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venerdì 4 giugno 2010

grazie Pertini!



per l'anniversario della Repubblica Italiana, voglio ricordarti come colui che ha avuto il coraggio di eliminare (anche se poi reintrodotta da qualche codino) quell'enorme sfoggio di cultura machista ed aggressiva che è una parata militare.

Una parata con la quale si toglie alla gente tutto l'orgoglio e la gioia di vivere in una Repubblica Democratica.

Una parata con la quale, articoli fondamentali di una esemplare Carta Costitutiva vengono vanificati dall'ostentazione dell'ego smisurato di tronfi galletti che amano mostrare, quasi fossero loro, tutti i soldatini del gioco più crudele.

(la foto scelta, non è certo tra le migliori e più eleganti, ma è quella che più si adatta ai tempi. Un grazie di cuore a chi ha ideato il manifesto!)

mercoledì 10 marzo 2010

sotto la neve dorme il grano...

Sotto la neve dorme il grano…
Mi dicevano quando ero bambina ed il tempo aveva ancora dei ritmi scanditi dalle stagioni.

Quando non c’era la televisione e noi bambini si guardava, il naso incollato ai vetri delle finestre, i fiocchi che scendevano lenti dal cielo.
Sognavamo poter trasformare tutta quella neve in pupazzi.
Era uno spettacolo:
i tram che passavano con la luce gialla e, dietro i vetri tutti appannati, la sagoma scura ed informe della gente stipata.
Le nonne, per tenerci occupati, ci facevano disegnare i cristalli di neve e ci raccontavano che in montagna, la gente si riuniva nelle stalle con le bestie, per stare calda e si raccontava “le storie”. Noi volevamo sapere che “storie” e allora la nonna ne incominciava una
del lupo che camminava nella neve e faceva ploff-ploff…

Per anni, guardando certi quadri del Segantini, sono tornata con gran tenerezza a quei pomeriggi invernali, coi loro attimi magici, cacciati dalla televisione, dalle settimane bianche.

Credevo fossero irrimediabilmente persi ed invece,
eccomi oggi, dietro al vetro, a guardare per ore la neve che scende,
a guardare Giorgio che impasta il pane con la madre acida, che Marcello, l’amico panificatore, ci ha regalato due giorni fa ad Ebbio.
È una madre di pane che ha 100 anni!
Mi sembra impossibile…. Eppure, mentre tutto questo mondo rutilante s’arrabatta,
c’è ancora qualcuno che impasta il pane e mette da parte una pallottina, che servirà a fare il pane anche domani e dopodomani e così via da 100 anni…
guardo e cerco di ricordarmi come si disegna un cristallo di neve, uno qualunque …
Guardo i campi nella valle e mi piange il cuore, sotto tutta quella neve non c’è seminato, c’è solo un abbandono chiamato esoticamente set-aside.
Il pane si compra al super mercatino. Quante famiglie montanare spiano ancora la neve pensando al pane che si farà col grano cullato sotto?

È tanto bella questa neve che scende ininterrottamente da tante ore, tutto intorno è bianco, soffice e sospeso nel tempo, le sagome dei monti sono sparite in questo turbinio di fiocchi, dentro casa si sta bene, c’è profumo di pane caldo …

là fuori, sotto la neve, dormono, come il grano, le gemme dei meli, gli elleboro che ho visto già spuntati, tutti i semini caduti per caso o messi da mani amorevoli.

Sotto la neve dorme il grano ….. e il lupo ploff-ploff …

giovedì 13 agosto 2009

la notte di San Lorenzo



La notte di San Lorenzo cade il 10 di agosto
come tutti gli scolari di una volta ben sanno
(chissà se a scuola si usa ancora imparare le poesie a memoria?)

Comunque, quest’anno la caduta massima di stelle visibili era il 12.

Come tutti gli anni sono rimasta a naso in su per tre sere e, come tutti i bastian cûntrari,
l’unica stella cadente l’ho potuta vedere l’11.

Certo che è sempre un’emozione scrutare il cielo!

Qui a Col d’Antico è particolare,
non solo perché quando cala il sole hai solo la luna e le stelle come luci nel panorama,
ma anche per altre ragioni che io non conosco.

Già prima,
di diventare punto di sosta sul cammino dei Templari verso Federico e la Terra Santa,
era un punto di osservazione del cielo per gli arabi.
Mi sono sempre domandata secondo quali calcoli abbiano scovato questo punto nel cuore di un Umbria così lontana dalla loro terra.
Comunque, poco distante, c’è ancora un Osservatorio operante.

Anni fa, con figli ed amici, ci sdraiavamo sul prato e passavamo la notte a scrutare il cielo insieme, a contare le stelle cadenti,
ridevamo quando qualche bimbo cedeva alla tentazione di barare,
cantavamo alle stelle,
qualcuno raccontava le leggende che conosceva sulle varie costellazioni (anche se poi non le sapeva distinguere!).

Erano notti che finivamo tutti intirizziti ed esausti, ma felici
perché ci eravamo sentiti nient’affatto dissimili dai nostri progenitori,
anche noi stupefatti di fronte al cielo ed in contatto con l’Universo,
anche noi a porci mille domande e
sentirci picciol-cosa parte di tanta meraviglia!

mercoledì 21 gennaio 2009

martedì 6 gennaio 2009

Befana!


Sta finendo questa strana e nevosa giornata dedicata alla “befana”.

Tutti ne parlano come l’ultima festa del "bengodi", una festa caratterizzata dalla generosità di una vecchia, che per fortuna viene solo una volta l’anno, perché nei secoli si sono ingegnati a rappresentarla sempre più brutta, in modo che nessuno sia tentato di seguirla in cielo sulla sua scopa. Ma questa, per me, questa è sempre stata
una splendida giornata dedicata alle donne,
e finalmente, quest’anno anche la RAI si è ricordata (purtroppo solo nello spazio dedicato alle donne), di parlare di loro come forza di base, forza generatrice, forza che ne custodisce il senso.

Io sono nata alla fine della seconda guerra mondiale, alla fine di un delirio che non ho mai capito, posso solo rifarmi al ’68, grande tentativo di rivoluzione politico-sociale, trasformatosi in tragedia perché gli uomini non sono capaci di dialogare, di ascoltarsi, di costruire insieme.

Le donne del ’68 hanno avuto il coraggio di chiedere, pretendere che gli uomini rimanessero da parte, hanno parlato, si sono ascoltate, hanno cercato di capirsi e loro sì,
loro una rivoluzione l’hanno fatta!
E anche se gli uomini hanno cercato di svilire il lavoro delle donne, prendendole in giro, denigrandole, rinnegandole, cercando di dividerle, le donne nel ’68 hanno fatto l’unica rivoluzione incruenta del ‘900, quella che ha portato ad un cambio di costumi, di mentalità, di leggi e l’unico sangue sparso per questa rivoluzione è stato solo il loro, perché, come sempre, uomini timorosi di perdere un potere qualsiasi hanno ucciso donne, anche solo perché queste avevano un’idea di riappropriazione di sé stesse, della propria dignità, del proprio diritto a vivere secondo loro natura e non solo “per graziosa licenza di un uomo qualunque”.

Gli uomini hanno cercato di cancellare il culto della Dea Madre per le loro religioni di potere e di sangue, ma le donne hanno saputo tenerne vivo lo spirito, hanno continuato la loro silenziosa e proficua opera, ed ogni anno, perpetrando il culto della Befana, perpetrano quello della Terra, della Dea Madre e, anche se tutti i media continuano a cavalcare l’istituzione della Befana per spingere a volere e a comprare sempre di più, rimane il fatto che la Befana è donna e che solo le donne hanno saputo portare avanti un culto nel quale la bellezza e la forza bruta non sono alla base del successo.
La Befana ha sopportato da bellissima di diventare brutta,
da donna-di-sapere di diventare una vecchina curva,
la Befana non brandisce spade,
non cavalca destrieri fumanti,
la Befana cavalca una scopa ed elargisce doni piccoli piccoli.

Ciao Befana, te ne vai dopo avermi ridato forza e speranza per un altro anno di lotte, di gioia, di amore…

lunedì 3 novembre 2008

nostalgia



nostalgia del suono della pioggia sul selciato intorno a casa,
sui sassi lungo il sentiero,
sugli alberi nel bosco

martedì 3 giugno 2008

anniversari 4

cosa dopo cosa, come la carota davanti all'asino!!!

Anniversari 3



2 giugno 2008
dove siamo? quando loro ci hanno sepolti?

anniversari 2


senza guerra, nel bozzolo appeso ad un filo che dondola in un mare d'ingiustizie e di guerre

Anniversari 1


23 anni senza guerra

è tempo di sognare!

ai prepotenti, agli esosi, ai vacui, agli egoisti:


una risata vi seppellirà!

sabato 31 maggio 2008


E' tempo di sambuchi fioriti. Bianche ombrelle che illuminano i rigogliosi alberi da fosso. Alberi generosi ricchi di storie che vengono dalla notte dei tempi e che ci rinnovano ogni anno i loro doni. In questa stagione si raccolgono i fiori per farne vino spumante per puerpere, sciroppi per addolcire l'acqua e leggerissime frittelle.

Torno con la mente a Fargneta, una casina in mezzo al bosco nell'orvietano, dove con le bimbe andavamo lungo il torrente a raccogliere fiori di sambuco per preparare gustose merende di frittelle.

Ricettina veloce: preparare una pastella piuttosto liquida con 100 g di farina, dell'acqua gasata (o meglio ancora del vino bianco spumante) ghiacciata, un pizzichino di sale, un zic di lievito. Raccogliere dei fiori con un pezzetto di gambo, capovolgerli e scuoterli per eliminare eventuali animaletti. in una padella scaldare dell'olio di girasole o di sesamo. Tenendoli per il gambo, passare i fiori nella pastella e tuffarli nell'olio ben caldo. Toglierli, posarli su carta da cucina, spolverarli di zucchero prima di servirli belli caldi. Buon appetito!