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venerdì 28 settembre 2012

Un po' di meritata voga



La notizia di per sé all’inizio non mi aveva colpito, che Sallusti fosse stato condannato a 14 mesi di galera mi sembrava un atto di giustizia tout court. Invece oggi mi ha veramente colpita la bagarre sollevata da tutti i giornalisti e parlamentari.

Escludendo da qualsiasi analisi di merito i politici, che ormai sono completamente declassati in qualsiasi scala dei valori, è tanto che penso che siano rimasti ben pochi giornalisti ed ancor meno giornali affidabili.

Da troppo tempo alcuni quotidiani pubblicano solo spazzatura, articoli con titoli ad effetto per deformare la percezione dei fatti. Usano il sistema dello scandalo, vero o presunto, non importa, tanto nella memoria collettiva rimane solo la loro accusa.

La sospensione di Feltri, sarebbe stata una vergogna per chiunque, non per lui. La sua certezza di essere la “mano longa” del padrone, lo ha fatto semplicemente cambiare di titolo all’interno della redazione del quotidiano e continuare con l’usuale tracotanza a darne il la. La radiazione di Farina, non gli ha impedito di continuare a scrivere ed essere pubblicato sotto pseudonimo dall’unico-ignaro Sallusti.

Dov’era il signor presidente dell’Ordine dei giornalisti, che stamane ricordava la loro punizione come esemplare e sufficiente a garantire la giustizia in nome della libertà di stampa?

L’impressione è che queste e tante altre persone, conoscendo gli italioti garantisti, abbiano continuato a fare come gli veniva richiesto dal “padrone” per i suoi fini, sicuri che, in caso di condanna, qualcuno gli avrebbe permesso di giocarsi la carta dei “duri e puri”.

Parole di Sallusti al TG ieri sera: “… per sfuggire alla galera, non chiederò l’affidamento ai servizi sociali, perché non sono da rieducare, né chiederò la grazia perché ho fatto il mio dovere …” (sic!) e oggi, guarda caso, il cosiddetto onorevole Farina, si è confessato autore dell’articolo per il quale è stato incriminato Sallusti e ha chiesto la grazia per il condannato.

Perché aiutare delle persone senza scrupoli a farla franca solo per eccesso di garantismo o di pavidità nei confronti di un ipotetico futuro di perseguitati in nome della verità?

Perché Sallusti, non dovrebbe pagare? Forse perché la macchina del fango sulla Magistratura non deve fermarsi?

Oggi ascoltavo alla radio la dichiarazione spudorata del Presidente dell’Ordine dei “giornalisti” e poi quella di Feltri, che combaciavano. A tutti e due il “padrone” ed il suo partito avevano promesso, fin dai primi del 2000, una rettifica della attuale Legge sulla stampa. Peccato che ci sia stato solo l’emendamento Cirielli, e la Legge, a loro dire “buona” si sia persa nei meandri di Montecitorio … L’Ordine ha avuto ben due lustri per farsi valere e farla valere con gli argomenti che ha sbandierato oggi come “libertari e democratici”!

Perché l’Ordine dei Giornalisti, con le sue condanne”esemplari” non è arrivato prima della Magistratura? Non dovrebbe garantire la veridicità delle notizie, l’obiettività nel commento delle stesse, il rispetto delle credenze politiche e di fede, la non offesa ed il non dileggio delle parti avverse?

È solo il mancato rispetto di questi ovvi comportamenti di base che ha portato alla condanna di Sallusti da parte della Magistratura.

È inutile che si offendano se uno li definisce una Casta, tanto lo sono; anche su Rai3, oggi, nessuno ha avuto il coraggio di rintuzzare un sedicente giornalista che insinuava che il Giudice avesse fatto ricorso solo per esosità.

Incomincia ad essere lunga la lista di quelli da cui Dio dovrebbe difenderci, se ora, ai delinquenti comuni e ai politici, si aggiungono anche i giornalisti ed i “cavalieri”!!!!

lunedì 22 novembre 2010

filastrocche sgangherate

Si fanno emendamenti unici sui quali si chiede la fiducia cieca al “governo” ( il minuscolo è intenzionale).
Ogni parlamentare cerca di salvare ciò che ritiene più importante pro domo sua e infila proditoriamente leggi-porcata (sempre pro domo sua), tutto fiducioso nel baratto.

Tutti avversari di tutti, tutti per sé stessi,
vai con l’ammucchiata selvaggia delle leggi e leggine!

Così con un unico voto si trombano gli italiani!

Perché non mettere le leggi in fila,
come birilli,
e discuterle una alla volta,
votando uniti (anche trasversalmente) sullo specifico?

Se una legge è giusta, rimane giusta vista da destra, da sinistra, dal centro, no?

Si avrebbe il non discreto risultato di tenere gli “onorevoli” sullo scranno per cui hanno dato l’anima,
Potrebbero guadagnare almeno formalmente gli sproposititati emolumenti per i quali hanno tutti, concordemente legiferato l’aumento anche in tempo di crisi.

Si avrebbe finalmente l’indubbio palesamento del valore di entrambi: leggi e legiferanti,
con conseguente eliminazione delle leggi-porcata ed il reindirizzamento dei voti in sede elettorale.
Mica male, no?

In questi tempi di euforia parlamentare per il mercato interno alle Camere,
mi sento ritornata all’asilo Mariuccia,
e mi vengono disperati rigurgiti di filastrocche irriverenti:

An ghin go: 'sto Casini a chi lo do?

Poi,
e non è riferito solo al succitato,
ma a tutti quelli che stanno mercanteggiando e che,
guarda caso,
sono per la maggior parte uomini

Indovina indovinello quanto costa ‘sto pisello?


domenica 21 novembre 2010

nominations


Nel regno dei ciechi un orbo è re

Da qui, Tremonti potrebbe diventare il primo ministro d’Italia,
suvvia consoliamoci!

lunedì 15 novembre 2010

Rubini, oh Rubini!


L’altra sera ho visto, del tutto casualmente, su rete 4 (mediaset!) un film vecchio modo, come vorrei fossero tutti i film: con il lieto fine. Alcuni personaggi, volutamente caricati, ponevano l’accento su situazioni che ci toccano tutti, se non personalmente, molto da vicino. Vizi e virtù di questa società, dove i primi sembrano prevalere sulle seconde. Sembrano …

Grande Rubini!!!
E pensare che l’ha girato nel lontano 1994!!!!.
Certo è che il film è attualissimo e mi ha sorpreso che sia sfuggito alla censura del banana.

I personaggi, sono i degni prodotti di questi ultimi anni di imbarbarimento. Il ribaltamento dei ruoli, con le paradossali avances di una donna in carriera verso i sottoposti, rende accettabile e nuova la pièce, altrimenti scontata. La frenetica angoscia di Haber porta a galla quello che è un tormentone per i più in questi ultimi anni. Gente semplice disposta ad abdicare ai propri valori nel momento che si sente minacciata da tutti quelli che valori non ne hanno. Rubini, protagonista inarrivabile nella sua inscalfibile semplicità, scandaglia i risultati del potere abusato, del dio-soldo, della sopraffazione, dell’impudenza delle corti dei vari nani. Permette di riflettere su quanto costi resistere, con mezzi o senza, alle odierne sirene. Racconta quanta fatica si debba fare per non saltare il fosso della propria e sociale morale: quando morale è stima e rispetto degli altri come di sé stessi, empatia, solidarietà, aderenza ad una scala di valori degna di un Uomo.

Come già detto, il film mi è piaciuto perché, pur mettendo in luce l’aspetto gretto del banana-time, ha una fine che ricorda il vecchio impegno dei cineasti americani (purtroppo solo fino a qualche decennio fa) di non fare mai che un film possa suggerire che il crimine, i cattivi sentimenti, paghino.
E anche perché, dopo aver fatto riflettere sulle umane debolezze, spacciate per adeguamento ai costumi, suggerisce un paio degli infiniti modi per sottrarsi al pressing del malcostume: paradossale ed esilarante quello del vecchio scrittore!

Ho dormito felice: ho sognato che, per festeggiare i centocinquanta dell’unità d’Italia, il duemiladieci si chiudeva all’altezza dei vecchi codici hollywoodiani !

martedì 27 luglio 2010

Un regalo



Sono contadini slavi che falciano nella pianura russa.

Espressione seria e raccolta, tipica della rappresentazione mediovale, ma che taglia fuori quel quid che c’è in ogni lavoro, in ogni incontro che non sia vacuo: la trasmissione del “sapere”.

La trasmissione di infiniti valori, saperi, filtrati dalle vite di tante “persone”.
Un valore inestimabile.

Anche se uso i cosiddetti mass media, nell’anno 2010, debbo ancora molto a questo retaggio comunicativo e
ne sono infinitamente felice.

mercoledì 14 luglio 2010

Censura!



Il Re è nudo! Una volta i Capi diventavano capi in quanto simboli di saggezza, di qualità positive, perché la gente amava identificare in loro le migliori aspirazioni, amava rispecchiarvisi. La gente ha sempre amato avere (qui c'era un immagine che mi è valsa la sanzione )dei Capi. La gente comune non ama il rischio, la lotta, l'assunzione di responsabilità pesanti, cose che peraltro è costretta a fare tutti i giorni, ma che pensa siano picciol cosa per il solo fatto che sono alla portata di persone comuni, come loro appunto. Invece le cose importanti, quelle relative alla Nazione, quelle hanno un immenso valore, vanno gestite dai Grandi!Allora la gente, in tempi di Democrazia, si guarda intorno e dice:"chi è il più bravo tra noi, chi ci rappresenta?"e poi:"chi è il più bravo tra i bravi, chi ci rappresenta?" Gli italiani studiano poco la Storia e le storie in generale, è un dato accertato.Ma non fosse anche accertato, i fatti dimostrano che è così: confondono ancora Storia e storie. Il signore qui a fianco è stato scelto da una larga parte degli italiani per rappresentarli. La nudità non è un peccato, per cui non è per quello che ho cercato e messo a confronto queste due foto, ma è per dimostrare una volta di più che le bugie hanno le "gambe" corte.Il signore è ripreso in condizioni di normale relax nella prima, e mentre si appresta a discutere di politica nella seconda.(qui c'era la seconda ) Sì, perché lui sostiene che in quelle occasioni intratteneva ospiti politici coi quali doveva parlare di cose importanti, affari internazionali, candidature o semplici affari di Casa Nostra e si vedeva costretto dai suoi doveri di anfitrione ad offrire, beninteso di tasca sua, qualche "svago": danzatrici, musici, ecc.Infatti questo personale da "ricreazione" viaggiava sul suo elicottero personale, o no? La seconda foto documenta che il signore, che è un tipico "uccello da spiaggia", si arrazza parlando di politica, come si può ben vedere. Tragico è che il signore, una volta che ha finito di parlare di politica in privato, ha la tendenza a trasformarsi in "uccello padulo" per tutti gli altri. meditate, gente, meditate,voi che l'avete votato,le bugie hanno le gambe cortee il reprima o poi è nudo!
Etichette: babau, coglioni, coscienza, costume, Fotografie, Genius loci, giugno, giustizia, impegno, incontri, media, medio rosso, politica, relazioni, società, stampa, summertime, vivere
1 commento
23/06/09

venerdì 12 febbraio 2010

Censura sì, censura no … piripiripipì … piripiripipò


Apro il quotidiano e trovo ben in rilievo tutti i cortigli, o gossip che dir si voglia, di politici e affini. Qualcuno, in alto, prevede che alla massa dei lettori possa recare danno un’esposizione dei fatti, così come sono tout court.

Autocensura per disistima del cliente?
No, per la tutela del minus habens!

Accendendo la TV (se l’avessi), troverei documentari al posto delle trasmissioni di informazione.
Censura?
No, adeguamento alla par condicio!

Vado al bagno dell’autogrill e, come chiudo la porta, trovo una scritta di quelle oscene, quelle dei tizi che confondono genitalità con sessualità oppure l’ennesimo scherzo di cattivo gusto all’amico timido! Boh, per fortuna c’è solo questa; quelli delle pulizie passano ogni giorno.
Censura?
No marketing!
Apro il blog per postare e scopro che ci sono 21 commenti da censurare.
Ohibo! Mi ci hanno mandato a quel paese o hanno concordato con me in un modo terragno?

Voglio proprio vedere.
Ne compaiono solo due: uno della mia cara amica che domanda informazioni sull’uccello padulo e l’altro di Daniele, che mi suggerisce di portare pazienza e aspettare.
Gli altri 19 non si aprono. Anzi scompare pure l’avviso!

Ci rifletto su:
ma come mai non li ho trovati anche nella posta?
È vero che non vedendo mai niente, pensavo che le mie elucubrazioni si perdessero nell’etere,
è vero anche che, ultimamente, per evitare l’assideramento, apro e chiudo alla velocità della luce.
Ma cavoli, non mi sono accorta di niente di niente?

Censura?
Nooo, è che probabilmente non è piaciuto l’autoritratto di Sebastiano del Piombo!

Censura sì, censura no … piripiripipì … piripiripipò …
nevica ancor!

lunedì 4 gennaio 2010

gentilezza e sobrietà 2



Sempre pensando al discorso dell’altra sera.
Tanto per esercitare lingua e memoria, nel senso di fargli fare del moto, mentre ascoltavo mi venivano spontanei vecchi slogan di piazza.
Tipo uno degli anni 70 :

Una risata vi seppellirà!

Noo….non va, in troppi si sono creduti che bastasse ridere di chi aveva la gobba e le orecchie a sventola : in fondo i nani portano fortuna, no?
Così oggi abbiamo un nano che si crede l’Unto, un Papa che vuol fare Santo un filonazista, uno scurrile cinepanettone per santificare il Natale ed una Sinistra che mira al “Centro”.
Forse era più chiaro uno degli slogan del ’68:

la lotta dura non ci fa paura!

Noo… anche qui sbaglio: si mette su famiglia, c’è bisogno di un lavoro sicuro per crescere i figli, si invecchia, “già dato …”, ecc. ecc.

E così immalinconita ho spento la radio: nipoti miei accontentavi del Twiga, delle chat rooms, di Fiorello, della settimana bianca, del volo low cost e …
se siete impegnati un minimo, di Parla con me, Ballarò, Anno zero...
“La Gabanelli, no è troppo lungo!” capisco, non tutti vogliono tirare l’ora della discoteca riflettendo.
“Di Pietro, Grillo, sono dei pazzi esagitati..!” In effetti difettano di savoir faire nell’esposizione del loro pensiero, dicono la verità urlando e, diciamocelo, Di Pietro inciampa anche nelle parole…

Insomma vi chiedo scusa se siete obbligati ad accontentarvi delle sole cazzate e cazzoni che vi abbiamo lasciato in eredità,
forse era meglio un “Gratta e vinci”!

lunedì 5 ottobre 2009

Arché



"Non firmare non significa niente"


Credevo che crescere in una Italia del dopoguerra, lacerata da conflitti di appartenenza, di schieramento, di aderenza a degli ideali, di compromissione e compromessi, di scelte dolorose, valorose, di comodo, non fosse facile.
Invece mi sbagliavo.

Io sono figlia di una generazione anteguerra, che mi ha trasmesso tanti valori, da me spietatamente analizzati, ma in gran parte non rigettati, tanto erano fondamentali per il vivere nel consorzio umano.
E, per paradossale che possa sembrare, come risultato, io, figlia di un repubblichino, allevata all’ombra di Sant’Ambrogio, sono anarchica.

Ohibo! Non nel senso di bombarola refrattaria a qualsiasi regola, ma nell’accezione vera e profonda dell’utopia anarchica, quella che vorrebbe
ogni uomo responsabile delle sue azioni.
Ogni uomo coerente con il suo stato di “uomo tra gli uomini”.

Il nostro Stato clericale ci ha imbevuti di un’ideologia cristiana che vorrebbe osservassimo precetti come: ama il prossimo tuo come te stesso, non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te, non uccidere, non rubare, non tradire, ecc.

Lo studiare la dottrina cattolica, mi ha portato non pochi problemi di coerenza e non parlo dei dogmi (alcuni dei quali per altro sconfessati nel giro degli ultimi lustri dalla stessa Chiesa), ma proprio per il doppio binario tenuto dai cosiddetti cittadini (cattolici) comuni o benpensanti italiani, i quali non accettavano di rimettersi in discussione quando i fatti da loro stessi agiti contraddicevano quanto andavano proclamando a gran voce o addirittura esigendo da altri.

Ora sono molto sconcertata,
dopo un’ondata, un conato, un rigurgito di coscienza che ha aleggiato sul cosiddetto mondo civile negli anni 60-70, la mistificazione ha preso il sopravvento.

Alle manifestazioni in favore dei valori famigliari presenziano persone che di famiglie ne hanno due o tre,
a quelle contro il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto etero e omosessuali prendono parte con foga omofobica, pervertiti tout court.
Si sostiene che senza le badanti straniere i nostri vecchi non potrebbero campare, poi ci si rifiuta di metterle in regola per risparmiare quattro lire, e per trombarle senza che possano reagire!
Si fanno guerre mascherati da pacificatori per cercare di ottenere anche quel poco che Paesi poveri hanno, ma non riescono a sfruttare.
Si creano ONG per aiutare i diseredati, i più deboli e ci si specula su sfruttando volontari e destinatari degli aiuti. Ci si arricchisce rubando fondi e materiali, o si smaltisce la merda a caro prezzo.
Si chiudono le chiese, come botteghe, in modo che i derelitti non vi possano trovare rifugio, e se qualcuno osa invocarne l’inviolabilità e la vocazione al soccorso, il prete chiama le Forze dell’Ordine per sgombrare il sacro suolo!
In montagna, sul mare, nei deserti l’uomo ha sempre aiutato gli altri esseri viventi in difficoltà, anche se nemici. Sono regole antiche tra gli Uomini. Ora, attaccandosi a cavilli, si scarica la responsabilità del mancato soccorso, sui limiti territoriali e sull’effettiva capienza dei centri di accoglienza. E il mare, meraviglioso territorio che dovrebbe sanare, già trasformato in discarica, ora diventa anche calvario e cimitero di uomini che credono esista ancora la pietà.
Uomini sfrontati, che dovrebbero rappresentare il popolo si sono dimenticati che dovrebbero legiferare per il benessere di tutti e non solo il loro. Così non si promulgano leggi per combattere la corruzione dei funzionari pubblici che danno i permessi di edificabilità in posti pericolosi, costruiscono ponti, strade o dighe che crollano. Non si promulgano leggi che controllino veramente la sicurezza nelle fabbriche, nei cantieri. Leggi che tutelino le persone da chi tarocca tutto: cemento, acciaio, carte bollate…
Non si fanno leggi che proibiscano alle Banche di proliferare come funghi, usare i soldi per affari sporchi, pulire i soldi sporchi. Non si impone alle banche di anticipare i soldi a chi ha già commesse di lavoro invece di stampare nuovi pezzi di carta senza valore.
No, si preferisce creare disoccupati e discutere su a chi spetti la cassa integrazione, facendo finta di ignorare che gran parte dei lavoratori nel nostro Paese non potrà beneficiarne perchè sono irregolari, in nero o con contratti anomali, tutti rigorosamente senza diritti, sfruttati, umiliati e ricattati.
No, si fa credere agli italiani che per sanare i deficit in svariati campi di intervento sociale è necessario svendere la propria dignità e accettare che i malfattori ripuliscano il loro denaro. Si premiano i delinquenti che hanno accumulato all’estero denaro sporco e che ora lo puliranno facendolo rientrare col beneplacito dello Stato. Si fa finta di non sapere che gli evasori veri, quelli col denaro pulito, ma che non credono nella giustezza del sistema di tassazione, non lo riporteranno comunque il loro denaro.
Cos’è questa protervia che nega pure il diritto di essere poveri conservando la dignità. Perché non si riconosce alla gente il diritto davanti alle bugie, alle corruttele, di dire: non ci sto!

Arché, arché che tutto hai corrotto!

Ho guardato esterrefatta la reazione stizzita di un Presidente, che credevo abbastanza saggio da rispondere pacatamente ad un onesto cittadino che lo implorava di non avallare quest’ultimo vergognoso regalo ai malfattori (veri!). Perché tanta insofferenza? Perché umiliarlo con un: taccia se non sa!. Perché?
Forse lui sa qualcosa che non può essere reso pubblico? Altrimenti perche non ce lo spiega? O perché non ci spiega come mai lui, messo come ultimo baluardo garante la democrazia, ascolta le ragioni di coloro che corrompono e si fan corrompere invece di quelle del popolo che rappresenta?
Forse perché le lotte della sua giovinezza sono lontane e ora i politici si propongono come rappresentanti del popolo senza avere la minima intenzione di ascoltarlo, né prima, né dopo. Attirati solo dai lauti stipendi che riescono ad avere senza alcuna richiesta di corrispettivo merito. Ora, questi politici, se smascherati come esempi fallaci o nell’abuso della professione, fanno finta di non sentire la vergogna e restano pervicacemente attaccati alla poltrona, abbarbicati ad uno scranno sul quale si legge il giornale, si dorme, si telefona, si fanno gazzarra e combine, quando addirittura non ci si esime dall’assentarsi oltre il lecito o in momenti cruciali.

Arché, arché quando tornerai ad essere compagna di saggi, impugnata da probi?

Ora sempre più sviliti, ci viene indicata solo la strada dell’appiattimento verso il basso, verso il peggio.
Non si accetta la verità dei fatti, si tacciono, si mistificano e se qualcuno osa raccontarli pubblicamente si manda un fariseo, cui la sorte ha regalato il ghigno di un nano di corte, e che crudele come tutti i nani e asservito al suo padrone, fustiga, deride e umilia i più deboli: signorina come si guadagna da vivere? Ripetuto all’infinito al fine di coprire anche quelle poche scuse pietose ….

Ma quant’è difficile vivere ora vivere onestamente e coerentemente, altro che il dopo-guerra!

martedì 23 giugno 2009

Il Re è nudo!

Una volta i Capi diventavano capi in quanto simboli di saggezza, di qualità positive, perché la gente amava identificare in loro le migliori aspirazioni, amava rispecchiarvisi.
La gente ha sempre amato avere dei Capi.
La gente comune non ama il rischio, la lotta, l'assunzione di responsabilità pesanti, cose che peraltro è costretta a fare tutti i giorni, ma che pensa siano picciol cosa per il solo fatto che sono alla portata di persone comuni, come loro appunto.
Invece le cose importanti, quelle relative alla Nazione, quelle hanno un immenso valore, vanno gestite dai Grandi!
Allora la gente, in tempi di Democrazia, si guarda intorno e dice:
"chi è il più bravo tra noi, chi ci rappresenta?"
e poi:
"chi è il più bravo tra i bravi, chi ci rappresenta?"
Gli italiani studiano poco la Storia e le storie in generale, è un dato accertato.
Ma non fosse anche accertato, i fatti dimostrano che è così: confondono ancora Storia e storie.
Il signore qui a fianco è stato scelto da una larga parte degli italiani per rappresentarli.
La nudità non è un peccato, per cui non è per quello che ho cercato e messo a confronto queste due foto, ma è per dimostrare una volta di più che le bugie hanno le "gambe" corte.
Il signore è ripreso in condizioni di normale relax nella prima, e mentre si appresta a discutere di politica nella seconda.
Sì, perché lui sostiene che in quelle occasioni intratteneva ospiti politici coi quali doveva parlare di cose importanti, affari internazionali, candidature o semplici affari di Casa Nostra e si vedeva costretto dai suoi doveri di anfitrione ad offrire, beninteso di tasca sua, qualche "svago": danzatrici, musici, ecc.
Infatti questo personale da "ricreazione" viaggiava sul suo elicottero personale, o no?
La seconda foto documenta che il signore, che è un tipico "uccello da spiaggia", si arrazza parlando di politica, come si può ben vedere.
Tragico è che il signore, una volta che ha finito di parlare di politica in privato, ha la tendenza a trasformarsi in "uccello padulo" per tutti gli altri.
meditate, gente, meditate,
voi che l'avete votato,
le bugie hanno le gambe corte
e il re
prima o poi è nudo!

giovedì 23 aprile 2009

Entrare in relazione con gli altri è sempre un lavoro!

Ogni volta me ne stupisco.
Nel mio mondo, nel quale ciò che conta è quel che realmente sei come persona
e non quanto vali in soldoni, capita spesso di essere bistrattati da coloro che credono che i valori possano essere sostituiti dal conto in Banca o dalla notorietà.
Sono perplessa

Mi sembra che sul fronte sociale stia cedendo anche l’ ultimo baluardo:
la dignità,
ovvero la nobiltà morale che dovrebbe derivare all’uomo dalla sua natura.

Quale garbo vi è nel porsi delle Persone con un’intelligente dignità.

In loro non trovi mai l’arroganza egocentrica di chi ti fa capire: io sono io, faccio solo ciò che mi aggrada; contatto le persone, solo e se, ne ho voglia io, diversamente ciccia …!

Povere persone, che si nutrono dell’altrui protervia messa in vetrina dai media, che plaudono alla stupidità di governanti che foraggiano gentarella, senza scrupoli e saperi, o viceversa.
Persone, che incuranti del loro Essere, si fanno travolgere dallo Status Symbol System e spesso si lamentano e soffrono della loro solitudine e dell’indifferenza altrui.
Ma che si può fare con gente così? Ogni pretesto offerto loro per recuperare una capacità di “vedere o di agire” che li riporti in un contesto sociale più umano, più sociale, viene scartato. Ogni invito extra-moenia declinato, ogni contatto diretto con chi non è più che certamente “suddito”, accuratamente evitato.

Io continuo a vivere con gioia, anche quando ho preoccupazioni finanziarie,
ma mi dispiace per queste persone, perché mi domando:
non sarà paura?

lunedì 9 marzo 2009

Giornata difficile!

L’8 marzo è stato sempre, nella mia storia di donna, e nella storia di tutte le donne una giornata difficile.
Una di quelle giornate fraintese, dove quasi quasi più che al sistema maschilista ne voglio a quelle donne che festeggiano la loro pretesa indipendenza in pizzeria, adorne di mimosa a guardare un coglionazzo che fa lo strip tease .
Passati gli anni dei collettivi, dove le donne si mettevano a nudo per crescere insieme ed insieme portavano in piazza il loro dolore, i loro diritti e le loro rivendicazioni di parità, pur nella specificità del loro femminino.
Quest’anno
ho deciso di dedicarlo ad una persona che ha sempre disapprovato questo mio essere donna consapevole:
sono andata al cinema con mia madre.
Speravo che capisse, attraverso un mezzo da lei più amato del colloquio con altre donne, quanto poco c’era per tutti della felicità da lei tanto sbandierata nella società ante ’68. Speravo che potesse fare una serena (vista l’età) analisi dei suoi tempi di giovane madre, giovane sposa piccolo borghese e
provasse finalmente una scintilla di perplessità verso quel tipo di società che annullava le donne.
Speravo potesse provare un briciolo di empatia per una donna che, non da sola, si badi bene, ma insieme al suo uomo, progettava una vita “viva”.

L’ho portata a vedere Revolutionary Road.

La visione del film la deve aver turbata molto, perché incurante degli sguardi biechi degli altri spettatori, non ha finito un momento di stropicciare un giornale che aveva in mano.
Quando è finita la proiezione, il suo commento è stata veramente l’ultima drammatica scena del film:
“oh, ma che matta, non era mai contenta di niente, non sapeva nemmeno lei quel che voleva! L’attrice è brava ma mi è antipatica ”.

Da quel momento, ho pensato che veramente noi donne abbiamo un bel fermarci a pensare al nostro essere donne in questa società.

Ogni anno, una cadenza fissa di riflessione, riflessione sulla prevaricazione, la disparità di trattamento, i diritti negati, ma fino a che ci rifiuteremo di “guardare” alla nostra imbecillità, consentiremo ad una società maschilista e guerra-fondaia di plagiarci, di prevaricarci, di abusarci.
Fino a che non avremo occhi per guardarci, orecchie per ascoltarci, bocche per parlarci e cuore per amarci,
riempiremo le pizzerie e basta, con buona pace dei cosiddetti “benpensanti”.

venerdì 9 gennaio 2009

quanti morti?

Guardo la TV e vedo immagini di civili straziati da bombe, razzi.
a volte portano la kippah, a volte la kefiah, gli abiti sono diversi, lo strazio uguale.
Mi prende alle viscere, é quello che vogliono loro.
Loro chi? Non lo so esattamente,
ma ho individuato un meccanismo perverso che si perpetua da tanti anni.

Me ne sono realmente accorta all’incirca dal ’68. Tutti i giornali ad un certo punto incominciarono ad aprire con le BR: "hanno scritto questo, hanno detto questo, hanno gambizzato quello" e via alle prime pagine, via a sempre più grandi titoli. Sì, lo dico tranquillamente, perché prima di arrivare alle azioni cruente mi ricordo bene che c’erano stati comunicati irriverenti, poi bellicosi, poi minacciosi, ma ancora non erano arrivati a fare azioni di rilievo che già la stampa dava alle loro gesta uno spazio spropositato, in prima pagina. Ho proprio notato che si andava perdendo il contatto con la realtà: morti ammazzati da camorra, mafia, ‘ndrangheta venivano riportati in piccoli trafiletti nelle pagine interne, come se quegli assassinii non fossero importanti, come se il fatto di avere delle organizzazioni criminali che uccidevano ogni giorno un sacco di persone non fosse preoccupante quanto e più delle BR.

Le BR hanno fatto tanti morti. Le stragi nere, parecchi di più.
Mafia, camorra, ‘drangheta quanti ne hanno fatti dal 68 ad oggi?
Non mi ricordo di averli mai visti quantificati tutti insieme dai media come un cancro che minaccia e distrugge l’Italia molto più delle BR.

Ma mi sembra anche, che a parte qualche exploit all’inizio, per il quale usano la stessa enfasi che in questi giorni riservano al conflitto israelo-palestinese, e ogni tanto a qualche ripescaggio in occasioni tipo la liberazione di Ingrid Betancourt,
i media non parlino seriamente ed onestamente del dramma dei conflitti bellici.

Il farlo forse vorrebbe dire analizzare senza ipocrisia come e perché nascono questi conflitti. Vorrebbe dire ammettere che spesso i Paesi, in cui si combatte , sono poverissimi come trend di vita, ma ricchi di qualche materia prima che ingolosisce i potenti.
Serve a non domandarsi quanto guadagna chi va a ricostruire , o quanto guadagna chi vende le armi.
Vorrebbe dire che il giro del fumo delle borse si arricchisce anche sulle guerre.
Serve a non dirsi che l’indotto della guerra tocca e arricchisce quasi tutti i cosiddetti paesi civilizzati.

Nel ’64 la repressione del governo colombiano nei confronti del movimento di autogestione contadina fa nascere le FARC. Il conflitto armato, da allora ha fatto 300.000 morti in Colombia. Per la recente liberazione di Ingrid Betancourt, i media hanno saputo solo parlare di quanto erano stati bravi a sollecitarne la liberazione, nessuno l'ha voluta realmente ascoltare.
Nel ’67 Palestina ed Israele hanno incominciato a fronteggiarsi, da allora, Guerra dei sei giorni, Intifada, Guerra dello Yom Kippur, invasioni varie e ritiri, hanno provocato 108.000 vittime.
Nel '69 nelle Filippine: insurrezione comunista 40.000, insurrezione islamica 120.000. Più Operazione Enduring Freedom. Totale vittime ufficiali 160.000, stimate dalle Ong 200.000.
Nell ’80 guerriglia in Perù. 69.280 vittime
Nell ’83 insurrezione Tamil nello Sri Lanka. 70.000 vittime
Nell ’87 seconda guerra civile in Uganda. 12.000 vittime
Negli anni: ’88 guerra civile in Somalia, ’89 conflitto Indo-Pakistano in Kashmir, ’90 Insurrezione separatista in Senegal, ’92 Conflitto del Delta del Niger, ’93 rivolte autonomiste dell’Assam, Tripura, Nagaland. Sconosciuto il numero delle vittime.
Nel ’99 Seconda Guerra Cecena,. 75.000 vittime civili
Nel 2001 Guerra in Afghanistan, 34.000 vittime
Nel 2003 Guerra in Irak.,151.000 vittime (?); Conflitto nel Darfur, 400.000 vittime.
Nel 2004 Insurrezioni in Belucistan, Thailandia, India e conflitto ideologico in Waziristan, 10.000 vittime (?)
Nel 2005 guerra in Ciad, circa 1.400 vittime
Nel 2006 conflitti in Mexico, circa 2.700 vittime; conflitto Hamas-Fatha. 265 vittime
Nel 2007 rivolte e conflitti in Niger e Mali, in Ogaden, circa 700 vittime
Nel 2008 guerra in Ossezia, oltre 2000 vittime. Conflitti in Congo, Kivu, Ruanda, ancora sconosciuto il numero delle vittime

Tutti questi conflitti sono ancora in corso.
I dati, quando ci sono, vanno dall’inizio del conflitto ad agosto 2008.


Ho preso in analisi solo i dati a partire dal ’64, cioè da quando ho incominciato a rendermi conto che i media parlavano seguendo strategie che non erano di verità ma di opportunità.

E mi domando: visto che i media alla mia portata sono quelli di un regime democratico e visto che i mezzi espressivi sono tanti e la possibilità di dire le cose come veramente stanno è di tutti,
come mai tutti i media seguono l’onda creata da qualche re travicello?
Entrano tutti in fibrillazione allo stesso momento, vibrano tutti allo stesso modo, sono tutti corti di memoria, danno alle vittime importanze diverse: quelle che tirano e quelle che no.

E visto che gridano tutti contro la guerra, forse dovrebbero pensarci tutti i giorni,
perché i figli si educano da piccoli,
- quando non si fa la prepotenza di parcheggiare in seconda fila per lasciarli a scuola,
- quando non si ostruisce il marciapiede col Suv,
- quando non si suona il clacson gridando: muoviti stronzo!
- Quando non si passa avanti alla gente in fila,
- Quando non si denigra il maestro che ha il compito di educarli.
- Quando si dice chiaro e tondo: non si danno soldi alle scuole private, fino a che non ce ne sono abbastanza per le scuole pubbliche.
- Quando non ci si vanta di essere “ammanigliati”,
- Quando non si chiedono sconti.
-Quando si pagano le tasse, i conti, le rate, non si spende più di quel che si ha in tasca.
- Quando non si umilia chi è più povero, straniero o differente.
Ma cavoli, poi ci si indigna se qualcuno fa guerre di sopraffazione, ma questa è una società che gliela dà con il biberon ai suoi figli l’idea di sopraffazione, l’idea di guerra!
Quanti sono i morti sul lavoro, quelli sulle strade?
Possibile che non si sappia più dare valore e dignità alla vita?

martedì 6 gennaio 2009

Befana!


Sta finendo questa strana e nevosa giornata dedicata alla “befana”.

Tutti ne parlano come l’ultima festa del "bengodi", una festa caratterizzata dalla generosità di una vecchia, che per fortuna viene solo una volta l’anno, perché nei secoli si sono ingegnati a rappresentarla sempre più brutta, in modo che nessuno sia tentato di seguirla in cielo sulla sua scopa. Ma questa, per me, questa è sempre stata
una splendida giornata dedicata alle donne,
e finalmente, quest’anno anche la RAI si è ricordata (purtroppo solo nello spazio dedicato alle donne), di parlare di loro come forza di base, forza generatrice, forza che ne custodisce il senso.

Io sono nata alla fine della seconda guerra mondiale, alla fine di un delirio che non ho mai capito, posso solo rifarmi al ’68, grande tentativo di rivoluzione politico-sociale, trasformatosi in tragedia perché gli uomini non sono capaci di dialogare, di ascoltarsi, di costruire insieme.

Le donne del ’68 hanno avuto il coraggio di chiedere, pretendere che gli uomini rimanessero da parte, hanno parlato, si sono ascoltate, hanno cercato di capirsi e loro sì,
loro una rivoluzione l’hanno fatta!
E anche se gli uomini hanno cercato di svilire il lavoro delle donne, prendendole in giro, denigrandole, rinnegandole, cercando di dividerle, le donne nel ’68 hanno fatto l’unica rivoluzione incruenta del ‘900, quella che ha portato ad un cambio di costumi, di mentalità, di leggi e l’unico sangue sparso per questa rivoluzione è stato solo il loro, perché, come sempre, uomini timorosi di perdere un potere qualsiasi hanno ucciso donne, anche solo perché queste avevano un’idea di riappropriazione di sé stesse, della propria dignità, del proprio diritto a vivere secondo loro natura e non solo “per graziosa licenza di un uomo qualunque”.

Gli uomini hanno cercato di cancellare il culto della Dea Madre per le loro religioni di potere e di sangue, ma le donne hanno saputo tenerne vivo lo spirito, hanno continuato la loro silenziosa e proficua opera, ed ogni anno, perpetrando il culto della Befana, perpetrano quello della Terra, della Dea Madre e, anche se tutti i media continuano a cavalcare l’istituzione della Befana per spingere a volere e a comprare sempre di più, rimane il fatto che la Befana è donna e che solo le donne hanno saputo portare avanti un culto nel quale la bellezza e la forza bruta non sono alla base del successo.
La Befana ha sopportato da bellissima di diventare brutta,
da donna-di-sapere di diventare una vecchina curva,
la Befana non brandisce spade,
non cavalca destrieri fumanti,
la Befana cavalca una scopa ed elargisce doni piccoli piccoli.

Ciao Befana, te ne vai dopo avermi ridato forza e speranza per un altro anno di lotte, di gioia, di amore…

venerdì 12 dicembre 2008

Viva la satira!



ho appena finito di vedere "Parla con me", il programma di Serena Dandini e Vergassola, uno dei pochi attimi rimasti di tele interessante e divertente.
E, a dirla tutta, anche uno dei pochi dove si possa gustare una satira intelligente.
Questa sera Ascanio Celestini è stato veramente grande. Sono contenta, veramente contenta che in tutto questo "sfacimmo" che ci circonda, ci sia ancora qualcuno in grado di gridare:
il Re è nudo!

anche se poi, come nella fiaba, il popolo rimane ai lati della strada ad applaudire

e... ad essere preso per i fondelli da un arguto Ascanio.

sabato 6 dicembre 2008

Occhi per vedere o cazzabubole?

Non è che questi media, in accordo col trend social-politico, stanno cercando di modificarci come specie?
E' qualche giorno che, ad orari diversi, riesco a guardare un po' di televisione.
Sono demoralizzata,
devo essere diventata un'aliena,
tranne che per pochissimi programmi condotti da persone garbate ed intelligenti (quasi esclusivamente sul terzo della rai), si vedono programmi per minus-habens, condotti in malo modo da personaggi di sponda.
Le persone che incontro e con le quali parlo di ciò sono quasi tutte d'accordo,
ma per chi la fanno allora 'sta tele che dovrebbe essere di Stato?
Che possiamo fare perchè l'esempio di rai 3 sia seguito?
non vedere la tv, come dicevano dei ragazzi dell'onda, non può essere l'unico rimedio,
è una questione di rispetto anche delle minoranze.
oggi è la giornata delle cazzabubole!

venerdì 28 novembre 2008

allora?


e la sinistra?
finalmente ho trovato una risposta chiara e sintetica in una intervista ad Erri De Luca
"non è un'opposizione, ma una concorrente: cerca di vendere lo stesso prodotto ma con meno efficacia"
wow, colpiti ed affondati!

sabato 15 novembre 2008

gooooong!




Sei lustri fa, mi sono ritirata sull’Aventino:erano spariti “i compagni”, il sottoproletariato mutuava la spocchia della borghesia senza averne i valori.
Mi sono macerata nel dolore, avevo appena scoperto che mi si era rotto il giocattolo dell’utopia.
Affondavo le mani nella malattia e nella terra, cercando di liberarmi di una e di ritrovare l’altra.
Per 4 lustri mi sono indignata perché vivevo in un Paese, che sembrava dimentico che il 75% del suo territorio e della sua popolazione erano “campagna”.
Mi incavolavo perché il territorio veniva definito solo “urbano” ed “extra-urbano”, il “rurale” non esisteva più, come fosse obsoleto. Come se in città si campasse d’aria e di rondelle e non di grano, cavoli e latte.
Ora sono più tranquilla, sono tornata in città, mangio pomodori di plastica, le zucche servono per Halloween.

E stasera sono sobbalzata: altro giro, altra bambolina!

Il nano, il macrofallo che gira il mondo, dicendo di rappresentarci, dall’estero, parla di noi solo come di “produttori” e “consumatori”.

E gli “italiani”? i “cittadini italiani” componenti una popolazione, anche sua?

Occhio,
il brachicefalo esterna senza pudore la considerazione che ha di sé stesso e di tutti noi!

Ma questa stampa libera ed impegnata, che oggi senza rispetto, sbatte sulle prime tre pagine lo strazio di un padre, e sulle tre seguenti , nega l’evidenza che i soprusi, compiuti alla Diaz da dei tirapiedi, sono dovuti a ben altre “alte” cariche.

Questa stampa libera così sensibile,
non ha orecchi e occhi per tutti questi colpi di gong?

martedì 11 novembre 2008

bum: scrivere, baciare, lettera o .....

I contatti è sempre questione di volerli.
Tutti hanno una vita piena di cose che vorrebbero fare,
tutti, a fine giornata, si accorgono di non averne fatta qualcuna,
il senso di disagio che nasce da questa incompiutezza della giornata, può essere mitigato dal valore delle cose che si sono fatte e di quelle che si sono rimandate,
si tratta di dare alle cose il loro giusto valore.
Che valore hanno i rapporti con le persone care?
Non basta pensare: "ti voglio bene", bisogna trovare il tempo per dirlo o scriverlo. Non basta pensare:"siamo amici", bisogna trovare il tempo per svilupparla l'amicizia.
Quando si è lontani, mancano tutti quei momenti di comunicazione non verbale come gli sguardi, gli ammiccamenti, i sorrisi, le mani tese, gli abbracci, i sospiri, le parole...
Per cui lo scrivere o il trovarsi diventa importante.
Certo, è più faticoso: bisogna trovare del tempo, e sembra di non averne mai per una cosa che può aspettare il giorno dopo; poi bisogna mettere in ordine le idee o il tempo, così a freddo è difficile, nessuna parola o azione sembra contare abbastanza; e poi, e poi ...è più facile telefonare!
Si può anche fare, ma il calore delle parole scritte, che non sono sfuggite, che possono essere rilette, meditate, interpretate nelle loro mille sfaccettature, il calore di un sorriso, di una confidenza, è diverso, è di gran lunga migliore come qualità.
E' come il fuoco nel camino, dipende dalla legna, può fare luce o scaldare.
Se le persone scrivono è perchè cercano un contatto più profondo con il destinatario. Volendo mantenere dei rapporti affettuosi e costruttivi, bisognerebbe ogni tanto rispondere.
Non che sia un dovere rispondere a chiunque scriva, ma certo è che bisognerebbe dare ad ognuno una considerazione il più possibile vicina alle proprie dichiarazioni d'intenti.
Che senso ha la dichiarazione di affetto di una persona che non risponde mai alle lettere dicendo che non ha trovato il tempo, se durante la sua giornata ci sono stati momenti di noia, di tv ebete, di play station, di struscio, di pettegolezzo, di abbuffate compulsive. Che senso ha trincerarsi dietro allo studio, al lavoro, allo sport per la salute, se c'è anche tutto quanto sopra?
Chi non ottiene mai una risposta scritta, frutto di una scelta, finisce per non scrivere più, perchè capisce di non contare per l'altro.
Idem dicasi per chi continua a dire: "vediamoci" o "ho voglia di stare con te" e poi non trova mai l'ardire di andare a trovare o di invitare una persona. Di questi tempi è abbastanza facile se non si sta agli antipodi!
Gioventù o impegno non sono in antitesi coi rapporti umani, sempre che si voglia dare a questi un valore, ed è bene imparare a farlo, anche pagando con un po' di impegno, perchè siamo animali sociali, viviamo di amore, affetti, attenzioni, considerazione
che va e .... che viene!

venerdì 7 novembre 2008

laurea

dammela, dammela, dammela
questa non la strappo!