!!!!!!

Secondo la ben nota frase fatta per cui fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce, gli italiani, in generale, sembrano ricordarsi solo del piombo degli anni della contestazione.

Per fortuna che ci sono persone come Capanna, che ha il coraggio di parlare di ‘anni formidabili’ o persone come Piero Sansonetti, che ci ricorda pubblicamente le conquiste epocali derivate da quegli anni:

tentativo di portare i diritti delle donne sullo stesso piano di quelli maschili (l’ultimo passo era del 1946 – il diritto al voto!)
Legge sul diritto di divorzio (non sull’obbligo, occorre ricordarlo, perché il clero ci ha giobbato molto sopra)
Legge sul diritto di aborto (non la strage degli innocenti come si vociferava). Una legge che ha fermato l’eccidio delle donne che abortivano in clandestinità e che, se non morivano, una volta scoperte, venivano messe in prigione. Beninteso solo quelle che andavano dalle contadine alle proletarie. Dalle borghesi in su si abortiva già, tutelate dalle pie madri, nelle cliniche private.
Leggi che riformavano la Sanità pubblica (tante, non solo la Legge Basaglia).
Diritto allo studio, eliminazione di quelle scuole d’indirizzo che ti discriminavano già a 10 anni.
Corsi di recupero per chi non aveva conseguito il titolo minimo (le famose 150 ore pagate dalle aziende ai lavoratori, ma i cui corsi erano tenuti gratuitamente senza alcun contributo, altro che quelli di riqualificazione di adesso che sono un business lucrativo)
Equo canone
Fascia sociale per l’erogazione ed il consumo dell’energia elettrica.
E altro….

Ora, nell’era del nano, delle scosciate, dei saltimbanchi, dei firmaioli,
le cose che contano sono il potere ed i soldi.
Vi è una amoralità così diffusa ed astrusa
che ci si permette di farsi una sana risata all’uscita di una signora, che
candidamente, con un’iperbole,
mette il dito nell’occhio al sistema.
Quel sistema che pretende di intrufolarsi in casa d’altri,
ufficialmente per educarli a vivere democraticamente
(vedi Libano, Irak, Afghanistan),
ufficiosamente per rubargli l’argenteria.
Ha detto la signora qualche giorno fa:
ma se in Italia, stiamo andando a scatafascio,
siamo in mano a ‘ndrine, camorra, mafia, onorevoli corrotti,
se siamo senza soldi per dare alla Legge i mezzi per combatterli,
perché invece di mandare i soldati in Afghanistan,
non li impieghiamo qui?

Mica male, no?

Chi chiede, a gran voce, che sia sconfitta la malavita organizzata affinché i testimoni di giustizia possano tornare a vivere una vita normale?
Quanto essere rimasto vittima del terrorismo rosso e così tanto più importante del non poter più girare liberamente, dover sparire senza passato, famiglia, futuro?

Anche in questi giorni,
tutti a gran voce a chiedere l’estradizione di un ex terrorista incolpato di essere implicato come mandante o esecutore di ben quattro assassinii.
E se non ce lo danno,
li tacciamo di violare i patti,
perché son comunisti
o perché non capiscono la tragedia di quegli anni.

Tragedia è stato non aver voluto capire le istanze di quegli anni,
avere alzato il tiro apposta per distoglierne l’attenzione,
aver lasciato che altre potenze fomentassero il terrorismo.
Tragedia è stato aver favorito la mafia perché lo contrastasse in quanto propugnatore di idee marxiste
Tragedia l’assioma Kossighiano (assunto tuttora valido)
per assicurarsi una reazione di paura ed ignoranza
che distolga l’opinione pubblica dal ragionare su di un sistema più giusto e, anzi,
gli si rivolti contro:
“basta che facciano cassino in pochi, la gente li condanna tutti, e se non lo fanno da soli … diamogli un aiuttino! “

Ora che si sta svelando l’inganno, e la gente corre il rischio di aprire gli occhi e la mente,
si vorrebbe pure che quelli che, tramite quelle lotte, hanno ottenuto
la sicurezza del lavoro, il frigo, la 600, la tv, le vacanze bianche rosse e verdi,
continuassero a vedere di quegli anni solo il terrorista-assassino.

Sarà anche un assassino da punire.
Ci stò,
ma mi ricordo bene le leggi strane rispolverate allora per incastrare la gente
Per cui
se adesso gli altri Paesi ci rispondono che non se la sentono di avallare quella condanna
perché non ne riconoscono le prove,
chi non ha ancora capito?