venerdì 14 gennaio 2011

O me la dai o scendi!


Come è andata è andata, anzi visto come l’ha messa a ricatto Marchionne, spero che i lavoratori della FIAT di Torino abbiano votato il sì. Non che sia una garanzia per il futuro, ma almeno possono usare quel po’ di ossigeno che gli rimane per cercare di fargli il c. prima che lui finisca di farlo a loro.
In questo momento in Italia, loro, per quanto disagiati e ricattati, possono reputarsi fortunati di avere un lavoro. Ci sono tante, troppe persone che non l’hanno, l’hanno perso o non l’hanno mai trovato, ce l’hanno mal pagato e senza nessun diritto, precario, c’è chi è in cassa integrazione, chi non sa più se vivere o morire, insomma c’è gente che sta infinitamente più disperata di loro.

Quando, acquisite certe sicurezze, si è cercato di passare ad un discorso di dignità del lavoratore, di equità:
meno lavoro, lavoro per tutti,
la gran parte di quelli che si erano affrancati ha pensato solo a sé stessa. La chimera del sentirsi qualcuno, finalmente; il poter consumare liberamente senza accorgersi di diventare limoni da spremere.
La bulimia del consumo senza fine:
un televisore, due televisori, una casa, due case, una macchina, due macchine, un telefonino, due telefonini. Finita l’epoca “dell’uno addosso l’altro al fosso”, ci vuole l’armadio a 8 stagioni, la mega scarpiera, il frullino, il grattì, il mixer, la ginnastica per tonificare, sembrare giovani, essere o farsi la mignotta/o, la vacanza al mare d’estate, quella in montagna d’inverno, il Club Mediterranée, Sharm el Sheik, Cuba, e così via….. senza fine, sempre più consumatori di tutto,
sempre più lontani dalla soddisfazione e dall’equità!

Basta battersi per l’edilizia popolare, così il mercato degli affitti sale alle stelle e conviene fare un mutuo.
Basta battersi per i mezzi sociali, così tutti possiamo avere due o tre macchine in famiglia, ci possiamo svegliare quando ci pare, scaccolarci comodamente, fumare, andare a prendere i figli a scuola in macchina.
Peccato che poi dobbiamo alzarci prima perché le strade sono intasate, dobbiamo litigare per fermarci in terza fila in attesa dei figli.
Peccato che i figli si schiantino il sabato sera.
Le creature crescono auto-centrate , rimbalzate tra corsi di ogni tipo, debbono avere tutto ciò che è status symbol.
Son così devastati che si convincono veramente di essere solo se appaiono, se consumano.
Sono spesso disorientati, insicuri, incapaci di prestare attenzione a ciò che stanno facendo per più di cinque minuti .
Sono sociali solo quando giocano a calcetto, non si dividono più niente, non dico la merendina, ma nemmeno una canna, preferiscono calarsi qualche pasticca.
Peccato che siano soli.

Dopo le guerre la gente scioccata trova il coraggio di riprendersi, di reinventarsi una vita partendo dai bisogni primari, dai valori di base: condividendo, ricostituisce la società…

Il ricatto di Marchionne, dovrebbe farci l’effetto di una guerra e farci riconsiderare che
il futuro non è nella delocalizzazione vista semplicemente come sfruttamento di altri,
ma nella redistribuzione globale del lavoro.
Dovrebbe ricordarci l’importanza di stabilire nel proprio singolo animo quello che è
lo stato dei diritti e dei doveri di ogni essere umano sia esso lavoratore o datore di lavoro.

Dove erano i sindacalisti delle fabbriche quando in occasione di partite di calcio c’era un assenteismo del 70%?
Come hanno potuto accettare i lavoratori che i sindacalisti si spartissero le quote di assunzione nelle fabbriche?
Come hanno permesso i titolari delle piccole imprese artigiane a cui era rivolta la Legge Biagi, che questa venisse impugnata dai soliti furbetti e trasformata in una forma di sfruttamento e di ingiustizia sociale?
Come possono permettere i lavoratori a tempo indeterminato che loro compagni vengano fatti lavorare con contratti fasulli a tempo determinato?
Come si è permesso che una cronicità dello straordinario non fosse letta come esigenza di altri lavoratori?
Come ha potuto essere reintrodotto il caporalato sotto veste di agenzie di lavoro interinale?

Forse domani, che abbiano votato sì o no, alla FIAT, ci conviene, riconsiderare il nostro modo di vivere e recuperare la dignità come esseri umani, come lavoratori o datori di lavoro.

Perché questi sono i guai che prima o poi capitano quando, per pigrizia o per non apparire dei proletari, si accetta un passaggio in canna, senza verificare se la bicicletta è da uomo o da donna.


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