lunedì 5 ottobre 2009

Arché



"Non firmare non significa niente"


Credevo che crescere in una Italia del dopoguerra, lacerata da conflitti di appartenenza, di schieramento, di aderenza a degli ideali, di compromissione e compromessi, di scelte dolorose, valorose, di comodo, non fosse facile.
Invece mi sbagliavo.

Io sono figlia di una generazione anteguerra, che mi ha trasmesso tanti valori, da me spietatamente analizzati, ma in gran parte non rigettati, tanto erano fondamentali per il vivere nel consorzio umano.
E, per paradossale che possa sembrare, come risultato, io, figlia di un repubblichino, allevata all’ombra di Sant’Ambrogio, sono anarchica.

Ohibo! Non nel senso di bombarola refrattaria a qualsiasi regola, ma nell’accezione vera e profonda dell’utopia anarchica, quella che vorrebbe
ogni uomo responsabile delle sue azioni.
Ogni uomo coerente con il suo stato di “uomo tra gli uomini”.

Il nostro Stato clericale ci ha imbevuti di un’ideologia cristiana che vorrebbe osservassimo precetti come: ama il prossimo tuo come te stesso, non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te, non uccidere, non rubare, non tradire, ecc.

Lo studiare la dottrina cattolica, mi ha portato non pochi problemi di coerenza e non parlo dei dogmi (alcuni dei quali per altro sconfessati nel giro degli ultimi lustri dalla stessa Chiesa), ma proprio per il doppio binario tenuto dai cosiddetti cittadini (cattolici) comuni o benpensanti italiani, i quali non accettavano di rimettersi in discussione quando i fatti da loro stessi agiti contraddicevano quanto andavano proclamando a gran voce o addirittura esigendo da altri.

Ora sono molto sconcertata,
dopo un’ondata, un conato, un rigurgito di coscienza che ha aleggiato sul cosiddetto mondo civile negli anni 60-70, la mistificazione ha preso il sopravvento.

Alle manifestazioni in favore dei valori famigliari presenziano persone che di famiglie ne hanno due o tre,
a quelle contro il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto etero e omosessuali prendono parte con foga omofobica, pervertiti tout court.
Si sostiene che senza le badanti straniere i nostri vecchi non potrebbero campare, poi ci si rifiuta di metterle in regola per risparmiare quattro lire, e per trombarle senza che possano reagire!
Si fanno guerre mascherati da pacificatori per cercare di ottenere anche quel poco che Paesi poveri hanno, ma non riescono a sfruttare.
Si creano ONG per aiutare i diseredati, i più deboli e ci si specula su sfruttando volontari e destinatari degli aiuti. Ci si arricchisce rubando fondi e materiali, o si smaltisce la merda a caro prezzo.
Si chiudono le chiese, come botteghe, in modo che i derelitti non vi possano trovare rifugio, e se qualcuno osa invocarne l’inviolabilità e la vocazione al soccorso, il prete chiama le Forze dell’Ordine per sgombrare il sacro suolo!
In montagna, sul mare, nei deserti l’uomo ha sempre aiutato gli altri esseri viventi in difficoltà, anche se nemici. Sono regole antiche tra gli Uomini. Ora, attaccandosi a cavilli, si scarica la responsabilità del mancato soccorso, sui limiti territoriali e sull’effettiva capienza dei centri di accoglienza. E il mare, meraviglioso territorio che dovrebbe sanare, già trasformato in discarica, ora diventa anche calvario e cimitero di uomini che credono esista ancora la pietà.
Uomini sfrontati, che dovrebbero rappresentare il popolo si sono dimenticati che dovrebbero legiferare per il benessere di tutti e non solo il loro. Così non si promulgano leggi per combattere la corruzione dei funzionari pubblici che danno i permessi di edificabilità in posti pericolosi, costruiscono ponti, strade o dighe che crollano. Non si promulgano leggi che controllino veramente la sicurezza nelle fabbriche, nei cantieri. Leggi che tutelino le persone da chi tarocca tutto: cemento, acciaio, carte bollate…
Non si fanno leggi che proibiscano alle Banche di proliferare come funghi, usare i soldi per affari sporchi, pulire i soldi sporchi. Non si impone alle banche di anticipare i soldi a chi ha già commesse di lavoro invece di stampare nuovi pezzi di carta senza valore.
No, si preferisce creare disoccupati e discutere su a chi spetti la cassa integrazione, facendo finta di ignorare che gran parte dei lavoratori nel nostro Paese non potrà beneficiarne perchè sono irregolari, in nero o con contratti anomali, tutti rigorosamente senza diritti, sfruttati, umiliati e ricattati.
No, si fa credere agli italiani che per sanare i deficit in svariati campi di intervento sociale è necessario svendere la propria dignità e accettare che i malfattori ripuliscano il loro denaro. Si premiano i delinquenti che hanno accumulato all’estero denaro sporco e che ora lo puliranno facendolo rientrare col beneplacito dello Stato. Si fa finta di non sapere che gli evasori veri, quelli col denaro pulito, ma che non credono nella giustezza del sistema di tassazione, non lo riporteranno comunque il loro denaro.
Cos’è questa protervia che nega pure il diritto di essere poveri conservando la dignità. Perché non si riconosce alla gente il diritto davanti alle bugie, alle corruttele, di dire: non ci sto!

Arché, arché che tutto hai corrotto!

Ho guardato esterrefatta la reazione stizzita di un Presidente, che credevo abbastanza saggio da rispondere pacatamente ad un onesto cittadino che lo implorava di non avallare quest’ultimo vergognoso regalo ai malfattori (veri!). Perché tanta insofferenza? Perché umiliarlo con un: taccia se non sa!. Perché?
Forse lui sa qualcosa che non può essere reso pubblico? Altrimenti perche non ce lo spiega? O perché non ci spiega come mai lui, messo come ultimo baluardo garante la democrazia, ascolta le ragioni di coloro che corrompono e si fan corrompere invece di quelle del popolo che rappresenta?
Forse perché le lotte della sua giovinezza sono lontane e ora i politici si propongono come rappresentanti del popolo senza avere la minima intenzione di ascoltarlo, né prima, né dopo. Attirati solo dai lauti stipendi che riescono ad avere senza alcuna richiesta di corrispettivo merito. Ora, questi politici, se smascherati come esempi fallaci o nell’abuso della professione, fanno finta di non sentire la vergogna e restano pervicacemente attaccati alla poltrona, abbarbicati ad uno scranno sul quale si legge il giornale, si dorme, si telefona, si fanno gazzarra e combine, quando addirittura non ci si esime dall’assentarsi oltre il lecito o in momenti cruciali.

Arché, arché quando tornerai ad essere compagna di saggi, impugnata da probi?

Ora sempre più sviliti, ci viene indicata solo la strada dell’appiattimento verso il basso, verso il peggio.
Non si accetta la verità dei fatti, si tacciono, si mistificano e se qualcuno osa raccontarli pubblicamente si manda un fariseo, cui la sorte ha regalato il ghigno di un nano di corte, e che crudele come tutti i nani e asservito al suo padrone, fustiga, deride e umilia i più deboli: signorina come si guadagna da vivere? Ripetuto all’infinito al fine di coprire anche quelle poche scuse pietose ….

Ma quant’è difficile vivere ora vivere onestamente e coerentemente, altro che il dopo-guerra!