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mercoledì 10 dicembre 2014

Non sono clandestina , non sono straniera comunque la mia famiglia viene da lontano nel mondo.




Parte della mia famiglia è partita da un lontano paese della Scozia.
  
Come mercanti avevano la curiosità di provare i mercati nel Nuovo Mondo, allora appena scoperto. Hanno assistito alla creazione di un Impero, ne hanno fatto parte e come suoi rappresentanti sono tornati nella vecchia Europa, in Africa ed in Asia.

Ora i loro discendenti, sono presenti nelle due Americhe, in Europa, in Asia.

Molti di noi si conoscono, si amano, pur essendo tutti profondamente differenti, 
improntati dalla cultura e dall’educazione del Paese nel quale sono cresciuti.


Mi riesce molto difficile capire confini, barriere, distinguo come “noi” e “loro”. 
Sono cresciuta in una società che aveva appena abbandonato il “Voi” come forma di rispetto, per cui alle persone più anziane di me do ancora del “Lei”, ma a tutti gli altri do del “tu” e 
a qualunque persona io incontri 
sull’ascensore condominiale, per strada o su un sentiero di montagna 
sorrido, do la mano o un abbraccio e anche se,
 razionalmente non credo più in un Dio definito, dentro di me sgorga silente un

 “Dio ti benedica!” 


Nella giornata commemorativa dell'istituzione della prima Carta dei Diritti dell'Uomo

venerdì 17 ottobre 2014

EBOLA

Cari avaaziani,



L’Ebola presto potrebbe minacciarci tutti, e quello di cui c’è più bisogno per combatterlo sono i volontari. Se anche solo 120 dottori nella nostra comunità si offriranno volontari, *raddoppieremo* le forze in Sierra Leone. Ma servono anche altre figure, con diverse qualifiche. Questo è un appello a mettersi al servizio dell’umanità nel modo più profondo possibile, ad accettare un pericolo per aiutare il prossimo.Clicca per saperne di più, e per ringraziare chi sta decidendo con coraggio di farsi avanti:


Agisci ora
Tre settimane fa in centinaia di migliaia abbiamo deciso di organizzarci fuori da Internet per combattere il cambiamento climatico. Ora dobbiamo fare esattamente lo stesso per fermare l’Ebola.
Il virus sta andando fuori controllo. In Africa Occidentale i casi raddoppiano ogni 2-3 settimane e secondo le ultime stime entro gennaio potremmo arrivare a 1 milione e 400mila persone contagiate. Con queste cifre l’emergenza potrebbe presto diventare mondiale. 
L’Ebola è stato più volte circoscritto a pochi casi. Ma le dimensioni dell’epidemia attuale hanno mandato nel caos i fragili sistemi sanitari della regione. In Liberia c’è meno di 1 dottore ogni 100mila abitanti. I governi stanno mandando aiuti, quello che manca è proprio il personale medico necessario a fermare l’epidemia.

Ed è qui che possiamo fare la differenza. 39 milioni di persone ricevono questa email. Il nostro sondaggio di qualche mese fa mostra che il 6%, 2 milioni di noi, sono dottori o infermieri. E, di dottori, ne basterebbero 120 per *raddoppiare* quelli oggi presenti in Sierra Leone. 
Servono anche altri volontari: tecnici di laboratorio, logisti, esperti idrici e trasportatori. Partire volontari significa molto più che dedicare il proprio tempo. Significa rischiare. Sono già morti diversi professionisti sanitari per combattere l'Ebola. Ma se esiste una comunità pronta a prendersi questo rischio per l’intera umanità, beh, quella comunità siamo noi. Io e altri del team di Avaaz siamo pronti a partire insieme a voi verso il fronte della crisi.
Ascoltare il nostro istinto può portare a cose grandiose. Se sei un professionista del settore sanitario o hai altre capacità che possono essere utili, ti chiedo di prenderti un momento, ascoltare quella parte di te di cui sai di poterti fidare, e seguirla.
Clicca qui sotto per offrirti come volontario, leggere i messaggi di chi si è fatto avanti sui motivi della loro scelta, e lasciare il tuo messaggio di ringraziamento e incoraggiamento per tutti loro

https://secure.avaaz.org/it/ebola_volunteers_thank_you_3/?bKZMKfb&v=47539

Candidarsi come volontaria o volontario è solo un primo passo. Dovrai conoscere bene l'inglese o il francese. E ti serviranno, e dovrai fornire, molte più informazioni per capire se sei la persona giusta per una delle posizioni disponibili. Dovrai probabilmente discuterne con la tua famiglia, e anche più tardi potrai fare un passo indietro se lo vorrai. Avaaz sta lavorando con Partners in Health, Save the Children e gli International Medical Corps, tre delle principali organizzazioni al lavoro contro questo virus. Siamo anche in contatto con i governi di Liberia, Sierra Leone e Guinea, e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. 
Esiste un rischio sostanziale, ma ci sono anche metodi sicuri per ridurre questo rischio. L’Ebola si trasmette tramite i fluidi corporei, quindi prestando estrema attenzione al contatto fisico si può minimizzare il contagio. Fino ad ora sono già morti 94 professionisti sanitari in Liberia ma erano quasi tutti lavoratori locali, che purtroppo sono equipaggiati molto peggio dei volontari internazionali. Con le giuste cure, le possibilità di sopravvivere al virus sono superiori al 50%
In molti abbiamo lavori che ci portano a rischiare la vita continuamente: da chi lotta ogni giorno il crimine organizzato, a chi si batte per i diritti degli ultimi, o la sicurezza di noi tutti. Rischiare la vita per gli altri è la risposta più forte che si può dare alla domanda “per cosa vale la pena di vivere?”. Prendersi questo rischio per affrontare l’Ebola, significa affermare che quel qualcosa per cui vale la pena vivere siamo tutti noi, ovunque nel mondo: 

https://secure.avaaz.org/it/ebola_volunteers_thank_you_3/?bKZMKfb&v=47539

Se Ebola andrà ulteriormente fuori controllo, presto potrebbe essere una minaccia per tutti. Il fatto che un sistema sanitario debole in una piccola nazione possa far crescere questo mostro fino a farlo diventare una minaccia per il mondo intero ci fa capire quanto siamo interconnessi. Ma questa connessione va al di là del mero interesse. Siamo, tutti noi, un’unica comunità di esseri umani. Stanno cadendo tutte le bugie che ci hanno diviso sulle nazioni, la religione, la sessualità, e ci stiamo rendendo conto che siamo un solo popolo, una sola tribù. Che una giovane madre e sua figlia in Liberia temono le stesse cose, e amano le stesse cose, di una giovane madre e sua figlia in Brasile, o in Olanda. E da questa consapevolezza nasce un nuovo mondo. Dallo sconforto più buio si accendono le luci più abbaglianti: dagli abissi dell’incubo Ebola, possiamo scoprire un mondo nuovo fatto di un popolo solo, persone unite dall’amore e dalla voglia di lottare, e di sacrificarsi, le une per le altre.  
Con speranza e determinazione,
Ricken, John, Alice, Danny e tutto il team di Avaaz



é bello guardarsi intorno, osservare con gioia e meraviglia, la natura che ci circonda, guardare i nostri cari ridere e gioire e sapere che sarà così per .... sempre.

Riflettere su quanto scritto sopra è ancora più importante, sono 2200 i volontari che hanno risposto all'appello, grazie ai ragazzi di Avaaz e a tutti loro e a tutti gli altri che si stanno adoperando per aiutare i nostri fratelli sofferenti.

venerdì 14 febbraio 2014

ho danzato da sola con un bilione di donne


14 febbraio 2014

Oggi la melensaggine consumistica è stata soverchiata dalla forza di un ballo corale:
1 bilione di donne ha ballato per protestare.
1 bilione di donne in tutto il mondo si è unito per protestare nel modo più antico.

L’unico modo che i deboli e gli oppressi hanno da sempre usato, anche in cattività, 
per far sopravvivere la speranza, per protestare,
 hanno danzato  unite per ricordare tutti i soprusi loro fatti in quanto donne: 
donne prede di guerra, donne violate per spregio, donne ricattate da una società maschilista, 
donne neglette per fare posto ai fratelli, donne usate come merce per arricchirsi, 
donne punite ed uccise solo perché cercano di essere sé stesse.

Ho ballato con loro, vicino al viburno tino in fiore,  in un ronzio di api felici, 
felici di trovare alla fine dell’inverno una fioritura così abbondante.

Mi è parso un segnale. 
Ho pensato al bilione di donne danzanti come alle api, 
tutte insieme nel cogliere anche un attimo di speranza con gioia,
 tutte determinate a far sopravvivere lo sciame fino a giorni migliori.


Ho danzato da sola con 1 bilione di donne.


sabato 21 settembre 2013

girano le stelle nella notte ed io...



Notte di luna piena, 
notte insonne.

Sarà per il caffè serale, per la luna, sarà per aver ascoltato il discorso (per fortuna solo in parte!) del delirante.

Mentre lo ascoltavo cercando di non incavolarmi troppo, mi è venuto in mente un servizio fatto diversi lustri fa in Croce.
Rientravamo da un servizio stanchi e provati nello spirito, i nostri vent’anni sentivano l’esigenza di riprendersi; quando l’autista, guardando nello specchietto retrovisore, ha visto che ci seguiva una Ferrari e ce l’ha comunicato. Improvvisa si è accesa nella testa di tutta la squadra una lampadina: fermiamolo, carichiamo lui e gli prendiamo le chiavi della Ferrari, poi lo portiamo al Paolo Pini (manicomio milanese) e diciamo che dà in escandescenze perché è affetto da manie di grandezza, prima che gli credano facciamo a tempo a farci una nottata brava con la Ferrari! Un mare di risate ed il groppo in gola se n’era andato.

Perché in questi anni nessuno ha mai pensato di fare lo stesso scherzo al nano?
Come quando se la tira dicendo: “cercano di eliminarmi per via giustiziaria”. Come mai, in 20 anni, nessuno l’ha eliminato semplicemente per via?

Ma, forse tutti quegli italiani che lui reputa solo dei coglioni sono più saggi di quanto si creda.

Ecco, la mia serata si è imbastardita così, i disagi si sono sommati ed hanno scacciato totalmente il sonno.

Così la testa cerca rifugio nei ricordi belli e tornano in mente il cielo stellato sul mare, l’aria salmastra e le parole di una vecchia canzone:

Girano le stelle nella notte ed io
Ti penso forte forte e forte ti vorrei …
Non conosco la ragione che mi spiegherà…
E se il cuore batte forte non si fermerà …
C’è una luce che m’invade ed io non posso più dormire
Mi sconvolge l’emozione e non so perché …
Scoppia nella notte il sentimento mio
Ti sento forte forte e forte ti vorrei



giovedì 14 marzo 2013

Lettera aperta ai compagni catto-comunisti


Lettera aperta ai compagni catto-comunisti




Cari compagni,

ho letto ieri che siete molto contenti che questo nuovo Papa venga dalle Americhe e che abbia scelto un nome evocativo di una vita spesa al servizio dei poveri.

Primo, vorrei ricordarvi che politicamente un nome non corrisponde sempre alle promesse, per cui è presto per esultare.

Secondo, questo Papa viene dalle file dei Gesuiti, i Soldati di Dio, ai quali dobbiamo Inquisizione e Guerre di Conquista in nome di Dio. Non a caso non hanno ripudiato ufficialmente il recente “Gott mit uns”.

Ma queste sono cose abbastanza remote e allora torniamo ad un passato più recente:

Congresso di Medellin, 1968. La Chiesa sudamericana, tutta, discusse sulla necessità di adottare la Teoria da libertaçao. Vinse la componente legata ai poteri forti e non fu minimamente presa in considerazione.

Personalmente ho incontrato, all’Aeroporto di Fiumicino, uno dei partecipanti inviato a spiegare all’allora Papa cos’era questa Teoria e a chiederne l’ intervento. Se ne andava, dopo un fermo diniego, molto abbattuto e mi ha consegnato una copia che aveva portato in più a Roma da dare a chi avesse voluto perorare la causa della Chiesa dei poveri.

Ho ancora quella copia, che, coerentemente, è rilegata in cartoncino grigio, battuta a macchina. Per noi a Nuova Ostia, all’Acquedotto Felice e nelle altre Borgate romane dove eravamo impegnati con i preti operai, era già realtà.

Il sogno della Chiesa dei poveri è stato schiacciato e buttato via dal Potere della Chiesa dei ricchi.

Spero che questo nuovo Papa, essendo maturato, riveda la posizione tenuta dalla sua Chiesa a Medellin e ci stupisca , riprendendo in esame la Teoria da libertaçao, non sarebbe meno di quanto fece Woytila quando parteggiò apertamente per il Movimento Operaio Polacco.

Piccoli passi, che una Chiesa conservatrice, dovrebbe a chi crede in quanto insegnato e messo in pratica da Cristo e dal suo seguace Francesco.



domenica 30 dicembre 2012



Per chi trova che sia troppo marxista dire che

“ la rivoluzione deve essere continua”

ecco una perla di Pirandello



. . Perchè una realtà non ci fu data e non c’è;
ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere;
e non sarà mai una per sempre,
ma di continuo e infinitamente mutabile. .


Guardo questo mare e penso ai prossimi mesi.....

venerdì 28 settembre 2012

Un po' di meritata voga



La notizia di per sé all’inizio non mi aveva colpito, che Sallusti fosse stato condannato a 14 mesi di galera mi sembrava un atto di giustizia tout court. Invece oggi mi ha veramente colpita la bagarre sollevata da tutti i giornalisti e parlamentari.

Escludendo da qualsiasi analisi di merito i politici, che ormai sono completamente declassati in qualsiasi scala dei valori, è tanto che penso che siano rimasti ben pochi giornalisti ed ancor meno giornali affidabili.

Da troppo tempo alcuni quotidiani pubblicano solo spazzatura, articoli con titoli ad effetto per deformare la percezione dei fatti. Usano il sistema dello scandalo, vero o presunto, non importa, tanto nella memoria collettiva rimane solo la loro accusa.

La sospensione di Feltri, sarebbe stata una vergogna per chiunque, non per lui. La sua certezza di essere la “mano longa” del padrone, lo ha fatto semplicemente cambiare di titolo all’interno della redazione del quotidiano e continuare con l’usuale tracotanza a darne il la. La radiazione di Farina, non gli ha impedito di continuare a scrivere ed essere pubblicato sotto pseudonimo dall’unico-ignaro Sallusti.

Dov’era il signor presidente dell’Ordine dei giornalisti, che stamane ricordava la loro punizione come esemplare e sufficiente a garantire la giustizia in nome della libertà di stampa?

L’impressione è che queste e tante altre persone, conoscendo gli italioti garantisti, abbiano continuato a fare come gli veniva richiesto dal “padrone” per i suoi fini, sicuri che, in caso di condanna, qualcuno gli avrebbe permesso di giocarsi la carta dei “duri e puri”.

Parole di Sallusti al TG ieri sera: “… per sfuggire alla galera, non chiederò l’affidamento ai servizi sociali, perché non sono da rieducare, né chiederò la grazia perché ho fatto il mio dovere …” (sic!) e oggi, guarda caso, il cosiddetto onorevole Farina, si è confessato autore dell’articolo per il quale è stato incriminato Sallusti e ha chiesto la grazia per il condannato.

Perché aiutare delle persone senza scrupoli a farla franca solo per eccesso di garantismo o di pavidità nei confronti di un ipotetico futuro di perseguitati in nome della verità?

Perché Sallusti, non dovrebbe pagare? Forse perché la macchina del fango sulla Magistratura non deve fermarsi?

Oggi ascoltavo alla radio la dichiarazione spudorata del Presidente dell’Ordine dei “giornalisti” e poi quella di Feltri, che combaciavano. A tutti e due il “padrone” ed il suo partito avevano promesso, fin dai primi del 2000, una rettifica della attuale Legge sulla stampa. Peccato che ci sia stato solo l’emendamento Cirielli, e la Legge, a loro dire “buona” si sia persa nei meandri di Montecitorio … L’Ordine ha avuto ben due lustri per farsi valere e farla valere con gli argomenti che ha sbandierato oggi come “libertari e democratici”!

Perché l’Ordine dei Giornalisti, con le sue condanne”esemplari” non è arrivato prima della Magistratura? Non dovrebbe garantire la veridicità delle notizie, l’obiettività nel commento delle stesse, il rispetto delle credenze politiche e di fede, la non offesa ed il non dileggio delle parti avverse?

È solo il mancato rispetto di questi ovvi comportamenti di base che ha portato alla condanna di Sallusti da parte della Magistratura.

È inutile che si offendano se uno li definisce una Casta, tanto lo sono; anche su Rai3, oggi, nessuno ha avuto il coraggio di rintuzzare un sedicente giornalista che insinuava che il Giudice avesse fatto ricorso solo per esosità.

Incomincia ad essere lunga la lista di quelli da cui Dio dovrebbe difenderci, se ora, ai delinquenti comuni e ai politici, si aggiungono anche i giornalisti ed i “cavalieri”!!!!

sabato 19 maggio 2012

Banda Bassotti




Questa piccola nota su cui meditare è per le mie figlie, che erano molto piccole, o per quegli amici giovani che non erano ancora nati, quando sono successe le cose su cui vorrei che meditassero per sapersi regolare.

Negli anni 1977/78 in Europa si tenevano le elezioni presidenziali nei  principali Paesi (Germania, Francia, Italia)

Alla prima tornata per le presidenziali francesi vinse la sinistra, la Germania la seguì a ruota; stavamo per votare anche in Italia e… nonostante un tenace lavoro preparatorio tenuto prima (a base di stragi), si aveva netta l’impressione che anche qui stesse per prevalere la sinistra (intendiamoci bene era già passata l’infatuazione maoista, la ribellione contro tutto ciò che era a stelle e strisce).

Gli italiani, nonostante fossero tirati da una parte e dall’altra a suon di gambizzazioni e stragi, stavano per decidere con la loro testa.

Ed ecco esplodere il caso Moro. (Moro, nonostante fosse della DC, era per un dialogo con la sinistra, non un’apertura, solo un dialogo tra una persona pulita che voleva capire e gli italiani che stavano al contradditorio).  Hanno rapito proprio lui e nessuno dei suoi si è mosso per aiutarlo.

Così la banda bassotti, indossata la maschera, ha avuto mano libera per ingabbiare e reprimere chiunque girasse la testa a sinistra. Colpo nello stomaco agli degli italiani o agli europei tout court. La seconda mandata in Francia registra un cambio di direzione, in Italia pure la gente abbassa la testa ed abbozza. Solo in Germania Wenders osa porre delle domande col suo "Deutschlander Herbst".

Gli anni ci hanno dimostrato che i servizi avrebbero potuto evitare stragi, gambizzazioni, uccisioni, il rapimento e l’esecuzione di Moro e anzi, a me è rimasto qualche dubbio pure su chi abbia agito veramente. Gli anni hanno anche dimostrato che mafia e potere politico sono sempre stati strettamente connessi.

Pensiamo a come stiamo adesso

  • Teniamo presente che la banda bassotti è sempre al potere, anche se con altri volti sotto le maschere (checché se ne dica, anche se da onorevoli sono passati a senatori, alla Camera almeno per loro c’è stato un ricambio generazionale!).
  • Pensiamo ai risultati dei processi per i fatti di Genova, di Piazza della Loggia,
  • pensiamo al recente ferimento di un Dirigente e alla pista anarchica subito evocata,
  • pensiamo all’attentato di stamane ….

Pensiamo al fatto che metà dei capi europei sta seduto sui carboni ardenti, in ostaggio ad un meeting americano. Non penso a Obama, penso alla banda bassotti internazionale.

Un pugno nello stomaco agli italiani e .. solo agli italiani?

Banche? Business? Banda bassotti, tout court?




mercoledì 16 novembre 2011

Con quell'aria da buon Uomo




please



senza se e senza ma,


subito




Tobin tax


patrimoniale


riforma della Legge elettorale


riforma delle camere:


fuori i pregiudicati, riduzione del numero degli “onorevoli”, adeguamento degli emolumenti ai livelli europei, abolizione dei vitalizi.



sabato 2 aprile 2011

Kennst du das Land wo die Zitronen blühen….


Kennst du das Land wo die Zitronen blühen….

Vedi amico caro, questo è il paese gentile dove fioriscono i limoni, dove il premier ti promette accoglienza degna e, mentre si compra una villa dove tu fortunosamente approdi, ti lascia a dormire sotto le stelle.

Quale incanto il mare blu ed il cielo stellato sopra di te, peccato il vento, la mancanza di cibo, acqua, toilette.

Però il Governo illuminato pensa a te: ti deporta, su pullman e navi in centri lontani da ogni possibilità di inserimento, dove non troverai lavoro, ma la complice pietà di qualcuno che si girerà da un’altra parte mentre tu scappi.

Ti schederanno, vaglieranno le tue ragioni e dovranno essere valide al contrario di ogni normale logica.

Se non rischi di essere ucciso al tuo Paese, ti rimpatrieranno, perché loro hanno deciso che è un delitto da parte tua cercare di migliorare la vita tua e dei tuoi cari, offrire i tuoi studi, le tue braccia.


Vedi, la nostra è una società strutturata in modo che pochi possano avere il tanto che i più non hanno.

Non è sostanzialmente diversa da quella che ti sei lasciato alle spalle con una rivoluzione.

Qui, quei pochi fomentano le paure di chi poco ha, gli fanno credere che tu finirai per sottrargli anche quel poco che gli è rimasto, lasciano soli coloro che vi hanno accolto per anni dividendo con voi tutto ciò che avevano.


Per te forse è veramente meglio stare o tornare nel tuo Paese che ha riscoperto la dignità, che qui s’è persa nelle stanze del potere.

È molto probabile che tu abbia un futuro migliore nel tuo rinato Paese, piuttosto che in questo di persone rassegnate alle peggiori manifestazioni della sua classe dirigente.


Forse dovremmo venire noi nel tuo Paese per imparare come si fa a far cadere un dittatore ed il suo entourage.

Ma ho la sensazione che il nano bugiardo sia molto simile al suo caro amico libico… non mollerà la presa fino al tanto invocato giudizio super partes.

Allora io continuo a sperare in un grandioso: zooot!

Che incenerisca lui e faccia sciogliere i suoi prezzolati come neve al sole.

lunedì 7 marzo 2011

8 marzo 2011

Oggi, alla vigilia della giornata dedicata “alle donne”, come ogni anno mi raccolgo per fare un piccolo bilancio del mio, del nostro “essere donna” in questa Società. Lo faccio come per tutte le altre feste importanti per trovarmi preparata a dare a questo giorno il giusto valore.

Anche se le origini della Giornata dedicata alle donne sono abbastanza discusse e confuse, la si può identificare con una battaglia portata avanti dalle donne comuniste nel lontano 1907, a Stoccarda, per il riconoscimento del diritto di voto esteso alle donne e caldeggiato da Rosa Luxemburg. Tuttavia l’iconografia vuole farla risalire alle tragiche conseguenze di uno sciopero delle camiciaie americane che si tenne nel 1911. Probabilmente chiuse dal proprietario, 146 donne morirono nell’incendio di una fabbrica.

Per me l’8 marzo, qualsiasi origine voglia dargli, non è un giorno di festa e non riesco a capire come possa essere vissuto in questo senso.

Mi ritornano in mente le manifestazioni dell’8 marzo di tanti anni fa, quando ancora ci si ricordava che il diritto al voto, in Italia, ci era stato concesso solo nel 1946
e ci si ricordava anche delle camiciaie morte nell’incendio a New York,
e
si gridava la rabbia di essere discriminate in quanto donne:
l’obbligo sociale di considerarsi complementari ad un uomo,
fosse esso il padre, il fratello, il marito.

Quante amiche ho avuto, cui la morte del padre ha sottratto un futuro, quando erano magari già all’Università. Laddove non c’erano risorse sufficienti a mantenere il decoro famigliare, per restringere i consumi, si ritirava dagli studi la ragazza. Si sarebbe potuto rinunciare alle vacanze, alla macchina, alla fettina, no, era compito della ragazza rinunciare al suo futuro, tanto lei bene o male si sarebbe sposata e avrebbe avuto altro da fare che esercitare una professione.

Mi ritorna in mente quando si prestavano le case al CISA, perché facesse abortire le donne, seguite da medici e non da mammane.
Sì, perché la sessualità femminile era disconosciuta anche all’interno della famiglia, se una donna rimaneva incinta era colpa sua, era lei che doveva rischiare la pelle se il marito non se la sentiva di accogliere una nuova bocca da sfamare.

Se c’erano uomini con problemi di accettazione di sé stessi nei confronti della Società, che si sentivano sminuiti dal fatto che la propria moglie lavorasse, la donna doveva rimanere a casa ed arrabattarsi per far sembrare che quanto guadagnava il marito bastasse a mantenere la famiglia con decoro.

Mi domando quante cose siano cambiate.

Ora le donne possono contare sull’assistenza ospedaliera per abortire, ma le ragioni per cui abortiscono non sono cambiate, continua a non esserci una educazione sessuale di ambo i sessi nell’età formativa, per cui giovani e meno giovani uomini continuano a prevaricare le loro compagne e a colpevolizzarle facendo pagare solo a loro lo scotto dell’imprevidenza, della non assunzione di responsabilità.

Ultimamente ho passato una mattina in un ospedale milanese, proprio nella giornata nella quale si praticavano gli aborti. Le donne erano quasi tutte poco più che bambine, immigrate, emarginate, si stringevano come tanti cuccioli, totalmente impreparate a ciò che le aspettava, timorose di ciò che non conoscevano e le uniche persone “pietose” nei loro riguardi, anche se sbrigative, erano le infermiere.

Ho visto molte ragazze lontane dalle famiglie, vivere da sole, per poter studiare, lavorare per mantenersi, precarie in tutto: lavoro, casa, amori.
Le ho viste lottare per mantenere il buon umore ed il diritto di essere considerate esseri umani con pari dignità
ed ho visto i loro coetanei continuare a vivere coi genitori perché, secondo loro non possono permettersi altrimenti con un lavoro precario. Però li ho visti non mancare una sera alla settimana al rito della birra con gli amici, alla partita al calcetto, al concerto dei loro cantanti preferiti, al week end all’estero col volo low cost, all’Apple. Lavorano anche loro, per carità, ma l’impegno non è lo stesso, spesso per le famiglie lui è il poverino che è ingiusto chiamare “bamboccione”,
la sorella, la figlia o la moglie continuano ad essere quelle “originali”, “ribelli”, che non si accontentano!

Ho visto nelle ditte, negli uffici, nicchiare di fronte all’assunzione definitiva di donne in età fertile, promuovere un uomo invece di una donna a pari merito o pari rischio!

Molte cose sembrano essere arrivate a maturazione, ma in realtà il senso si è perso per strada, sono cambiate solo certe forme, ma non la sostanza.

In questa vigilia sono un po’ triste e penso a quante donne invece di gridare il loro sconcerto, la loro non comprensione di questa disparità,
si riuniranno a mangiare una pizza e si sentiranno emancipate solo dal poterlo fare e magari dal poter andare in una pizzeria che offre uno spogliarello maschile.

Probabilmente nessuna di loro si ricorderà il nome dell’ultima camiciaia della Triangle, identificata solo pochi giorni fa, cent’anni dopo la sua morte:
Maria Giuseppa Lauletti.

mercoledì 26 gennaio 2011

27 gennaio 2011




Mattina, freddo cane. Mi lavo rabbrividendo e mi vesto in tutta fretta. Giorgio accende la stufa. Mangiamo la nostra tazza di yogurt, un caffè. Neve, freddo. Si rimanda tutto a tempi migliori. Attesa, freddo.
Sera, freddo. Si cena presto: una zuppa calda. Ci si infila cappello, giacca e sciarpa e si va in biblioteca a vedere il telegiornale. Freddo.
Si va a letto, il bicchiere d’acqua sul comodino. Qualche volta ghiaccia e si rompe il bicchiere.
Siamo fortunati la nostra è una scelta, masochista in questo periodo dell’anno, ma una scelta.

Nei lager loro non sceglievano.

Questa notte,
memore delle fiabe nelle quali chi,
fuggendo l’orco,
si perde nel bosco
ma trova il coraggio di camminare nel buio guidato da un lumino lontano,
terrò acceso un cero alla finestra.
Terrò acceso il cero che non ho potuto accendere 66 anni fa.

Per non dimenticare,
per chiedere scusa,
per non ripetere,
perché come scrisse Shakespeare:

tutti possono dominare il dolore, tranne chi lo prova

lunedì 10 gennaio 2011

Non siamo riusciti a farci capire …



Parole sagge per i più, ma a me viene voglia di urlare:
chi non è riuscito a farsi capire?!!!!!!

Secondo la ben nota frase fatta per cui fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce, gli italiani, in generale, sembrano ricordarsi solo del piombo degli anni della contestazione.

Per fortuna che ci sono persone come Capanna, che ha il coraggio di parlare di ‘anni formidabili’ o persone come Piero Sansonetti, che ci ricorda pubblicamente le conquiste epocali derivate da quegli anni:

tentativo di portare i diritti delle donne sullo stesso piano di quelli maschili (l’ultimo passo era del 1946 – il diritto al voto!)
Legge sul diritto di divorzio (non sull’obbligo, occorre ricordarlo, perché il clero ci ha giobbato molto sopra)
Legge sul diritto di aborto (non la strage degli innocenti come si vociferava). Una legge che ha fermato l’eccidio delle donne che abortivano in clandestinità e che, se non morivano, una volta scoperte, venivano messe in prigione. Beninteso solo quelle che andavano dalle contadine alle proletarie. Dalle borghesi in su si abortiva già, tutelate dalle pie madri, nelle cliniche private.
Leggi che riformavano la Sanità pubblica (tante, non solo la Legge Basaglia).
Diritto allo studio, eliminazione di quelle scuole d’indirizzo che ti discriminavano già a 10 anni.
Corsi di recupero per chi non aveva conseguito il titolo minimo (le famose 150 ore pagate dalle aziende ai lavoratori, ma i cui corsi erano tenuti gratuitamente senza alcun contributo, altro che quelli di riqualificazione di adesso che sono un business lucrativo)
Equo canone
Fascia sociale per l’erogazione ed il consumo dell’energia elettrica.
E altro….

Ora, nell’era del nano, delle scosciate, dei saltimbanchi, dei firmaioli,
le cose che contano sono il potere ed i soldi.
Vi è una amoralità così diffusa ed astrusa
che ci si permette di farsi una sana risata all’uscita di una signora, che
candidamente, con un’iperbole,
mette il dito nell’occhio al sistema.
Quel sistema che pretende di intrufolarsi in casa d’altri,
ufficialmente per educarli a vivere democraticamente
(vedi Libano, Irak, Afghanistan),
ufficiosamente per rubargli l’argenteria.
Ha detto la signora qualche giorno fa:
ma se in Italia, stiamo andando a scatafascio,
siamo in mano a ‘ndrine, camorra, mafia, onorevoli corrotti,
se siamo senza soldi per dare alla Legge i mezzi per combatterli,
perché invece di mandare i soldati in Afghanistan,
non li impieghiamo qui?

Mica male, no?

Chi chiede, a gran voce, che sia sconfitta la malavita organizzata affinché i testimoni di giustizia possano tornare a vivere una vita normale?
Quanto essere rimasto vittima del terrorismo rosso e così tanto più importante del non poter più girare liberamente, dover sparire senza passato, famiglia, futuro?

Anche in questi giorni,
tutti a gran voce a chiedere l’estradizione di un ex terrorista incolpato di essere implicato come mandante o esecutore di ben quattro assassinii.
E se non ce lo danno,
li tacciamo di violare i patti,
perché son comunisti
o perché non capiscono la tragedia di quegli anni.

Tragedia è stato non aver voluto capire le istanze di quegli anni,
avere alzato il tiro apposta per distoglierne l’attenzione,
aver lasciato che altre potenze fomentassero il terrorismo.
Tragedia è stato aver favorito la mafia perché lo contrastasse in quanto propugnatore di idee marxiste
Tragedia l’assioma Kossighiano (assunto tuttora valido)
per assicurarsi una reazione di paura ed ignoranza
che distolga l’opinione pubblica dal ragionare su di un sistema più giusto e, anzi,
gli si rivolti contro:
“basta che facciano cassino in pochi, la gente li condanna tutti, e se non lo fanno da soli … diamogli un aiuttino! “

Ora che si sta svelando l’inganno, e la gente corre il rischio di aprire gli occhi e la mente,
si vorrebbe pure che quelli che, tramite quelle lotte, hanno ottenuto
la sicurezza del lavoro, il frigo, la 600, la tv, le vacanze bianche rosse e verdi,
continuassero a vedere di quegli anni solo il terrorista-assassino.

Sarà anche un assassino da punire.
Ci stò,
ma mi ricordo bene le leggi strane rispolverate allora per incastrare la gente
Per cui
se adesso gli altri Paesi ci rispondono che non se la sentono di avallare quella condanna
perché non ne riconoscono le prove,
chi non ha ancora capito?


sabato 27 novembre 2010

Adolescenti disorientati ed abbattuti ?!?





Questa mattina ascoltavo una giovane madre preoccupata per sua figlia, studentessa liceale, lavoratrice, intelligente, apparentemente senza problemi, ma perennemente “abbattuta”. Ci si domandava come mai, poi, proprio riflettendo sull’intelligenza del soggetto, mi è venuto in mente che se sono tempi difficili per tanti adulti, ancor più debbono esserlo per tanti adolescenti che non trovano riscontro nei cosiddetti fatti-maestri di vita.
I fatti sociali che dovrebbero portare all’osservazione, alla meditazione e di conseguenza a scelte di crescita, vengono strumentalizzati, usati e gettati senza il più piccolo commento sulla loro conclusione aberrante, sul comportamento aberrante delle persone a cui è demandata la soluzione. Come se, gli attori e anche chi ne è messo a parte non contasse assolutamente niente, come se tutti fossero solo astrazioni di fronte all’importanza dell’audience.




Per esempio, uno dei fatti più ponderosi, successi ultimamente e seguiti con clamore dai media:




l’occupazione della gru a Brescia.



Questo fatto aveva puntato il dito su:



- la disfunzione e la totale illogicità, nonché mancanza di umanità
della Legge sugli immigrati-lavoratori:
- la confusione dei significati immigrato, rifugiato politico, clandestino
usati tutti come sinonimi.
- Il lavoro nero.
- La distinzione dei lavori riconosciuti solo in base ad una funzionalità di comodo nostro.
- Lo sciacallaggio perpetrato dai soliti trafficanti ed imbroglioni.
- Il non controllo degli stessi da parte delle autorità preposte.
- L’assurdità ed ambiguità di certe legiferazioni.
- La loro incoerente applicabilità.
- La farraginosità ed inaffidabilità del sistema burocratico italiano.
- La mancanza di coraggio, coerenza e di affidabilità delle autorità e rappresentanze civili
e sindacali, in prima battuta e il non intervento sanatorio delle autorità che,
in seconda battuta, dovrebbero contemplare la revisione di una Legge tanto iniqua.



Dopo aver tanto parlato e mostrato le immagini degli occupanti,


quanti telegiornali hanno divulgato la notizia che due di loro sono stati arrestati?


E che tutti saranno espulsi?




Questo è parte del mondo degli adulti a cui guardano gli adolescenti.





Cercare di porre rimedio a tanto sfacelo può sembrare quasi utopico, e scoraggiare, ma potrebbe non essere impossibile, secondo me le vie percorribili sono tante, per esempio, partire da due concetti base:



1° ogni uomo è responsabile dei propri atti in prima persona. E questa responsabilità deve essere spontaneamente perseguita, deve diventare un’abitudine come il respirare
2° si deve perseguire la costruzione di una coscienza etica. Ci si può arrivare in tanti modi, ognuno deve trovare quello che gli è più congeniale per cultura, vocazione, attitudine … ma sempre in osservanza del 1° punto.




Inutile, in questo momento parlare di atti politici, sarebbe estremamente imbarazzante, vista la situazione e gli attori sulla scena; parlare di atti di fede religiosa è relativo e fuorviante. Per cui mi stanno molto simpatici dei movimenti, a prima vista lontani e pragmatici, ma abbastanza adatti per instaurare un, momentaneamente accettabile, impegno di costruzione della propria coscienza e, di conseguenza, vita spicciola.



Ho trovato ottimi allo scopo alcuni brani tratti da un manuale di Permacoltura, cosa che tutti pensano legata solo all’agricoltura, ma che va ben oltre.




La permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.
Allo stesso modo, la permacoltura, si può applicare a strategie economiche e strutture sociali.



Vale a dire:


- pensare, sentire, inventare, progettare il proprio essere integrati nel mondo.
- disegnare il proprio sistema di vita, la propria casa, il territorio che la circonda,
in modo armonico, in modo consapevole.
- Consentire al proprio essere nella vita di pensarsi da sé, non di essere pensato da altri:
sostituendo l'ascolto al dominio, la curiosità alla violenza,
la speranza costruttiva alla fretta di ottenere tutto e subito.






Altri passaggi li ho trovati nel Manifesto del Voluntary semplicity movement





Curare le relazioni, a partire dai rapporti affettivi fondamentali, aprendosi però anche alla comunità ed ai cosiddetti “emarginati”.


Allontanare il calcolo economico e utilitaristico dalle relazioni affettive e dalle relazioni con gli altri, badando più al rapporto sereno e aperto che alle gelosie ed all’orgoglio.


Instaurare relazioni di collaborazione, di reciproco aiuto, di conoscenza e di dialogo in modo da disinnescare le eventuali tensioni e da garantirne la risoluzione nonviolenta.




Tutte queste relazioni, se vissute con calore, immediatezza, schiettezza, fiducia, coraggio, portano a forme costruttive sociali ed individuali che, seppur diverse ed in modo diverso, hanno un ritorno funzionale su entrambi i fronti: quello personale e quello sociale.





Tutelare il bene comune. Riscoprire la dimensione comunitaria e conviviale, creando ecosistemi armonici con chi ci sta vicino escludendo o limitando le relazioni economiche. Preservare quel poco veramente necessario alla vita serena di tutti.


Bandire le leggi dell’utile, dell’egoismo e del mercato, nella ferma convinzione che un ambiente composto da individui sereni ha conseguenze benefiche per tutti.


Ricercare la stima, la riconoscenza, il lustro, nelle interazioni reali con gli altri e non nel potere o nella disuguaglianza materiale.




lunedì 15 novembre 2010

Rubini, oh Rubini!


L’altra sera ho visto, del tutto casualmente, su rete 4 (mediaset!) un film vecchio modo, come vorrei fossero tutti i film: con il lieto fine. Alcuni personaggi, volutamente caricati, ponevano l’accento su situazioni che ci toccano tutti, se non personalmente, molto da vicino. Vizi e virtù di questa società, dove i primi sembrano prevalere sulle seconde. Sembrano …

Grande Rubini!!!
E pensare che l’ha girato nel lontano 1994!!!!.
Certo è che il film è attualissimo e mi ha sorpreso che sia sfuggito alla censura del banana.

I personaggi, sono i degni prodotti di questi ultimi anni di imbarbarimento. Il ribaltamento dei ruoli, con le paradossali avances di una donna in carriera verso i sottoposti, rende accettabile e nuova la pièce, altrimenti scontata. La frenetica angoscia di Haber porta a galla quello che è un tormentone per i più in questi ultimi anni. Gente semplice disposta ad abdicare ai propri valori nel momento che si sente minacciata da tutti quelli che valori non ne hanno. Rubini, protagonista inarrivabile nella sua inscalfibile semplicità, scandaglia i risultati del potere abusato, del dio-soldo, della sopraffazione, dell’impudenza delle corti dei vari nani. Permette di riflettere su quanto costi resistere, con mezzi o senza, alle odierne sirene. Racconta quanta fatica si debba fare per non saltare il fosso della propria e sociale morale: quando morale è stima e rispetto degli altri come di sé stessi, empatia, solidarietà, aderenza ad una scala di valori degna di un Uomo.

Come già detto, il film mi è piaciuto perché, pur mettendo in luce l’aspetto gretto del banana-time, ha una fine che ricorda il vecchio impegno dei cineasti americani (purtroppo solo fino a qualche decennio fa) di non fare mai che un film possa suggerire che il crimine, i cattivi sentimenti, paghino.
E anche perché, dopo aver fatto riflettere sulle umane debolezze, spacciate per adeguamento ai costumi, suggerisce un paio degli infiniti modi per sottrarsi al pressing del malcostume: paradossale ed esilarante quello del vecchio scrittore!

Ho dormito felice: ho sognato che, per festeggiare i centocinquanta dell’unità d’Italia, il duemiladieci si chiudeva all’altezza dei vecchi codici hollywoodiani !

domenica 29 agosto 2010

Aina tanti



In ter coffi su per le scale…

Vecchia filastrocca facente parte del mio lessico familiare. Sembra senza senso, ma insieme a frasi tipo: “torniamo alla bacinella”, ha sempre avuto grandi e differenti significati nella nostra famiglia. Significati che erano subito compresi, nella giusta accezione, sia dagli adulti che dai bambini. Frasi che servivano a dare un input: calmare gli animi, far tornare la serenità, ritrovare coesione e lucidità.

Una volta, finita la guerra, c’era un linguaggio schietto, diretto che arrivava a tutte le menti e a tutti i cuori, quello usato dai due principali partiti popolari. Poi è subentrato il linguaggio politico, bizantineggiante dei temporeggiatori, degli alchimisti degli equilibri. Un linguaggio riservato ai frequentatori di confessionali e per contro uno libertario, da intellighenzia, riservato ai salotti ed ai partiti che si sono estinti.

Ora l’unico linguaggio diretto è quello scurrile del celodurismo, gli altri hanno perso il senso.

Che lingua parlano questi politici di centro e di sinistra?
Cambiano nome ai partiti, alle correnti, come se il solo fatto di cambiare nome possa riempire i vuoti lasciati dai contenuti che hanno perso per strada.

Quanto fair play in questi attempati surfisti di mari inquinati! Sono bravissimi a giocare con parole prive di contenuti e di significati e noi … la famiglia, non capiamo più di che parlano, che vogliono in nostro nome.

Sì, in nostro nome.
Non dovrebbero stare lì a rappresentarci?
a rappresentare bisogni e volontà dell’elettorato?
com’è che danno l’idea di rappresentare solo sé stessi?

Quando si è scoperto che una certa base più semplice è migrata nel celodurismo e quella meschina nel partito dell’opportunismo, hanno fatto i superiori invece di preoccuparsi e correre ai ripari. Hanno danzato la quadriglia da vecchi gigioni, lasciando il compito di fare le battaglie di principio ai più semplici tra loro, tanto se sbagliavano si poteva sempre fare finta che erano gli ultimi sempliciotti arrivati, loro gli “eletti” trattavano a livelli più alti.

Ha ragione il Sindaco di Firenze:
tutti a casa cortesi blagueurs!

Non vi capiamo più, vi siete avvitati su voi stessi, fate perdere tempo a tutti, mentre vi impomatate e fate lampade al posto di andare alle scuole di partito, qui sono arrivati venditori di fumo, urlatori da fiera di paese, frequentatori di postriboli, nani che comprano e si vendono tutto.

Chi ha tre legislature, se ne vada a casa:
ha esaurito le idee, le forze e, soprattutto, si è corrotto … sotto troppi punti di vista.

Non è vero che è sbagliato mandare a casa chi ha finalmente acquisito esperienza. L’esperienza che ha acquisito è quella malata dell’avvitamento al cadreghino. Se non ce l’ha fatta in tre legislature a concludere qualcosa, non è la persona giusta o ha è esaurito le idee per cui è stato votato.

Via, via …

martedì 27 luglio 2010

Un regalo



Sono contadini slavi che falciano nella pianura russa.

Espressione seria e raccolta, tipica della rappresentazione mediovale, ma che taglia fuori quel quid che c’è in ogni lavoro, in ogni incontro che non sia vacuo: la trasmissione del “sapere”.

La trasmissione di infiniti valori, saperi, filtrati dalle vite di tante “persone”.
Un valore inestimabile.

Anche se uso i cosiddetti mass media, nell’anno 2010, debbo ancora molto a questo retaggio comunicativo e
ne sono infinitamente felice.

mercoledì 14 luglio 2010

No comment, o quasi!


oggi ho ricevuto da Google AdSense una mail con la quale mi avvisavano di aver disattivato la pubblicità, per aver pubblicato delle foto di un nudo (peraltro riprese da un giornale europeo) in un post dell’estate scorsa.

All’inizio mi sono detta: “mi hanno confusa con una delle mie omonime (per la cronaca: una giornalista, una pornostar, una suora). Quando mai ho pubblicato materiale osceno?
Poi rileggendo bene ho capito che intendevano proprio me! e per il blog del luglio scorso 2009: il re è nudo! Il post al quale avevano già cancellato autonomamente 19 commenti e mi avevano suggerito di cancellarne, di mia sponte, altri due veramente innocenti, ne è sopravvissuto 1 solo!

La cosa non mi tocca molto perché il nudo non era né porno, né edificante, però ho cercato di modificare il post, eliminando le foto, ma non so se ci sono riuscita. Boh?!

Mi tocca, nel senso che mi preoccupa, che anche un gigante come Google abbia dovuto mettersi al riparo.

Ragionandoci sopra: foto di pubblico dominio che non ledono la dignità del soggetto e che, all’epoca, sono state tollerate dallo stesso con l’ostentazione sfrontata di un “possedere” anche quel “potere”, non mi sembravano nemmeno degne di nota.
Invece giustamente Google ci vede una lesione del contratto AdSense, che prevede che non si possano postare foto porno, di nudi o di atti sessuali. Pace, niente pubblicità.
Ma che la lettera si chiuda in questo modo, con questo tipo di intimidazione finale:

“Tenga presente che, qualora continuiamo a riscontrare violazioni da parte sua in futuro, potremmo disattivare il suo account.”

Mi lascia con la bocca amara, e prendo tristemente nota che è incominciato anche il casino informatico per cui la rete è piena di siti violenti, porno, di pubblicità porno, di spam porno ( che mi arriva in base alla mia età anagrafica) e solo il parental control tutela i minori o i semplici cittadini, ma il banana gioca a fare il re e chiede i distinguo a suon di dollaroni e di Leggi ad personam.

venerdì 4 giugno 2010

grazie Pertini!



per l'anniversario della Repubblica Italiana, voglio ricordarti come colui che ha avuto il coraggio di eliminare (anche se poi reintrodotta da qualche codino) quell'enorme sfoggio di cultura machista ed aggressiva che è una parata militare.

Una parata con la quale si toglie alla gente tutto l'orgoglio e la gioia di vivere in una Repubblica Democratica.

Una parata con la quale, articoli fondamentali di una esemplare Carta Costitutiva vengono vanificati dall'ostentazione dell'ego smisurato di tronfi galletti che amano mostrare, quasi fossero loro, tutti i soldatini del gioco più crudele.

(la foto scelta, non è certo tra le migliori e più eleganti, ma è quella che più si adatta ai tempi. Un grazie di cuore a chi ha ideato il manifesto!)

mercoledì 10 marzo 2010

sotto la neve dorme il grano...

Sotto la neve dorme il grano…
Mi dicevano quando ero bambina ed il tempo aveva ancora dei ritmi scanditi dalle stagioni.

Quando non c’era la televisione e noi bambini si guardava, il naso incollato ai vetri delle finestre, i fiocchi che scendevano lenti dal cielo.
Sognavamo poter trasformare tutta quella neve in pupazzi.
Era uno spettacolo:
i tram che passavano con la luce gialla e, dietro i vetri tutti appannati, la sagoma scura ed informe della gente stipata.
Le nonne, per tenerci occupati, ci facevano disegnare i cristalli di neve e ci raccontavano che in montagna, la gente si riuniva nelle stalle con le bestie, per stare calda e si raccontava “le storie”. Noi volevamo sapere che “storie” e allora la nonna ne incominciava una
del lupo che camminava nella neve e faceva ploff-ploff…

Per anni, guardando certi quadri del Segantini, sono tornata con gran tenerezza a quei pomeriggi invernali, coi loro attimi magici, cacciati dalla televisione, dalle settimane bianche.

Credevo fossero irrimediabilmente persi ed invece,
eccomi oggi, dietro al vetro, a guardare per ore la neve che scende,
a guardare Giorgio che impasta il pane con la madre acida, che Marcello, l’amico panificatore, ci ha regalato due giorni fa ad Ebbio.
È una madre di pane che ha 100 anni!
Mi sembra impossibile…. Eppure, mentre tutto questo mondo rutilante s’arrabatta,
c’è ancora qualcuno che impasta il pane e mette da parte una pallottina, che servirà a fare il pane anche domani e dopodomani e così via da 100 anni…
guardo e cerco di ricordarmi come si disegna un cristallo di neve, uno qualunque …
Guardo i campi nella valle e mi piange il cuore, sotto tutta quella neve non c’è seminato, c’è solo un abbandono chiamato esoticamente set-aside.
Il pane si compra al super mercatino. Quante famiglie montanare spiano ancora la neve pensando al pane che si farà col grano cullato sotto?

È tanto bella questa neve che scende ininterrottamente da tante ore, tutto intorno è bianco, soffice e sospeso nel tempo, le sagome dei monti sono sparite in questo turbinio di fiocchi, dentro casa si sta bene, c’è profumo di pane caldo …

là fuori, sotto la neve, dormono, come il grano, le gemme dei meli, gli elleboro che ho visto già spuntati, tutti i semini caduti per caso o messi da mani amorevoli.

Sotto la neve dorme il grano ….. e il lupo ploff-ploff …