lunedì 6 ottobre 2008

feste di ringraziamento



In tre giorni sono stata a due feste di ringraziamento. Denominatore comune: il servizio e la differenza.

La prima festa era per ritrovarsi tutti insieme in nome della fraternità francescana. Praticamente, in un bello spazio, messo a disposizione dai frati francescani, un certo numero di persone si è ritrovato per, cristianamente, parlare del “servizio francescano”.
Sono stati premiati i personaggi che a vario titolo e in varia misura “servono” gli emarginati. Premi a chi, nella sua meravigliosa “pochezza”, diventa magnifico donando tutto sé stesso e premi a chi, mette a disposizione il suo sapere, il suo potere, i suoi soldi.
Presenza pressoché nulla dei cosiddetti “altri” a cui è rivolta l’opera.
I premiati erano stati avvertiti, con lettera, del conferimento ed erano presenti, quasi tutti in tiro e con famigliari. Introduzione, conferimento, consegna e ringraziamento da parte della massima autorità. Discorsetto di alcuni premiati. Foto di rito, battimani. Mi è sembrato un filino fariseo, ma sono venuti alla luce anche operatori il cui lavoro, quasi mai menzionato, è veramente francescano e servizi ingegnosi, a largo spettro.
Un modo di occuparsi del prossimo tra il francescano ed il berlusconiano. Qualità illustrate magnificamente dal buffet, che, allestito francescanamente, è sparito in un fiat berlusconiano.

Due giorni dopo, la seconda festa di ringraziamento: per il raccolto coi suoi frutti, per l’opportunità di vivere “comunque”.
Dentro e tutt’intorno ad una cascina e nei suoi campi si sono ritrovate centinaia di persone.
C’erano visi sereni, gente che si sorrideva, gente che offriva i frutti del raccolto e quelli del suo lavoro, gente che aveva cucinato per giorni, mangiare buono ed abbondante, e più gente arrivava e più cibo e affabilità comparivano. La gente condivideva il pane, il posto, la gaiezza. Fiori dappertutto che nessuno calpestava o strappava.
C’erano il sole, i campi coltivati, le favole, la casa tutta aperta per chi aveva bisogno di riposo, chi voleva curiosare, fare musica. In mezzo, sorridenti, felici c’erano loro “i differenti”.



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