domenica 29 agosto 2010

Aina tanti



In ter coffi su per le scale…

Vecchia filastrocca facente parte del mio lessico familiare. Sembra senza senso, ma insieme a frasi tipo: “torniamo alla bacinella”, ha sempre avuto grandi e differenti significati nella nostra famiglia. Significati che erano subito compresi, nella giusta accezione, sia dagli adulti che dai bambini. Frasi che servivano a dare un input: calmare gli animi, far tornare la serenità, ritrovare coesione e lucidità.

Una volta, finita la guerra, c’era un linguaggio schietto, diretto che arrivava a tutte le menti e a tutti i cuori, quello usato dai due principali partiti popolari. Poi è subentrato il linguaggio politico, bizantineggiante dei temporeggiatori, degli alchimisti degli equilibri. Un linguaggio riservato ai frequentatori di confessionali e per contro uno libertario, da intellighenzia, riservato ai salotti ed ai partiti che si sono estinti.

Ora l’unico linguaggio diretto è quello scurrile del celodurismo, gli altri hanno perso il senso.

Che lingua parlano questi politici di centro e di sinistra?
Cambiano nome ai partiti, alle correnti, come se il solo fatto di cambiare nome possa riempire i vuoti lasciati dai contenuti che hanno perso per strada.

Quanto fair play in questi attempati surfisti di mari inquinati! Sono bravissimi a giocare con parole prive di contenuti e di significati e noi … la famiglia, non capiamo più di che parlano, che vogliono in nostro nome.

Sì, in nostro nome.
Non dovrebbero stare lì a rappresentarci?
a rappresentare bisogni e volontà dell’elettorato?
com’è che danno l’idea di rappresentare solo sé stessi?

Quando si è scoperto che una certa base più semplice è migrata nel celodurismo e quella meschina nel partito dell’opportunismo, hanno fatto i superiori invece di preoccuparsi e correre ai ripari. Hanno danzato la quadriglia da vecchi gigioni, lasciando il compito di fare le battaglie di principio ai più semplici tra loro, tanto se sbagliavano si poteva sempre fare finta che erano gli ultimi sempliciotti arrivati, loro gli “eletti” trattavano a livelli più alti.

Ha ragione il Sindaco di Firenze:
tutti a casa cortesi blagueurs!

Non vi capiamo più, vi siete avvitati su voi stessi, fate perdere tempo a tutti, mentre vi impomatate e fate lampade al posto di andare alle scuole di partito, qui sono arrivati venditori di fumo, urlatori da fiera di paese, frequentatori di postriboli, nani che comprano e si vendono tutto.

Chi ha tre legislature, se ne vada a casa:
ha esaurito le idee, le forze e, soprattutto, si è corrotto … sotto troppi punti di vista.

Non è vero che è sbagliato mandare a casa chi ha finalmente acquisito esperienza. L’esperienza che ha acquisito è quella malata dell’avvitamento al cadreghino. Se non ce l’ha fatta in tre legislature a concludere qualcosa, non è la persona giusta o ha è esaurito le idee per cui è stato votato.

Via, via …

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