Per non dimenticare
Lui camminava davanti.
Lei non avrebbe voluto guardarlo così fisso, ma era
un po’ che lui aveva cominciato a camminare più svelto, come se stesse seguendo
dei pensieri che lo portavano lontano;
lei lo seguiva con passo più lento, sperando di conciliare il sonno del
bambino, e lo guardava.
Guardava il suo corpo che si muoveva sciolto. Non
aveva un oncia di grasso in più, le sue natiche erano alte, piccole e rotonde;
la pelle aveva un’abbronzatura calda, i riflessi della peluria bionda, che lo
ricopriva tutto, la rendevano dorata. Era una persona sana, elastica,
splendente…
Si doveva essere accorto che l’aveva distanziata,
così si fermò, i piedi bagnati dalla risacca, e, girandosi, le sorrise.
Il mare era azzurro e l’aria tersa da mozzare il
fiato. Non c’era nessuno sulla spiaggia.
Quando erano scesi, tra le dune, lui aveva guardato
il mare spalancando le braccia, poi, rapidamente, si era sfilato i jeans ed il
maglione e di corsa si era tuffato.
Lei l’aveva guardato meravigliata: indossava solo i
mocassini, un paio di jeans, un maglione
ed era febbraio.
Poi aveva notato il suo corpo. Quel corpo tanto
amato.
Quando era uscito dall’acqua aveva corso lungo la
battigia fino a che era diventato un punto piccolino e lei si era accoccolata sulla
sabbia, aveva deposto il bimbo addormentato nell’incavo delle ginocchia e, col
volto verso il sole, aveva chiuso gli occhi, sperando di dimenticare.
L’aveva ripescata dal dolore la sua voce, di fianco:
e aveva riso tirandola sù.
Si erano incamminati e dopo un po’ lui l’aveva nuovamente
distanziata.
La sera prima
era girata la voce che sarebbe arrivato, allora tutti si erano dati da
fare per organizzare un asado nella casa sul mare.
La mattina, quando aveva raggiunto il gruppo, c’era
già parecchia gente. Lo spirito era tra
la festa paesana e quella carbonara. Tutti avevano preparato qualcosa. Lei
aveva preparato torte di verdura. Aveva messo le sue torte sul tavolone della
cucina, insieme a frittate e pezzi di formaggio. Gli uomini erano fuori, cuocevano la carne all’aperto sotto i pini,
bevendo vino rosso. Nonostante fosse una festa, la gente si scambiava frasi
brevi, sottovoce. L’istinto faceva dire solo lo stretto indispensabile e solo a
chi ti era vicino.
C’erano un mare, una penisola ed un oceano tra loro,
eppure continuavano a parlare sottovoce. Il terrore rimaneva.
Lui era rientrato dal parco. Navigava tra saluti ed
abbracci.
Dopo essersi scambiati i primi saluti quasi
euforici, gli sguardi faticavano a fermarsi in quelli degli altri. Poche parole,
tanti sorrisi imbarazzati: c’era ritegno nel dire agli altri, paura di sapere, uno
sguardo poteva rompere gli argini.
Così tutti erano stati contenti di entrare a
mangiare. La cucina era buia, il tavolo era grande, si erano seduti tutti
intorno.
Lei aveva sempre il bambino in braccio, così si era
seduta in un angolo, il piatto sul bordo del tavolo, staccava piccoli pezzi di
torta e li metteva in bocca al bimbo che, tra le sue braccia, giocava con le
collane.
Ad un tratto lui le si sedette vicino e disse " dammelo così mangi anche tu ". Non glielo diede, ma si alzò ed
uscì, salì le scale ed entrò nel salone. Anche lì le persiane delle portefinestre erano accostate, i mobili si indovinavano appena, ma tanto, sia lei
che lui, che l’aveva seguita, li conoscevano a memoria.
Incominciarono a camminare avanti ed indietro,
fianco a fianco, in silenzio.
Il bimbo ronronava mentre si addormentava e tra loro
c’era sospeso un silenzio, un arco di silenzio, che era durato anni, ma che non
aveva mai spento il loro muto cercarsi.
Camminavano nell’ombra e si sentivano, come se si
accarezzassero. C’era languore nelle
membra, nello stomaco; c’era un’infinita tenerezza.
Dopo un po’ la voce di lui disse, come se non avesse
mai interrotto il discorso "mi vergogno, ma son dovuto tornare in Italia,
debbo riposare un po’. Speravo di
mimetizzarmi e di poter riprendere fiato, invece è stato peggio che essere in
vetrina, mi basta una semplice occhiata
per farmi star male. Non ti dico il clima in facoltà. Sono andato a parlare con
una mia ex-compagna di corso, lei ha il padre ingegnere, colonnello nel Genio,
speravo mi desse una dritta per riuscire a lavorare in pace. Invece mi ha detto
che anche i suoi fratelli hanno dovuto andarsene, uno è a Copenhagen e l’altro
non ricordo dove in Messico. Quando ho chiesto che ne pensavano lei e l’augusto
genitore, di questa caccia alle streghe, lei mi ha risposto : ”papà dice che
por algo serà”, e poi ha cambiato argomento ".
"tu come stai ora?" l’interruppe lei
mettendogli una mano sul braccio e fu come se partisse un grande abbraccio.
Non smisero di camminare, lei rimise subito la mano
sotto il sederino del bimbo, ma furono come racchiusi in un bozzolo pieno di
carezze, di baci. C’era un calore che correva nelle viscere e sulla pelle, così
forte che fu quasi insopportabile, lui si avvicinò ad una portafinestra, la
aprì, aprì le persiane e fatto un passo sul terrazzo si voltò e disse "sembra bello, andiamo sulla spiaggia" .
Si zittirono guardando il pavimento, udivano le voci
degli altri nella cucina,
" da
soli" aggiunse lui.
Uscirono, attraversarono la costiera e s’inoltrarono
tra le dune.
Ora lei lo guardava camminare davanti: era perfetto;
non voleva saper cosa gli avevano fatto, non vedeva il suo ventre.
Era lì, era vivo.
Quando lui si fermò ad aspettarla, lei tenne gli
occhi fissi sul suo volto. Aveva sempre avuto gli occhi azzurri, color
dell’acquamarina. Si possono incupire gli occhi azzurri?
L’aveva appena raggiunto,avrebbe voluto baciarlo, ma
una voce li richiamò dalle dune. Tornarono sui loro passi e, mentre lui si
rinfilava i jeans, lei lo precedette ed arrampicandosi su di una duna, si trovò
davanti dei piedi. Alzò gli occhi lentamente, per non perdere l’equilibrio, e
scorse una mano tesa ad aiutarla. I suoi occhi continuarono a salire fino a che
incontrarono quelli di Felipe.
E seppe che lui era perso. Erano gli occhi del
basilisco.
Non l’ha più rivisto. La casa è stata venduta.
Sono passati trentanni e le madri locas di Plaza de
Mayo, sono diventate las avuelas che duran a perseguir…..
Con todo my amor para no olvidarte.